Omelia (25-12-2005) |
don Remigio Menegatti |
Oggi la luce risplende su di noi (226) Per comprendere la Parola di Dio alcune sottolineature La prima lettura (Is 62, 11-12) è un annuncio rivolto al popolo in esilio a Babilonia, gli schiavi partiti dalla città di Gerusalemme, definita qui "figlia di Sion". Un messaggio che percorre tutta la terra. In contenuto della grande notizia è la presenza del Salvatore che porta con sé la ricompensa, il salario destinato ai servi fedeli, quanti lo hanno atteso e sono pronti ad accoglierlo. Il cambio del nome per Gerusalemme esprime la novità che questo annuncio genera in essa. Il vangelo (Lc 2,15-20) pone in rilievo la figura dei pastori: hanno accolto il messaggio degli angeli e sono diventati a loro volta annunciatori del grande evento che suscita stupore negli ascoltatori. Inoltre i pastori sono credenti perché rendono gloria a Dio e lo lodano per i suoi prodigi. Salmo 96 Il Signore regna, esulti la terra, gioiscano le isole tutte. I cieli annunziano la sua giustizia e tutti i popoli contemplano la sua gloria. Una luce si è levata per il giusto, gioia per i retti di cuore. Rallegratevi, giusti, nel Signore, rendete grazie al suo santo nome. Il salmo potrebbe sembrare l'eco della lode dei pastori, che hanno visto e udito, "com'era stato detto loro" dagli angeli apparsi in cielo. Il contenuto di fondo è il regno del Signore, che splende come luce per il giusto, pari al sole che sorge e si leva alto nel cielo. È il Signore stesso il sole di giustizia che illumina il suo popolo e ogni nazione. Una luce che porta gioia per chi è puro di cuore e ricerca la sua salvezza. La gloria del Signore manifesta la sua fedeltà e comunica che la giustizia è offerta e donata all'umanità intera. Da questi fatti nasce l'invito alla lode e a ringraziare il Signore. Un invito alla gioia che coinvolge ogni uomo: tutti i popoli e le isole, che rappresentano qui intese le terre che si affacciano sul Mediterraneo, mare che bagna anche la Palestina. Un commento per ragazzi Nei nostri presepi il punto centrale è senza dubbio la capanna, la grotta dove poniamo la sacra famiglia: Maria, Giuseppe e il Bambino Gesù. È al centro del presepe sia perché le strade tracciate con la farina portano a questo luogo, sia anche perché di solito risulta lo spazio più illuminato. Mentre costruiamo il presepio immaginiamo la scena che si è realizzata a Betlemme. I pastori sono stati svegliati dall'angelo; abbagliati dalla sua luce (Lc 2, 9) hanno appreso la notizia. Appena gli angeli, che si erano uniti al primo, sono tornati in cielo e sulla regione è tornato il buio, i pastori hanno acceso le loro lampade, cercando un tizzone ancora caldo sotto le brace. Le lampade erano necessarie per camminare nel buio del campo in cui avevano radunato le loro greggi; lanterne utili anche nelle stradine di Betlemme. Lampade erano del tutto inutili quando sono arrivati alla grotta perché, ci immaginiamo la scena straordinariamente illuminata, come diciamo nella colletta di questa messa: "ci avvolgi nella nuova luce del tuo Verbo fatto uomo". Lampade che forse non servono più quando tornano indietro a raccontare la loro scoperta; non tanto perché ormai si è fatto giorno, quanto perché il loro volto poteva essere luminoso come quello di Mosè, quando è sceso dal monte Sinai (Es 34, 29-35), oppure assomigliare a quello di Gesù sul Tabor. Anche i pastori erano stati alla presenza dell'Altissimo, avevano contemplato il Figlio dell'Eterno, in quel bambino avvolto in fasce e deposto nella mangiatoia (Lc 2, 12). Appartenevano anche loro al gruppo dei giusti per i quali si è levata la luce; quella che Simeone riconoscerà, prendendo in braccio lo stesso bambino che i genitori portano al tempio per offrirlo al Signore. Luce per illuminare le genti, dice l'anziano profeta (Lc 2,30-32); luce che supera i confini di Betlemme, la casa del pane, e della Palestina. Luce che farà conoscere Dio "a tutto il mondo e darà gloria al tuo popolo, Israele" (come dice la traduzione interconfessionale del testo greco). Ecco allora spiegato il segno della luce, che illumina le nostre strade, le case e le piazze. È la luce del Signore che si manifesta a chi sa accendere la propria lampada per andare a incontrarlo, e portare poi agli altri la luce della fede per dire a tutti: "Oggi la luce risplende su di noi". Anche il nostro volto qualche volta appare così luminoso, splendente, pieno di luce. È il volto di chi si sente amato da Dio e si apre all'amore del prossimo; di chi avverte che la notizia della nascita di Gesù è un tesoro prezioso, che non si può nascondere. Un dono da portare a tutti, e soprattutto a chi si sente avvolto dal buio, dalla notte della tristezza. Magari non pretendiamo di esser come gli angeli, che in cielo cantano "Gloria a Dio e pace aglio uomini che lui ama". Possiamo però assomigliare ai pastori; come loro accendere le lampade della nostra fede e illuminare anche le nostre famiglie, il gruppo, la squadra sportiva, i nostri amici. Anche noi annunciatori della Luce vera. Un suggerimento per la preghiera Signore nostro Dio, noi siamo felici perché non solo oggi, ma sempre, tu "ci avvolgi della nuova luce del tuo Verbo fatto uomo". È la luce che splende in quella grotta dove Maria e Giuseppe hanno trovato rifugio per donare al mondo il Salvatore "in quella notte di luce" che unisce l'uomo al Creatore e ci fa pregustare la gloria del cielo. Rendici testimoni di questa gioia; oggi e sempre. |