Omelia (24-04-2022)
don Roberto Seregni
Pace a voi!

I discepoli hanno paura. Nonostante l'annuncio sconvolgente delle donne, gli undici rimangono blindati nel loro nascondiglio. Il rimorso, per aver abbandonato il maestro nel momento della prova, non gli dà pace. Nei loro cuori c'è un intreccio di emozioni e di pensieri: da una parte, non possono credere che tutto sia finito con la crocifissione del maestro, anche se le donne hanno detto che lo hanno visto vivo e vegeto; dall'altra parte, si sentono dei falliti, dei miserabili per essere scappati e averlo lasciato solo.
Giovanni appunta che i discepoli stavano con le porte chiuse, ma sembra proprio che l'evangelista non si stia riferendo solo alle porte dell'abitazione, ma anche a quelle del cuore. Sono blindati nelle loro paure, nelle loro mille domande; stanno facendo i conti con i loro sogni di gloria infranti e la loro autostima sprofondata sotto terra.
E in tutto questo garbuglio, il Signore si fa presente. Bellissimo. Stupendo. La sua prima parola è "pace". Il Signore non critica, non gira il coltello nella piaga, non umilia ai suoi amici, ma annuncia la pace e dona lo Spirito per la remissione dei peccati. Proprio a loro, discepoli sconquassati dalla propria miseria e nascosti per la paura, il Signore affida la missione di perdonare i peccati! Proprio a loro, che hanno sperimentato la bassezza della miseria umana, il Signore affida il compito di farsi carico dell'umanità ferita. Non guarderanno nessuno dall'alto in basso, non punteranno il dito contro i fratelli, non giocheranno a fare i primi della classe... Loro, che hanno sperimentato sulla pelle la potenza e la bellezza del perdono, saranno strumenti affidabili e docili della misericordia del Padre in tutti gli angoli del mondo.

L'evangelista aggiunge un particolare interessante: Tommaso non era lí con gli atri discepoli e, di ritorno a casa, riceve l'annuncio della visita del Risorto. Anche lui - giustamente - vuole vedere il Signore; come le donne e gli altri discepoli anche lui vuole fare esperienza del Risorto! Tommaso, detto Didimo, cioè "il gemello", è il gemello di ciascuno di noi: incapaci di fiducia, increduli e scettici...
La beatitudine finale, "beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!", è per ciascuno di noi! Per noi, che cerchiamo di sollevare lo sguardo e credere in un futuro di pace. Per noi, che celebriamo con fede la cena del Signore nell'attesa della sua venuta. Per noi, che lottiamo per rompere le catene delle schiavitù e abbattere i muri delle divisioni. Per noi, discepoli ammaccati che ci sforziamo di seguire le orme del risorto.

don Roberto Seregni