Omelia (02-02-2022) |
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COMMENTO ALLE LETTURE Commento a cura di don Eduard Patrascu "Ora i miei occhi hanno veduto la salvezza!" Siamo già quaranta giorni dopo Natale, da quando abbiamo celebrato l'incarnazione del Verbo di Dio, massima prova del desiderio di Dio di venire incontro all'uomo che cerca la pienezza della vita. Questa ricerca l'abbiamo contemplata nei magi all'Epifania, e s'è vista anche in occasione del Battesimo del Signore in tutte quelle persone che andavano a farsi battezzare dal Battista, volendo cambiare vita. Questa ricerca di Dio pare sempre più emergente in questi ultimi tempi segnati dall'incertezza sociale ed economica, dalla confusione politica e dal disorientamento di molti per la mancanza di punti certi di riferimenti chiari. La festa della presentazione del Signore - cosi come viene chiamata nella tradizione occidentale - ci dà l'occasione di riprendere la consapevolezza che proprio nel rapporto Dio-umanità questa ricerca è... vicendevole. C'è una ricerca straziante di Dio da parte dell'uomo, ma c'è una ricerca ancora più appassionata, viscerale, da parte di Dio nei confronti di ogni uomo e di ogni donna. Sì, l'abbiamo già accennato, anche le altre feste della nostra fede invitano a questo. Ma guardando attentamente i testi della Parola di Dio di questa festa, questa reciprocità appare più chiaramente messa in risalto. Non per nulla la tradizione orientale chiama questa ricorrenza "festa dell'incontro". Le letture che la liturgia ci propone, lo si è già detto, fanno vedere questa dinamica salvatrice. Alla profezia di Malachia "entrerà nel suo tempio il Signore che voi cercate" risponde il vangelo mediante i due anziani, Simeone ed Anna, i quali, ognuno a modo suo, ma con molte somiglianze, "aspettavano la consolazione d'Israele... non allontanandosi dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere". Anzi, dalla reazione di Anna - la quale, in seguito all'incontro con il bambino, reagisce da vera testimone oculare, alla stregua dei futuri apostoli - si può intravvedere ancora una volta la ricerca di Dio in tutti quelli che "aspettavano la redenzione di Israele". Ora, per quanto riguarda la ricerca dell'uomo da parte di Dio, i libri dell'Antico Testamento fanno vedere tutte quelle "molte volte" e quei "diversi modi" (cf. Ebr 1,1) usati da Dio per venire incontro all'uomo e alla donna desiderosi di recuperare la salvezza persa con il peccato e la negligenza. Le due persone menzionate da Luca nel vangelo di oggi testimoniano alcuni modi per rispondere alle iniziative di Dio affinché si possa realizzare l'incontro tra Dio e l'uomo. Potrebbe essere utile quest'oggi meditare su questo brano, per rivitalizzare in noi quegli atteggiamenti che ci danno la possibilità di sperimentare con intensità la presenza di Dio nella nostra vita. É interessante notare che Luca, l'unico a raccontare l'episodio della presentazione di Gesù al tempio, insiste nel dire che tutto ciò viene fatto per rispettare ciò che è scritto nella Legge del Signore, e che per farlo sceglie due persone socialmente e culturalmente irrilevanti: sono due anziani anonimi quelli che, potremmo dire, danno il "ben venuto" allo sconosciuto bambino in cui loro riconoscono il Messia atteso. Dal punto di vista "razionale", si potrebbe dire che è semplicemente un caso oppure che è un fatto redazionale intenzionale dell'evangelista. Tuttavia, se si guarda più attentamente, quei due non sono arrivati per caso a riconoscere il Messia. Simeone è caratterizzato con 4 dettagli: era giusto, era pio, aspettava la consolazione e si faceva guidare dallo Spirito Santo. Quattro caratteristiche che sarebbe molto fruttuoso analizzare e meditarci sopra. Basti dire che la giustizia evita di giudicare le cose in base solo ai propri interessi, che la pietà è il coinvolgere Dio nelle scelte più banali della vita, che il saper aspettare vuol dire "non conformarsi alla mentalità di questo mondo", non per protagonismo, bensì per sviluppare il vero discernimento e così saper rispettare i tempi ed i ritmi della vita, mentre il farsi guidare nella vita dallo Spirito Santo vuol dire fare lo sforzo per mettere insieme le esigenze di Dio, dell'uomo e dei tempi che si vive così che "funzionino" in sinergia ed in sintonia. Ora, questa sinergia-sintonica, la quale dà la possibilità di realizzare l'incontro tra la ricerca di Dio e quella della persona umana, non si ottiene in maniera automatica, tanto meno è frutto del solo sforzo umano. L'età dei due personaggi suggerisce anche la necessità della fedeltà, del perseverare in quei quattro atteggiamenti sopra menzionati; ma, per mantenere la fedeltà, dice anche l'indispensabilità di riconoscere che senza l'intervento della grazia di Dio è difficile conservare tutte queste caratteristiche. Ecco allora come le caratteristiche di Anna vengono a completare gli atteggiamenti di Simeone. La preghiera ed il digiuno, insieme alla frequentazione del tempio (vale a dire, del luogo della presenza "istituzionale" del Signore) diventano aiuti concreti in questa ricerca reciproca tra Dio e l'uomo. Sembra che Luca, in questo episodio, voglia trasmettere anche questo messaggio: chi vuole trovare Dio, basta rispondere con atteggiamenti semplici o addirittura con la semplicità della vita. Chi vuole incontrare Dio sia consapevole che Dio, prima di noi, vuole incontrarci. Quando ci sono semplici atteggiamenti di apertura anche da parte nostra, allora, la presentazione del Signore diventa la festa dell'incontro. Ed è proprio in questa ottica che si spiega il fatto che è in occasione di questa festa liturgica che la nostra Chiesa ricorda l'importanza della vita consacrata, la quale deve essere e rimanere quella candela che ricorda che l'incontro tra Dio e la vita umana si può realizzare e che, una volta realizzata, questa vita diventa prova incontestabile della salvezza di Dio. La bellezza della vita consacrata viene proprio da questo incontro: se l'incontro è autentico e permane nel tempo, autentica e permanente sarà anche la testimonianza. E gli molti uomini e tante donne anche del nostro tempo desiderano, cercano Dio (attraverso i più svariati modi), e magari anelano di poter dire: "i miei occhi hanno visto la tua salvezza". Magari lo potranno dire vedendo la semplicità di vita della vita consacrata. |