Omelia (06-02-2022) |
CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie) |
Commento su Is 6,1-2.3-8; Sal 137; 1Cor 15,1-11; Lc 5,1-11 Scommettere la propria esistenza sulla sequela e sulla parola di Gesù, potrebbe essere il filo conduttore di queste letture domenicali. Le letture della liturgia della parola, mentre presentano nel profeta Isaia un modello per il chiamato, ci fanno menzione della vocazione di Pietro e della missione di Paolo, che sono la vocazione per la missione, e la missione è servizio della Parola. La parola "seguimi", sottolineata dal testo: "tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono..." si tramuta in un distacco ed in una rinuncia supportata nella libertà e nella fiducia di chi la pronuncia: Lui. In San Paolo l'operazione è più sottile perché coniuga un essere e un non essere in cui si è chiamati accomodanti e critici dell'accomodamenti della Parola di Dio al modo di pensare e di vivere del mondo. La sequela non lascia mezze vie: "Vi rendo noto, fratelli, il vangelo che vi ho annunziato e che voi avete ricevuto, nel quale state saldi, e dal quale anche ricevete la salvezza, se lo mantenete in quella forma in quella forma in cui ve l'ho annunziato. Altrimenti avreste creduto invano!". Rimane chiaro quindi la salvezza è connessa all'annuncio e alla fede piena e assoluta; l'annuncio non ammette ambivalenze, ambiguità, equivocità. Quindi come Isaia, Pietro, Paolo, ognuno di noi è chiamato a una missione, una missione con le sue caratteristiche che però non può esimersi dalla sequela unica in Cristo e nella sua unica Parola. E come facciamo fatica a parlare di una sequela quando ci lasciamo afferrare dai molti impegni della famiglia, del lavoro, dai servizi sociali e parrocchiali, degli appuntamenti socio-politici-sportivi-culturali per essere impegnati, per sentirci impegnatici...da non avere tempo per il mio tempo. La nostra prima scelta è una scelta: o scegli o sei scelto...e nel momento che scegli Lui il resto non ha valore. La scelta che Lui ti offre è "credere" a guardare, interpretare, vivere se stessi, conformare il mondo al modello di Gesù che ti chiede di stare nel mondo perché tu possa essere missionario della sua Parola, e possa essere frutto del 30, del 50 e del 100 al momento che pronuncerà "seguimi". E allora vale la pena interrogarsi cosa è il nostro essere "cristiano", il vivere da cristiano, dirsi cristiano...che ci si ricorda di Lui solo quando Lui deve rispondere ai nostri bisogni, e invece quando dobbiamo noi dare magari un momento del nostro tempo...i nostri tempi sono primari e non sappiano rinunciarci...penso come gestiamo il tempo, che non è nemmeno nostro, riempiendolo di "fare" delle cose e incapace di un "essere" del tempo che sappia renderci relazione d'amore e a seguirlo sulla sua Parola.
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