Omelia (20-03-2022) |
padre Antonio Rungi |
Se non vi convertirete, perirete allo stesso modo La parola di Dio di questa terza domenica di Quaresima ci introduce su un tema che sta a cuore a ciascuno di noi, da sempre e soprattutto da alcuni giorni: quello della pace. I due fatti di cronaca nera riportati da Gesù per invitare i suoi ascoltatori ad una profonda conversione del loro cuore riflettono le situazioni drammatiche di sempre e per noi cristiani del XXI secoli di questi difficili anni che stiamo vivendo passando da una tragedia all'altra e da una guerra all'altra. Gesù invita alla conversione alla pace e alla riconciliazione, alla vita di grazia e non di peccato tutti gli uomini della terra e specialmente quanti si professano cristiani e in realtà si lottano per motivi banali e insignificanti. Nel testo del Vangelo vengono descritte una repressione sanguinosa e una catastrofe. Non si può spiegare un male attribuendo la colpevolezza alle vittime. Gli avvenimenti che accadono tutti i giorni ci ricordano che il giudizio è solamente sospeso e che la morte può sorprenderci: vittime e carnefici. Cosa con la quale fare i conti. Per cui il testo del vangelo è un invito evidente alla conversione dei forti e dei deboli, dei ricchi e dei poveri, di chi comanda e chi è soggetto a chi comanda. La conversione riguarda tutti a partire da chi concepisce ed opera il male. Siamo abituati a leggere gli avvenimenti disastrosi della vita e della storia come responsabilità diretta delle vittime e non tanto dei carnefici. Pilato aveva fatto mescolare il sangue di alcuni galilei con quello degli animali sacrificati. In poche parole un altro criminale della storia che uccide e disprezza chi ha ucciso fino a disintegrare la loro identità. Diversa è l'altra tragedia, di portata ambientale e senza responsabilità diretta di qualcuno, se non di chi aveva costruito in modo non sicuro la torre di Siloe che cadendo uccise 18 persone. Due drammatici fatti da cui parte Gesù per invitare tutti alla conversione. Dal 24 febbraio scorso l'umanità è scossa da questa nuova, inattesa e imprevedibile guerra nel cuore dell'Europa. Ad essere direttamente coinvolti in questo conflitto sono gli ucraini e i russi. Sono tre settimane di combattimenti e sono numerose le vittime da entrambi le parti in lotta, soprattutto bambini e i civili della libera nazione ucraina. Bisogna fermare questa strage degli innocenti e questa assurda guerra avviata dal presidente della Federazione Russa, Putin. Il rifiuto totale di ogni guerra è sancito nel Quinto comandamento "Non uccidere". Il motivo sta alla base di ogni essere umano. Infatti, «La vita umana è sacra perché, fin dal suo inizio, comporta l'azione creatrice di Dio e rimane per sempre in una relazione speciale con il Creatore, suo unico fine. Solo Dio è il Signore della vita dal suo inizio alla sua fine: nessuno, in nessuna circostanza, può rivendicare a sé il diritto di distruggere direttamente un essere umano innocente. Dall'uccisione dei Abele da parte di suo fratello Caino, di cui ci parla la Bibbia, l'uomo è diventato il nemico del suo simile. Dio dichiara la scelleratezza di questo fratricidio: «Che hai fatto? Chiede a Caino. La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo! Ora sii maledetto lungi da quel suolo che per opera della tua mano ha bevuto il sangue di tuo fratello» (Gn 4,10-11). In questi giorni in Ucraina e in tante altre parti del mondo si sta spargendo sangue e morte in abbondanza. Noi stiamo assistendo a tutto questo e non possiamo giustificare l'attuale con quanto è successo in passato, essendo stati perpetrati gli stessi crimini in altre parti del mondo. Anzi bisogna fare in modo che non si ripetano mai più. Basta con le guerre, perché ogni atto di guerra che indiscriminatamente mira alla distruzione di intere città o di vaste regioni e dei loro abitanti, è delitto contro Dio e contro la stessa umanità e con fermezza e senza esitazione deve essere condannato. A maggior ragione questa condanna planetaria si giustifica per il fatto che il rischio della guerra moderna, particolarmente quella in atto in Ucraina, potrebbe offrire l'occasione di commettere tali crimini a chi detiene armi scientifiche, in particolare atomiche, biologiche o chimiche, come spesso si sente in questi giorni. Per bloccare le guerre e far vincere la pace bisogna usare l'arma della preghiera. E con il profeta Isaia sogniamo un avvenire di pace per tutti i popoli della terra, i quali, docili alla voce di Dio, "forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in falci; un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo, non si eserciteranno più nell'arte della guerra" (Is 2,4)», ma vivranno in pace per i secoli e millenni futuri. Speriamo che possa essere davvero così.
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