Omelia (15-11-2005)
Casa di Preghiera San Biagio FMA


Dalla Parola del giorno
Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». In fretta scese e lo accolse pieno di gioia."

Come vivere questa Parola?
La vicenda di Zaccheo è la prova evidente che la conversione è competenza di Dio. Sua specialità, sua opera. Gesù – dice il vangelo -"doveva passare di là", "doveva fermarsi a casa sua". "Doveva", in ordine alla salvezza per la quale Dio ha preso su di sé la nostra umanità.
Cos'è allora che noi possiamo mettere in atto in tal senso? Cioè: in quale maniera possiamo rendere possibile il dono della conversione? Semplice: con il coraggio di cercare Gesù, costi quel che costi. Forse può anche essere sufficiente cominciare con una piccola ma continua ansia di sapere chi è veramente. Ma poi bisogna andare oltre e coltivare il coraggio di prendere le distanze dalla massa, da quello che pensa la gente, dal rispetto umano, che troppo spesso ci trattiene e ci dissuade. Solo a questa condizione è possibile attenderlo dove siamo certi che passa. Il suo passare a ridosso della nostra vita dipende infatti dal nostro libero assenso. Tutto il resto lo fa Lui, e siamo certi che Lui lo fa fino in fondo perché – buon pastore! - è sempre alla ricerca di ciò che è perduto e, agli occhi dei più, addirittura irrecuperabile, come Zaccheo, "ricco e capo dei pubblicani".
Tutto questo per noi è consolante, ma anche esigente in ordine alla libertà di "scendere ed accoglierlo in casa".

Ci conceda il Signore, nella nostra pausa contemplativa, di fare questa esperienza di intimità con Lui, nella dimora del cuore, perché possiamo percepire che, oggi più che mai, Gesù-salvezza chiede di entrare nella nostra casa.

Dimora nella mia casa, Signore, perché le speranze, le attese, le occasioni che io ritengo in parte perdute o sciupate si ricreino nel tuo perdono accolto con gioia.

La voce di autore spirituale del nostro tempo
Ogni Tua azione, pensiero od opera, parola o gesto, sia degna della pienezza di perfezione cui tendi.
Giovanni Vannucci