Omelia (16-12-2001) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Dalla Parola del giorno Fratelli siate pazienti fino alla venuta del Signore. Guardate l'agricoltore: egli aspetta pazientemente il prezioso frutto della terra finché abbia ricevuto le piogge d'autunno e le piogge di primavera. Siate pazienti anche voi, rinfrancate i vostri cuori, perché la venuta del Signore è vicina. Come vivere questa Parola? Bella questa immagine dell'agricoltore che aspetta pazientemente! Egli infatti sa che i frutti della terra verranno e saranno tanto più copiosi quanto più le piogge di primavera e di autunno avranno irrorato le pianticelle. Anche l'Avvento è la stagione dell'attesa paziente del Signore. E così lo è pure la vita. La pazienza: volto dell'amore che attende. Aspettare pazientemente che cosa? Che già dentro il dipanarsi dei nostri giorni venga il Signore a dar senso a tutto! All'irrorazione della pioggia di primavera, cioè tutto ciò che è gioia, riuscita e festa della vita. E l'irrorazione della pioggia autunnale: nebbie di fatiche, di perplessità e di dolore. E' comunque "pioggia" che irrora e fa crescere. E' GRAZIA di Dio in preparazione all'incontro con il Signore che verrà e non tarderà. La pazienza è una virtù umile e nascosta, ma fa maturare il cuore e la vita. Essere pazienti con sé, con gli avvenimenti (e dunque con il progetto di Dio) e con il prossimo, col bello e cattivo tempo, è segreto di pace profonda. Oggi, nella mia pausa contemplativa, mi prenderò in mano per vedere quali sono le cause del mio facile impazientirmi quando qualcosa non va come vorrei. Forse anche cambio di umore o mi lascio sfuggire parole amare? Forse mi lascio dominare dall'aggressività, dall'ira, razionalizzando anche, perché dico di volere la causa del bene? Verbalizzerò: Vieni, Signore Gesù. Dammi un cuore paziente in tutto, ma immensamente desideroso della tua venuta: in me e in tutti. La voce di una donna "segno" di tempi nuovi Attendiamo sempre le grandi occasioni per impegnarci in esse. Ed esse non vengono. Vengono invece "le pazienze". Sin dal mattino ci vengono incontro: sono i nostri nervi troppo tesi o troppo lenti, è l'autobus che passa affollato, è il telefono impazzito, è la voglia di tacere e il dovere di parlare, è la voglia di parlare e la necessità di tacere, è il disgusto della nostra parte quotidiana, è il desiderio febbrile di quanto non ci appartiene. Così vengono le nostre pazienze, in fila indiana, e dimenticano sempre di dirci che sono la grande occasione preparata per noi. E noi le lasciamo passare con disprezzo, aspettando – per dare la nostra vita - un'occasione che ne valga la pena. Madaleine Delbrel |