Omelia (23-01-2022) |
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COMMENTO ALLE LETTURE Commento a cura di don Marco Simeone Questa domenica noi festeggiamo la "Domenica della Parola", questa celebrazione è una sottolineatura del tesoro che il Signore e i nostri fratelli ci hanno donato, perché la Parola è una strada fenomenale per incontrare il Signore e che tante, troppe volte, diamo per scontata. Penso che il vangelo ci aiuti a fare questo passaggio. Luca scrive per questo illustre Teofilo, noi non sappiamo chi fosse, forse è un personaggio in cui ognuno di noi ci si può sentire rispecchiato perché, letteralmente, significa colui che ama Dio. A te che cerchi il Signore, che hai ricevuto tanti input e che magari ti chiedi se qualcuno non ci abbia messo troppo le mani, alterando, correggendo, mischiando... sappi che non sei il primo: da 2000 anni ogni uomo che entra in contatto col Vangelo si chiede quanto sia attendibile, se ci si possa giocare tutta la vita sopra. Luca fa lui per primo questo viaggio alla ricerca della verità e della fondatezza, fa una ricerca accurata e mette giù in modo ordinato tutto quello che ha raccolto. Certo, detto così è un po' troppo facile, perché l'atto di fiducia adesso è verso di lui e non più sui primi testimoni, potrebbe essere una catena che si prolunga all'infinito; al contrario la seconda parte del vangelo ci aiuta a risolvere l'enigma. Gesù entra nella sinagoga, come era solito fare perché era un ebreo devoto, e cerca un brano specifico nel libro di Isaia che gli hanno offerto: deve fare un annuncio preciso. Trovato il passo in cui è riportata la profezia della missione del Messia, prima la legge e poi solennemente proclama che questa parola si è appena compiuta. Per logica questo significa che sta dicendo che in Lui si compie la profezia, proprio in quel momento, davanti ai loro occhi; sappiamo che comincerà bene e finirà in modo piuttosto agitato da parte degli ascoltatori. La dinamica è ascolto e compimento, in mezzo un tempo indefinibile in cui c'è tutto lo spazio della fede e dell'attesa. Così Luca è come se dicesse: guarda che questa è la promessa che ti viene fatta, non me la sono inventata io, questi fatti sono accaduti realmente, per quanto eccezionali ti possano sembrare, e questi fatti sono la base, se vuoi il testo della profezia, della promessa che il Signore ti fa. La domanda sorge spontanea: e quando si compiranno? La bella notizia che oggi ci dà il vangelo è che in Gesù tutte le promesse si compiono, il problema allora è capire quali sono le promesse (il motivo per cui a Nazareth si arrabbieranno tutti). Luca parla di fondatezza, come se ti volesse dire: guarda quello che è successo nella sinagoga, come a Gesù gli hanno passato il rotolo di Isaia così io a te consegno i fatti della vita di Gesù, Lui ha cercato il passo che si riferiva a Lui e agli ascoltatori, così anche tu entra in questa parola perché qui c'è una promessa per te: la promessa dell'anno di grazia del Signore. L'anno di grazia significa che questo è il momento dell'incontro col Signore che ti libera, che fa uscire da dentro di te l'immagine di Dio che sei e che peccato e errori in modi diversi hanno soffocato. Non significa che Gesù farà tutto quello che voglio io, anche se buono e positivo, ma mi libera. Apre i miei occhi per guardare i fratelli e me in modo diverso; apre i miei orecchi per ascoltarli veramente, renderà liberi i miei piedi per fare il primo passo, mi libera dall'oppressione del mio orgoglio. Questo annuncio è dentro la parola che ascolto con attenzione, san Luca è quello che dice: guarda che io ho fatto tutto questo perché tu possa incontrare il Signore e vivere in questa promessa. Il vangelo non è un libro di storie da cui trarre la morale, ma è un immenso biglietto da visita di Dio Padre che vuole incontrare te. Così la prova dell'attendibilità diventa la nostra vita in cui sono manifeste le grazie di Dio. Potrebbe sembrare complicato, quasi un cane che si morde la coda: se credi incontrerai, e l'incontro farà sorgere in te una fede salda; ma se io non ho fede, come si fa il primo passo? Da dove si parte? A leggere bene Gesù entra in una sinagoga con delle persone che già sono là, sono persone che cercano, che pregano, che non si accontentano, forse non saranno stati necessariamente i migliori di tutto Israele, ma possiamo pensare che fossero di buona volontà, una misura raggiungibile anche da noi. È rivolta questa parola a tutti, ma per non perderla bisogna pensare che da questa ricerca dipende tutta la vita. Gesù oggi fa anche a te questo annuncio: se lo incontri scopri che per te è già iniziato questo anno (significa un tempo oltremodo lungo) di grazia. Allora l'annuncio della prima lettura non è un salto nel futuro, non è speranza a buon mercato, è il Signore che ti apre il cuore e ti svela cosa ha in mente per te. La seconda lettura è ricca di spunti, la letteratura ci ricorda anche Menenio Agrippa farà un discorso con la stessa similitudine col corpo, per noi però è diverso: solo se hai fatto questo incontro puoi vedere gli altri come facenti parte della tua vita sostanzialmente. Noi ci riusciamo bene (e non è scontato automaticamente) a sentirci uniti a chi volgiamo bene, qui quel confine è superato al punto che Paolo dirà che le membra più deboli ci sono necessarie, che chi lasceremmo indietro è diventato la nostra punta di diamante. La liberazione interiore si manifesta nel togliersi definitivamente dal cuore il vestito di Caino e decidere di essere Abele nei confronti degli altri, perché Gesù è venuto per tutti gli altri, non solo per me e per il mio benessere spirituale. Il punto d'arrivo, ciò che va desiderato sopra ogni cosa, è la carità, avere nel cuore gli stessi sentimenti di Gesù: questa il fine della liberazione. Allora per tornare all'inizio la domenica della Parola è l'invito ad entrare in quell'intimità con Gesù dove ascoltiamo le sue promesse, con tutti nostri limiti e paure, sapendo che siamo attesi da Chi ci ama dall'eternità. |