Omelia (22-11-2005)
Monaci Benedettini Silvestrini
Non resterà pietra su pietra che non venga distrutta

Lo splendore del tempio affascina i discepoli che seguono Gesù; è l'occasione opportuna per un insegnamento che riguarda proprio il valore del tempo e di tutto ciò che è destinato a finire con il tempo. Gesù ha sempre dimostrato un grande rispetto per il tempio. Sappiamo che Egli preferiva luoghi solitari per pregare, per ricercare i momenti per manifestare, nella sua umanità, un rapporto così fondamentale con il Padre; ciò non gli fa diminuire, anzi, aumenta il valore della preghiera nel tempio. Cristo però sembra dare una valore preciso a tutto perché riferito a Lui. Così le pietre ed il decoro della costruzione del luogo di preghiera, che Gesù non hai disprezzato, non sono fini a se stessi ma sono proprio lo strumento per avere l'opportunità per un rapporto pieno ed efficace con Dio. Gesù parla del tempio anche in riferimento del corpo che, distrutto risorgerà a vita nuova; così noi siamo pietre vive per la costruzione del corpo di Cristo che è la Chiesa abbiamo iscritto lo stesso destino nella prospettiva della vita eterna: un destino d'Amore con il Padre. È qui proprio l'invito di Gesù; non considerare solo la temporalità e tutto quello che è soggetto all'usura del tempo ma proiettare il nostro sguardo laddove vi è l'incorruttibilità che travalica le leggi del tempo; in Dio stesso possiamo trovare questa opportunità che è in definita l'attuazione, nella nostra vita del progetto di Dio. Guardiamo con meraviglia allora le costruzioni dell'uomo, apprezziamone l'ingegno e le capacità artistiche ma non fermiamoci solo all'aspetto esterno e consideriamo, in Cristo, tutto in Lui e nel suo Amore!