Omelia (23-01-2022) |
don Alberto Brignoli |
Spazio alla Parola! Quando Papa Francesco, poco più di due anni fa, istituì la Domenica della Parola di Dio, fissandola ogni anno alla III Domenica del Tempo Ordinario (come oggi, quindi), volle sottolineare diversi aspetti, dei quali ne evidenzio tre, a mio avviso fondamentali: • collocarla in questa settimana dell'anno, nella quale siamo chiamati a rafforzare i legami con gli Ebrei e a pregare per l'unità dei Cristiani, non è una pura coincidenza: la Parola di Dio, infatti, esprime sia una forte valenza ecumenica (perché insieme al battesimo è l'elemento principale che ci accomuna a tutte le altre confessioni cristiane) che un carattere interreligioso (insieme con l'Ebraismo e l'Islam, il Cristianesimo è, infatti, la "Religione del Libro"), perché le Scritture indicano, a quanti vogliono mettersi in atteggiamento di ascolto, il cammino da percorrere per giungere a un'autentica unità nel rispetto delle diversità di ognuno; • la Bibbia è il libro del Popolo di Dio, e non un testo per pochi privilegiati. A dispetto della Chiesa Cattolica, Lutero aveva compreso questo già alla metà del 1500, traducendo le Scritture in tedesco perché tutti potessero avere accesso a questa fonte di Grazia. Ora che il Concilio Vaticano II (non a caso, "Ecumenico") ha riscoperto la centralità della Parola di Dio, in tutte le nostre comunità lo dobbiamo vivere come il libro del Popolo di Dio, contro certe tendenze che cercano di monopolizzare il testo sacro relegandolo ad alcuni circoli o a gruppi prescelti. La Parola di Dio non è stata scritta per dividere, ma per unire; • chi trasforma la Bibbia da testo scritto a Libro che porta la salvezza è la forza dello Spirito Santo. Il ruolo dello Spirito Santo nell'interpretare la Sacra Scrittura è fondamentale. Senza la sua azione, si rischi di rimanere chiusi nelle parole del puro testo scritto, cadendo facilmente nel fondamentalismo, come già facevano i farisei al tempo di Gesù, e come spesso vediamo fare ancor oggi in alcune fasce estremiste, in ognuna delle tre grandi religioni del Libro, quando - in nome dell'interpretazione "alla lettera" della Parola ispirata - si giunge addirittura a uccidere l'altro. Come ricorda l'Apostolo Paolo nella seconda lettera ai Corinti, "la lettera uccide, lo Spirito invece dà vita". È proprio a questo terzo aspetto, quello dello Spirito, che mi ricollego per cercare di congiungere la ricorrenza odierna con le letture che abbiamo ascoltato, in particolare il Vangelo. Luca - cui oggi diamo ufficialmente il benvenuto nelle nostre liturgie domenicali - ci parla di Gesù che torna a casa sua, a Nazareth, e va "a leggere in chiesa alla messa domenicale", diremmo noi: come di suo solito, entra in sinagoga il giorno di sabato e legge pubblicamente un brano del profeta Isaia. Forse non lo scelse a caso: Luca ci fa intuire che Gesù andò alla ricerca di quel preciso brano, che inizia proprio con queste parole, "lo Spirito del Signore è sopra di me". E da lì, inizia la descrizione di quelle caratteristiche del Servo di Dio, che poi ritroveremo nel Vangelo di Luca, riguardanti il modo di Gesù di svolgere la sua missione: viene annunciato ai poveri un lieto messaggio (e Luca è proprio l'evangelista che più di tutti difende le categorie povere e deboli), ai prigionieri e agli oppressi è annunciata la liberazione (e Luca mostra un Gesù particolarmente misericordioso verso chi è oppresso dalle molte cose della vita, in particolare dal peccato), ai ciechi è ridonata la vista (e Luca, che secondo la tradizione e secondo quanto dice Paolo nelle sue lettere, pare fosse medico di professione, non può che enfatizzare un Gesù capace di guarire ogni sorta di malattie e infermità). Tutto questo è possibile nella persona di Gesù perché "lo Spirito del Signore è sopra di lui". Alla luce di questa ispirazione (termine che significa appunto un intervento particolare dello Spirito nella vita di una persona), Gesù attualizza e rende viva la Parola annunciata: "Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato". Questo "oggi" ci dice semplicemente una cosa: che la Parola di Dio, la Bibbia, non è un libro scritto tanti secoli fa (si suppone che i testi più antichi risalgano addirittura al 2100 a.C., mentre l'ultimo libro, Apocalisse, viene redatto intorno al 100 d.C.), ma è una Parola viva, attuale, scritta nell' "oggi" della vita di ogni donna e di ogni uomo che si lasciano ispirare dalla Parola di Dio per dare una svolta alla loro vita. A tutti è donato in maniera uguale lo Spirito del Signore perché, mettendosi in ascolto della sua Parola, possano renderla attuale e concreta nella vita di ogni giorno; a tutti deve essere data la possibilità di prendere in mano la Parola di Dio e chiedersi "A me, oggi, questa Parola, nella mia concreta situazione di vita, cosa dice?". La prima lettura ci parla del sacerdote Esdra che insieme al governatore Neemia ritorna con il popolo dall'esilio in Babilonia e, nell'ascolto della Parola di Dio ritrovata tra le macerie del tempio di Gerusalemme, trova la forza per ricostruire una società e un popolo allo sbando dopo anni di schiavitù e di vita da profughi: "Non fate lutto, non piangete... perché la gioia del Signore è la vostra forza". Quella Parola che ascoltiamo nella Liturgia domenicale non può rimanere un momento qualsiasi della nostra vita cristiana e del nostro quotidiano: deve diventare l'alimento principale della nostra fede. Non possiamo sprecare le occasioni che ci vengono date per riscoprire la Parola di Dio. E qui, un enorme esame di coscienza ce lo dobbiamo fare noi sacerdoti, annunciatori privilegiati della Parola, che spesso riduciamo le nostre omelie a sterili discorsini spirituali e moralistici (a volte anche eccessivamente lunghi e noiosi... più della metà del tempo della Messa passato a predicare è un'assurdità!) e trasformiamo le nostre catechesi (per chi ha ancora il sano vizio di farle...) in semplici letture di testi scritti da teologi o da autori anche molto preparati ma senza il minimo riferimento alla Parola di Dio... Riscopriamo, insieme agli insegnamenti di fede che abbiamo ricevuto in famiglia, questo benedetto Libro Sacro della nostra fede, e non solo perché ce lo dice il Papa in mille salse (anche attraverso l'istituzione di questa domenica della Parola di Dio) ma perché davvero la nostra vita di ogni giorno trova nelle Parole della Bibbia la propria ispirazione, la propria gioia, e anche la forza per andare avanti nelle difficoltà quotidiane. Come dice Luca, il nostro compagno di viaggio di quest'anno, quando spiega a questo "illustre" quanto sconosciuto Teofilo ("amico di Dio", come ognuno di noi), il perché della stesura del suo Vangelo: "Ho deciso di scrivere un resoconto ordinato per te, in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto". Un'occasione da non lasciarci sfuggire. |