Omelia (27-03-2022) |
padre Antonio Rungi |
Figlio testardo ritorna alla ragione e convertiti prima che sia troppo tardi Ci avviciniamo lentamente alla Pasqua 2022 in un periodo di guerra alle nostre porte, ma forte è dentro di noi il desiderio di lasciarci guidare dalla parola di Dio, che è parola di speranza, vita e risurrezione. La quarta domenica di Quaresima ci aiuta a continuare questo cammino mettendo al centro della nostra riflessione il tema della conversione, della misericordia e della riconciliazione. Non a caso il Vangelo di San Luca, che ci sta accompagnando biblicamente in questo anno, è definito della misericordia. Il motivo di questa definizione è facile da capire ed intuire perché all'interno di questo testo si trovano vari riferimenti a Dio, quale padre misericordioso e tenero verso i suoi figli, anche quelli più ingrati e terribili. Basta leggere le varie parabole di Gesù, riportate da san Luca e ci si rende conto di quello che Dio è in se stesso e nei confronti di ciascuno di noi-. E' Padre che attende il ritorno del peccatore, per ridare gioia e vita a colui che si è allontanato da lui con il peccato e la separazione di ogni tipo. E non a caso nel brano del vangelo di Luca di questa quarta domenica di Quaresima ci viene raccontata la parabola del Figliol prodigo, anzi la parabola del Padre della misericordia. Sono ben tre le tre parabole della misericordia, collocate una di seguito all'altra e riguardano la pecorella sperduta e ritrovata, in quanto ha perso i contatti con il pastore e il gregge; quella della dracma dispersa nella propria casa e poi ritrovata dalla donna, dopo un'attenta verifica di tutta l'abitazione ed infine quella più nota, conosciuta e descritta in modo circostanziato che è quella del figliol perduto e ritrovato. Si tratta del capitolo XV del Vangelo di Luca che riporta questi racconti, incentrati sulla gioia, dopo l'esperienza del perdita di qualcosa di importante, che nel caso specifico è lo stato di grazia, di pace e di felicità spirituale. Il Vangelo di questa quarta domenica di Quaresima ci offre, quindi, l'opportunità di riflettere su una storia umana e relazionale tra le più belle e commoventi del vangelo, raccontata dallo stesso Gesù ai suoi ascoltatori, al fine di far capire l'essenza della sua missione e soprattutto dell'identità di quel Padre, che lo ha inviato nel mondo, a ritrovare ciò che era perduto, disperso, e abbandonato a se stesso. La parabola del figliol prodigo, infatti, completa una trilogia di messaggi molto chiari ed espressivi della bontà e della tenerezza di Dio, che attende il ritorno dei peccatori. L'uomo è invitato a cercare Dio. In questo racconto riconosciamo innanzitutto la miseria del peccato, la defezione, ma anche la solitudine la sofferenza del peccatore che si allontana da Dio liberamente, pensando di stare bene lontano dal suo sguardo amorevole e protettivo. Alla fine si accorge che ha imboccato la strada sbagliata al punto tale che, nella presa di coscienza del proprio fallimento, si ritorna a pensare e soprattutto si inizia a compiere il cammino di ritorno e di conversione. Si arriva così ad una certezza, quella di ogni vero credente, e cioè che di là di ogni speranza umana, Dio conosce e conserva per ciascuno di noi l'affetto indefettibile di un padre verso il proprio figlio, che attente con amore e lo accoglie con gioia quando ritorna a lui. Oltre questo aspetto fondamentale della misericordia divina, manifestata verso il figlio ritrovato c'è poi da gestire la reazione del figlio, che mai ha abbandonato la casa del Padre, godendosi tutto quello che la casa offriva, e che nel momento in cui ritrova il fratello ribelle, reagisce in modo sbagliato e non affatto sulla stessa linea del padre. Nel malumore del fratello si riconoscono facilmente i farisei del tempo di Gesù e quelli di sempre, irritati per l'accoglienza che Gesù riversa ai peccatori. Non si contesta la loro giustizia, ma piuttosto la pretesa di essere perfetti e migliori degli altri solo per l'apparenza e non per la sostanza. Al seguito di questi uomini del dovere si pongono coloro che si chiudono nella loro autosufficienza religiosa, come i farisei dei nostri giorni che anche loro pensano di essere i giusti e perfetti in base all'osservanza esterna della legge di Dio, quando in realtà non hanno cuore e soprattutto amore e comprensione verso gli altri, specialmente verso chi sbaglia. Anche questi sono invitati a scoprire la bontà di Dio a convertirsi, recuperando la dimensione più vera della fede che comunione con Cristo e con i fratelli. Con questa parola tutti siamo inviati ad uscire fuori dalle paludi spirituali e morali, in cui spesso ci impantaniamo per ridare senso al nostro agire di credenti e di esseri umani, che sono tali almeno nel nome, ma raramente nei fatti. Ecco perché nella parabola del figliol prodigo, questo ragazzo quando ebbe speso tutto il suo patrimonio,(e non economico) ma spirituale, avendo perso la sua dignità di figlio, avverte l'urgenza di ricominciare proprio da dove era partito, chiedendo perdono al Padre. valore morale e spirituale, si trova nella condizione del peccato totale. E ciò lo fa anche in ragione del fatto che in quel paese, di cui non è detto, il nome venne la carestia, che non è soltanto la mancanza di cibo, ma anche della dignità di persona, al punto tale che si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci, ma nessuno gliene dava. E sappiamo che per gli ebrei, i porco erano animali immondi e chi stava a contatto con essi si macchiavano di impurità. Il ragazzo così si viene a trovare in una condizione di estrema miseria umana, sociale e spirituale, dalla quale riparte per iniziare il cammino di ritorno a casa, per chiedere perdono e riprendere la sua dignità perduta. Ad attenderlo sull'uscio della casa, c'era il Padre che scrutava l'orizzonte in attesa del ritorno di quel figlio che assolutamente non volva che rimasse lontano per sempre nella miseria morale, fisica e spirituale totale. Il miracolo della conversione avviene e il giovane ritorna sui suoi passi e soprattutto ritorna nella grazia e nell'amicizia con Dio, padre premuroso, misericordioso e sempre accogliente verso ogni suo figlio, anche se è il peccatore più incallito di questo mondo.
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