Omelia (23-01-2022)
Missionari della Via


Inizia il Vangelo secondo Luca che ci accompagnerà in quest'anno liturgico C.

Anzitutto Luca nel primi quattro versetti indirizza il suo scritto ad un certo Teofilo, che in greco significa "amico di Dio" o "colui che ama Dio". Oltre ad indicare una persona concreta, simboleggia il destinatario "ideale" del Vangelo, ovvero una persona che ama Dio. Leggere il Vangelo è una questione di "cuore aperto", come ha detto papa Francesco: "Tante persone sono state a stretto contatto con Gesù e non gli hanno creduto, anzi, lo hanno anche disprezzato e condannato. Questo è accaduto perché il loro cuore era chiuso all'azione dello Spirito di Dio. Se tu hai il cuore chiuso, la fede non entra. Dio Padre sempre ci attira verso Gesù: siamo noi ad aprire il nostro cuore o a chiuderlo".

San Luca scrive pensando agli amici di Dio, ai credenti, a coloro che vogliono approfondire la loro fede, affinché possano rendersi conto della solidità degli insegnamenti ricevuti, di quelle parole che gli sono state annunciate. Luca non aveva conosciuto personalmente Gesù, era amico di Paolo, suo compagno e collaboratore. Per redigere il Vangelo ha fatto ricerche accurate, attingendo all'esperienza di coloro che lo hanno preceduto. Questo ci fa capire che la nostra fede non si basa su "teorie furiose" ma su fatti concreti, sull'evento della Parola di Dio fattasi carne in Gesù e venuta in mezzo a noi, evento che ha spaccato in due la storia: prima di Cristo e dopo.


Saltiamo quindi al quarto capitolo. La missione di Gesù prende l'avvio da una sua predicazione in sinagoga. Gesù legge un testo di Isaia (61,1- 2) che parla di un misterioso personaggio che, investito dallo Spirito del Signore, porterà la salvezza al suo popolo, specie agli ultimi: la lieta novella ai poveri, la libertà ai prigionieri, la vista ai ciechi, e darà il via ad un tempo di grazia. Fin qui niente di strano, anzi, al sentire questo testo, gioia e speranza che dovevano rifiorire nel cuore di ogni giudeo: quelle antiche promesse di liberazione e di salvezza, che il lontano Profeta aveva proclamato per gli Ebrei del suo tempo di ritorno dall'esilio, dovevano compiersi nuovamente nella storia. La novità arriva alla fine quando Gesù conclude dicendo: «oggi questa scrittura si è compiuta», attribuendone a sé l'interpretazione. Gesù "arroga" a sé la pretesa di essere quel misterioso personaggio venuto a compiere l'attesa del popolo, di essere Lui il portatore della salvezza. In Lui, cioè, si compiono le attese più profonde del nostro cuore!

Notiamo "l'oggi" usato da Gesù: «oggi si è compiuta questa Scrittura». L' "oggi" fa sentire come questa promessa si compia anche adesso: è potentissimo. In Gesù anche nel nostro oggi questa parola si compie. È Lui che da sempre il nostro cuore attende ed è la relazione con Lui che lo sazia. «La lieta notizia del Vangelo non è solo l'offerta di una nuova morale, fosse pure la migliore, la più nobile o la più benefica per la storia. La buona notizia di Gesù non è neppure il perdono dei peccati. La buona notizia è che Dio è per l'uomo, mette la creatura al centro, e dimentica se stesso per Lui. E schiera la sua potenza di liberazione contro tutte le oppressioni esterne, contro tutte le chiusure interne... [si tratta di] Un Dio sempre in favore dell'uomo e mai contro l'uomo. Infatti la parola chiave è "libertà-liberazione". E senti dentro l'esplosione di potenzialità prima negate, energia che spinge in avanti, che sa di vento, di futuro e di spazi aperti» (M. Marcolini).


Che bello sentire rivolta a noi - oggi - questa parola: c'è salvezza per te. Gesù è come se dicesse: vengo a ridarti vita, a rischiarare le tenebre della tua confusione, vengo ad annunciarti che sei amato e a comunicarti il mio amore che salva, vengo per dirti che la tua vita è preziosa per Dio, che non sei solo. Come scriveva padre Giovanni Vannucci: «Il cristianesimo non è una morale ma una sconvolgente liberazione». Lasciamoci dunque liberare il cuore!