Omelia (23-01-2022) |
fr. Massimo Rossi |
Commento su Luca 1,1-4; 4,14-21 Chi è sto Teofilo - letteralmente "amante di Dio" -, al quale san Luca scrive un resoconto ordinato degli avvenimenti che riguardano la persona di Gesù?...e perché gli scrive? Ebbene sì, Teofilo sono io! ma anche tu, e tu, e tu,... Teofilo sono tutti quelli credono in Cristo e desiderano sapere di Lui - la Sua vicenda, e le ricadute sulla vita quotidiana di ciascuno -. Ecco dunque il motivo che ha spinto il terzo evangelista a scrivere un Vangelo: poterci rendere conto della solidità degli insegnamenti che abbiamo ricevuto - sono parole di Luca, con le quali esordisce raccontando vita, morte e miracoli di Gesù... Dunque, Gesù ha ricevuto il battesimo di Giovanni, ha superato la prova delle tentazioni nel deserto e ritorna al suo paese, a Nazareth, per esercitare la sua professione di Messia... "Chi ben comincia è a metà dell'opera..." dice il proverbio; beh, se è così, dobbiamo riconoscere che l'opera del Nazareno iniziò proprio male, e finì peggio... Ma di questo parleremo più diffusamente domenica prossima. Ricevuto il battesimo e vinto il duello col diavolo, Gesù entra nella sinagoga per celebrare il sabato secondo quanto prescritto dalla Legge di Mosè; in verità, i riti della sinagoga non sono menzionati negli scritti attribuiti a Mosè. Niente da stupirsi; la liturgia sinagogale - qualcosa di simile alla nostra liturgia della parola - è nata intorno al VI sec. a.C., dopo la distruzione di Gerusalemme e del Tempio di Salomone, ordinata da Nabucodonosor, e la deportazione del popolo d'Israele a Babilonia, l'attuale Iraq. Il motivo per il quale venne concepita questa nuova forma di liturgia è semplice: lontano dalla città di Davide e senza più il Tempio, i sacrifici non si potevano più fare. Era necessario escogitare un modo nuovo per rendere lode a Dio; perché, senza la lode a Dio l'uomo non può vivere! Questo principio contenuto nell'Alleanza antica e ribadito in quella nuova, istituita da Gesù, recepisce e dà corpo a un'intuizione che, possiamo dire, scaturì dalla mente e dal cuore del primo uomo apparso sulla faccia della terra. Il senso religioso fa parte di noi: la preistoria, l'archeologia, l'arte lo testimoniano senza tema di smentita. Che poi il senso religioso venga incanalato ed espresso con parole e gesti, secondo un rituale codificato uguale per tutti, o confessione religiosa, come dir si voglia, tutto questo costituisce un passo avanti,; questo stadio ulteriore costituisce un progresso rispetto al (primitivo e) semplice senso religioso; questo progresso si chiama fede; e la fede è fondata su una rivelazione, alla quale l'intelletto dà il suo assenso e, della quale (fede) il cuore e lo spirito si nutrono... Il discorso è complicato, lo so, ma è necessario affrontarlo - magari non in questa sede... - per smascherare ciò che spesso viene identificato come fede, ma, in verità, precede la fede, e si manifesta come un generico sentimento - più emozione che sentimento - nei confronti di un'entità percepita come forza sovrumana, potenza soprannaturale, principio di vita e di morte; siamo tuttavia ancora lontani dall'autentica esperienza della fede, che, come ricordavo domenica scorsa, non è (fede) in un fenomeno naturale, o in un miracolo, ma sempre è fede in una persona. Per noi cristiani, la persona è Gesù di Nazareth. Questo è il motivo che ha spinto l'evangelista-medico, san Luca a raccogliere le testimonianze di coloro che conobbero di persona il Signore, che lo seguirono passo passo, che lo incontrarono dopo la risurrezione, e che (alcuni dei quali) morirono per Lui. L'opera che conosciamo come Vangelo è finalizzata e dare corpo a un sentire (comune), non facile ad esprimersi, incarnandolo in una relazione concreta, ancorché non fisica, l'amore di Dio per noi e che, senza il Vangelo, potremmo tutt'al più avvertire in maniera indistinta, priva però di ricadute tangibili sul piano operativo; la prova che la fede è reale e non un'illusione, o una velleità, è la sua capacità di attivare le energie vitali - intellettuali, affettive, psicologiche,... - per incidere in modo riconoscibile sul vissuto quotidiano nostro e altrui. Questo processo chiamiamo conversione. Il Libro è scritto da mano d'uomo, ma il contenuto è ispirato dallo Spirito Santo, lo stesso che cacciò nel deserto il figlio del falegname, all'appuntamento con il diavolo, e poi, ritornato a casa, lo spinse, quel sabato, a entrare in sinagoga, alzarsi in mezzo all'assemblea e leggere una pagina del profeta Isaia, questa: "Lo spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi e proclamare l'anno di grazia del Signore". Finito di leggere, riconsegnò il rotolo all'inserviente e sedette. Il silenzio si tagliava col coltello... e anche lo stupore dei presenti. Ma il meglio doveva ancora venire... Qualche istante dopo essersi seduto, avvertendo gli sguardi dell'assemblea puntati tutti su di lui, Gesù dichiarò: "Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato."... e continuò a parlare... Cosa disse? di questo parleremo domenica prossima... |