La barca sulla riva
Il Maestro salì sulla barca.
Era la barca di Simone, ormeggiata lì, sulla riva, come tante esperienze della vita, del passato, della storia personale di ciascuno: ci navighiamo sopra, ne rimaniamo colpiti, spesso delusi, e allora le appoggiamo in disparte. Chissà se Simone e i suoi avevano ancora voglia di salire su quella barca, che era costata tanto cara, che era necessaria per guadagnare il pane (o meglio, il pesce) per sfamare le proprie famiglie, ma che ora sembrava il simbolo più chiaro del fallimento: vuota! Era tornata vuota! Quante volte la nostra vita ci sembra vuota, fallita, senza senso.
Il Maestro salì proprio su quella barca.
Una semplice barca di pescatori, di gente umile abituata al sudore. Una barca che poteva sfidare solo le onde del lago e le bufere della Palestina, ma non avrebbe mai osato sognare rotte di mare aperto o esplorazioni lontane. La barca che Gesù sceglie è fatta di ordinarietà, di lavoro nascosto, persino notturno. Se scoppia la tempesta, questa barca si riempie di acqua, fa tremare di paura. Non è un transatlantico. Forse per questo, però, è anche più agile, snella. La barca dei pescatori di Cafarnao racchiude in sé i volti e le fatiche di un intero popolo di gente abituata a essere seconda, sottomessa, ma anche combattiva e creativa, agile nell'affrontare le onde alte e i venti contrari dell'esistenza.
Il Maestro si fidò di questa barca.
La rese un pulpito di autorità, di poco scostata dalla riva, perché potessero prendere coscienza, lei e chi aveva di fronte, che il suo passeggero improvvisato non era uno qualunque. Rese la barca luogo di incontro, controcorrente, perché Gesù sfida la sconfitta dei pescatori e spinge al largo della novità, della sorpresa, dell'inverosimile. Il Maestro fece della barca la testimone del prodigio. Ed anche l'alleata, perché fu lei a caricarsi il peso della pesca sovrabbondante, le conseguenze della fiducia degli apostoli, i segni tangibili della fedeltà provvidente di Dio.
Chissà se anche noi sapremo cogliere il desiderio sfrenato del Maestro di salire sulla barca della nostra vita, anche all'alba, dopo una notte di disastri e di delusioni, e lasceremo che la sua Parola guidi il timone del nostro navigare. Chissà se invece faremo gli schizzinosi, pretendendo di avere una nave da crociera o una portaerei da offrire al Signore, pensando che Colui che fece le acque e i mari possa scandalizzarsi di trovare accoglienza in un piccolo guscio di noce.
Il Maestro preferisce le barche piccole che sappiano abitare i bacini della ferialità, muovendosi però in gruppo, in comunità, in comunione. Le barche piccole hanno per natura bisogno di aiuto, e possono a loro volta darlo senza rischiare di affondare le imbarcazioni vicine. Al Maestro piacciono queste vite donate senza strepito né vanto, ma con premuroso e instancabile affidamento. Se lui sta al timone, ci insegna a remare nella direzione giusta, a rischiare nei tratti opportuni, a sognare non solo scrutando le stelle e i fondali, ma anche godendoci il sole. Perché a volte abbiamo più paura della gioia che del dolore. La gioia è sempre condivisa, esige di perdersi e spandersi per moltiplicarsi. Chi sa gioire, impara a non lasciarsi divorare dal dolore che chiude e isola.
La barca di Simone si sentì onorata di fare da culla alla potente Parola del Maestro.
Ma sapeva bene che non era lei al centro dell'attenzione di Gesù. Sapeva bene, la barca, che a un certo punto, grazie alla propria generosa spensieratezza, il suo padrone avrebbe capito, e magari cominciato a mettere in pratica il segreto delle pesche miracolose. Si trattò allora, e si tratta tutt'oggi, di non legarsi alla propria barca, alla propria vita, come a una favola già scritta o a un sogno frantumato, che diventano idoli senza speranza. La barca è uno strumento, la vita è una rotta. Alla fine, ciò che conta, è incontrare il Maestro e Signore, e seguirlo, dovunque Egli vada. A costo di abbandonare la barca sulla riva, perché ormai il suo servizio lo ha fatto. Perdere la vita, per ritrovarla: questo è il segreto. Non su venti di rivalsa, però, ma spinti dalla potente e tenerissima brezza dello Spirito che ama.
Chi perde la propria vita, diventa dono perché altri incontrino la Vita. Questa è la missione della barca. Così si diventa pescatori di uomini.
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