Omelia (27-03-2022)
Omelie.org (bambini)


Oggi inizia la quarta settimana di quaresima. Ci avviciniamo sempre più alla Pasqua.
La Chiesa ci fa meditare su una parabola molto bella: è la parabola del Padre prodigo.
Si tratta di una parabola presente solo nel Vangelo di Luca. Questo evangelista è più sensibile degli altri riguardo a certe categorie di persone: donne, poveri, bambini, peccatori, insomma le persone più fragili. È l'unico, ad esempio, che riporta il brano del buon ladrone, cioè di quello che è stato messo in croce accanto a Gesù e che Gesù ha perdonato.
La parabola di oggi è davvero commovente e ci spiazza.
Vi invito ad immaginarvi questa scena. Siete tornati a casa dopo una lunga giornata di ribellione su tutti i fronti: non avete fatto i compiti, avete risposto male agli insegnati, avete fatto atti di bullismo contro un vostro coetaneo diversamente abile e, durante una competizione scolastica, avete imbrogliato cosi da arrivare primi. Vostro padre, appena mettete piede in casa vi presenta un regalo. Un Regalo? Sì, avete capito bene, un regalo. Ve lo siete forse meritato? Avete forse fatto azioni tali da potervelo guadagnare? Assolutamente no, ma vostro padre vuole farvi sperimentare quanto gli siete cari.
Naturalmente questo suo gesto non potevate prevederlo. Se ci sarà altra occasione di fare quello che avete fatto oggi, sicuramente non ripeterete tutti gli errori e peccati commessi se non altro per non sentirvi troppo a disagio.
L'amore gratuito e generoso è più potente di qualunque punizione.
Ma ora vediamo da vicino questo racconto. Un uomo aveva due figli. Il più giovane vuole già avere la sua eredità cioè vorrebbe vedere già morto suo padre. Siccome questo non è possibile cerca allora di farsi dare quello che gli sarebbe spettato. Il padre acconsente e gli dà quello che gli avrebbe dato con la successione.
Vista la grande quantità di soldi ricevuta il figlio parte e spende a più non posso immergendosi nel mondo del piacere. Non pensa affatto a farsi un futuro, a specializzarsi in una carriera, a svolgere un'attività lavorativa etc....
Come si sa, i soldi finiscono e vivere per soddisfare gli istinti ti porta in breve a non avere nulla. Questa situazione di indigenza, di bisogno acuto lo porta a riflettere: io qui sto male, non ho niente, non mi posso godere la vita e muoio di fame. Mi conviene tornare da mio padre così ho almeno un tetto, un pasto caldo da mangiare e qualcosa da fare. Dirò a mio padre che mi accontento di essere trattato come uno dei suoi servitori che certo stanno meglio di me.
È ancora per strada quando il padre, nonostante l'età, avanza a braccia aperte verso di lui e
non vuole sentire scuse ma è solo pronto a fare festa.
Il padre percepisce la gioia di riavere il figlio a casa e non guarda al passato.
Di più: il padre vuole festeggiare il ritorno del figlio in un modo grandioso urtando la suscettibilità dell'altro figlio. Questo si sente scavalcato dal fratello minore ed è invidioso.
Pensa che suo fratello è furbo perché ha fatto il comodo suo e ora ha persino il premio. "Non è giusto" - rimugina fra sé e sé - "quello si è divertito e io invece tutti questi anni non ho fatto che faticare senza mai prendermi del tempo per rilassarmi con gli amici".
Perché questo padre si comporta così? Non capisce che cosi fomenta invidie, gelosie e malcontento?
Questo padre è Dio Padre. Il suo modo di fare ha uno scopo. Quale è?
Vuole farci capire che seguire i propri istinti e darci ai piaceri alla fine non è per niente divertente, non ci fa felici, ci porta alla morte. Ma allora perché scegliamo tante volte di fare il nostro comodo?
Perché lì per lì è più facile assecondare, dire di sì ai desideri istintivi? Per esempio, se mi dai un calcio, mi viene da dartene due e mi sembra che così sto meglio perché non voglio essere lo scemo della situazione. Tuttavia, a ben vedere, tutti sentiamo che ciò che ci rende veramente felici è solo quando facciamo il bene e amiamo, costi quel che costi. Ad esempio: se vedo una signora anziana che con fatica porta le buste della spesa, se la aiuto, lì per lì mi costa, ma poi il mio cuore sente gioia; se do la mia paghetta ad un mendicante che vedo tutto sporco per strada, lì per lì non mi va, ma se poi lo vedo sorridente questo mi fa stare bene.
Insomma il messaggio che Gesù ci vuole dare oggi è che il peccato, cioè il male, fa male e ti fa stare male. Fare il bene invece fa bene e ti fa stare bene. Il Padre prodigo, generoso, ce lo insegna non tanto a parole, ma con il suo esempio.
Diciamo ora a Gesù: Grazie Signore per averci fatto conoscere l'amore di tuo Padre. Ispiraci tu le nostre azioni perché possiamo essere felici facendo gli altri felici.
Commento a cura di Tiziana Mazzei