Omelia (17-11-2005)
Monaci Benedettini Silvestrini
Se avessi compreso la via della pace!

Gesù è alle porte di Gerusalemme, dove si compiranno i suoi giorni; sarebbe umano che egli pensasse prima di tutto a Lui e a quanto gli sta accadere. Sa benissimo - lo ha già preannunciato ai suoi discepoli - che Gerusalemme sarà la conclusione drammatica della sua vita terrena. Egli però alla vista di quella città, alla vista del tempio che si staglia maestoso in quella vista non pensa a Lui, ma alla stessa Gerusalemme e ciò gli suscita altre emozioni, pensa al futuro di quella città. Non c'è odio, non c'è rivalsa ma rammarico, quasi delusione. La sua Passione e Resurrezione, infatti, è il compimento del piano divino per la nostra redenzione ma è anche il sigillo di un rifiuto ad un patto di amore. Gerusalemme non riuscirà a comprendere questa nuova Alleanza; il pianto di Gesù, così umanamente comprensibile è il pianto sul rifiuto di amore; è come il pianto dell'innamorato deluso perché abbandonato dalla fidanzata. La figura di Gesù, così umana, perfettamente umana, si mostra così dolce anche nel pianto; Egli sta sopportando delle sofferenze incredibili ora si mostra con sentimenti che ci suggeriscono quasi ad accompagnarlo per le strade di Gerusalemme. Sappiamo quale sarà la sua méta ma il Suo è un invito che ci appella ai sentimenti più profondi. Gesù ci invita ad accompagnarlo per quella strada dolorosa ed umanamente incomprensibile della sua Passione. Una strada, una via che è la sua Via. Oggi, Gesù ce la indica come la via della pace; della sua pace. Comprendere la via della pace! È questo, infine l'invito anche per noi che sappiamo che nella pace Gesù pone tutto il suo mistero di Amore. La via della pace non è una strategia diplomatica, seppur dovrebbe essere percorsa ancora oggi, ma è un riferimento preciso alla sua morte e resurrezione; la pace come il dono messianico finale del Cristo risorto. La pace è la trasmissione di un piano infinito di amore, infinito che chiede solo di essere accettato.