Omelia (08-02-2022) |
Monaci Benedettini Silvestrini |
Le mani pulite Se per un attimo riuscissimo a non leggere il vangelo in maniera solo moralistica forse riusciremmo a intuire una grandissima lezione, nascosta proprio nel vangelo di oggi: "Allora si riunirono attorno a lui i farisei e alcuni degli scribi venuti da Gerusalemme. Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani immonde, cioè non lavate (...) quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani immonde?»". Leggendo frettolosamente questo brano è inevitabile schierarsi subito dalla parte di Gesù. Approfondendolo invece potremo scoprire meglio ciò che Gesù rimprovera loro, che non è cioè l'essere scribi e farisei, ma piuttosto la tentazione di avere un approccio alla fede solo di natura giuridica, legata alle loro antiche tradizioni. La fede non coincide con l'osservanza. La fede in Cristo è più grande della mera osservanza. Siamo chiamati a passare dalla osservanza al credere, perché solo così potremo incontrare veramente Dio che si è fatto carne e non un insieme di norme. Il disagio che questi scribi e farisei vivono, scaturisce dal rapporto che essi hanno con la sporcizia, con l'impurità. Per essi diventa sacra una purificazione che ha a che fare con le mani sporche, ma pensano che con un gesto esterno possano esorcizzare tutta la impurità che una persona potrebbe accumulare nel proprio cuore. E' chiaro che è più facile lavarsi le mani che convertirsi. Gesù vuole dire loro esattamente questo: l'osservanza, anche se perfettamente religiosa, non ha senso, se non porta all'esperienza della fede, all'esperienza di quell'incontro con Dio. Il Signore rimprovera ai farisei e agli scribi che quella loro è solo una forma di ipocrisia, travestita da sacro. Diamoci da fare anche noi per un'esperienza autentica, per un incontro con Gesù, perché la fede nasce, cresce e matura da e in questo incontro. |