Omelia (19-06-2022) |
don Maurizio Prandi |
Un Dio "occupato" dall'uomo Gesù non vuole rimanere chiuso tra le mura di una chiesa, ma desidera uscire, essere portato là dove le persone vivono. È la prima idea che abbiamo condiviso giovedì sera in piazza, nella celebrazione del Corpus Domini, come ci siamo detti anche tre anni fa: è come il prolungamento della processione che in Basilica abbiamo vissuto al termine della messa del Giovedì Santo quando con i bimbi del catechismo abbiamo accompagnato Gesù, presente nel segno povero del pane, all'altare della reposizione. Gesù e la sua fatica, quel giorno: dal cenacolo all'orto degli Ulivi, dall'orto degli Ulivi alla prigione e al Calvario; immaginavo questo proprio durante la processione: Gesù in ascolto delle fatiche, dell'angoscia di tanti, ma anche della loro vita concreta e delle loro speranze. Durante la condivisione del vangelo ci hanno colpito i tanti numeri presenti in questo brano: - i cinquemila = la quantità di persone che appartenevano, secondo gli Atti degli Apostoli alla primitiva comunità cristiana. Credo che Luca voglia dirci che la comunità si costituisce così: attorno all'ascolto dell'annuncio del Regno Dio, nel prendersi cura gli uni degli altri, nel desiderio reciproco di stare, la gente con Gesù e Gesù con loro: che bello questo! Ricordate? Lo dicevamo anche il giorno dell'Ascensione: c'è questo desiderio di Gesù di restare, di entrare in relazione, di vivere la relazione. fateli sedere, fateli sdraiare, perché mandarli a casa? Non abbiate timore di condividere con loro il poco che avete. - quel poco appunto, cinque pani e due pesci (sette in tutto) che dice una perfezione, perfezione è il poco, perfezione è il quotidiano (il pane), perfezione è la fatica del lavoro (il pesce e alcuni dei discepoli erano pescatori), perfezione è quel poco metterlo nelle mani di Gesù fidandosi di quel Dio a cui Gesù alzando gli occhi sembra quasi (come diceva Diego durante la condivisione), chiedere permesso, attorno e in ascolto di quel poco i discepoli capiscono che Gesù li vuole e ci vuole, costruttori di comunione e di comunità. - I gruppi di cinquanta = lo dicevamo anche tre anni fa, a gruppi perché si può ascoltare meglio l'altro, perché la relazione conta; a gruppi perché si può ascoltare meglio la fame dell'altro; a gruppi di cinquanta forse perché quello è il numero dell'azione dello Spirito (cinquanta giorni dopo) e me li immagino quei gruppi di persone intenti a scambiarsi ciò che li abitava dopo la predicazione di Gesù, dopo l'annuncio NON della restaurazione del Regno d'Israele (come tutti si sarebbero aspettati dal Messia), ma di come Dio e il suo Regno si siano fatti vicini ad ogni persona.
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