Omelia (03-12-2005)
Monaci Benedettini Silvestrini
Il vero maestro

La fedeltà di Dio non viene mai meno. Dio sa di essere fedele alle sue promesse, sa rispondere a colui che lo invoca con cuore sincero. Egli fa promesse e le compie, vede la miseria del suo popolo e agisce. Il popolo d'Israele implora e Dio risponde mandando il suo unico Figlio, il vero maestro. È motivo di consolazione per Sion di avere il maestro vero. L'invito è di non piangere perché Dio ha visto la miseria del suo popolo che non ha un maestro che l'istruisce, che avrà un attenzione particolare nei suoi confronti. Se prima il maestro era nascosto, adesso cioè a Natale, quel maestro si rivelerà. Non ci sarà più il velo perché «non si terrà più nascosto il tuo maestro» come ci dice il profeta Isaia nel brano del giorno. Si passa dall'invisibile al visibile, sarà una esperienza tra uomo e vero Uomo. Gli occhi vedranno il maestro e gli orecchi sentiranno la sua parola. Il suo svelarsi porta l'abbondanza di beni su tutto il creato. Non c'è nessuna parte del mondo, del creato non sia raggiunto da questi beni. La sua redenzione include tutto il mondo, il creato. Tutto ciò avviene quando ci si mette nell'atteggiamento di accoglienza. Il Natale è questo momento di accoglienza dei beni in quel maestro che nascerà, che si rivelerà nella semplicità. Per accogliere, l'atteggiamento richiesto è l'attesa non nell'incredulità, ma nella fede. Così si diventa beato. Il ritornello del salmo dice: Beati coloro che aspettano il Signore. Per noi è difficile l'attesa. Ci stanchiamo prima del giorno dell'arrivo perdendo il ritmo dell'attesa, della vigilanza. Chi aspetta nella vigilanza sarà guarito dalle sua infermità.
L'evangelista Matteo ci presenta la realizzazione di quello che il profeta Isaia aveva detto. Gesù è quel vero maestro perché insegna non solo a parole ma anche con la vita: Egli così insegnerà le verità salvifiche. Gesù è il maestro che risponde alle suppliche provando compassione: Egli non è solo maestro ma anche il pastore che va a cercare le pecore smarrite. La sua venuta infatti è per incontrare l'uomo, per cercare chi si è perduto, per liberare il popolo oppresso senza pastore che si preoccuperà delle folle che vanno di qua e di là senza riferimento. Gesù manda i discepoli per preparare il terreno, il luogo, affinché sia fertile il terreno dove il regno dei cieli dovrà crescere. Quel terreno fertile è il cuore che deve essere disposto all'accoglienza del regno. Necessita cioè la conversione del cuore, un cuore libero dal superfluo per essere reso pronto al dono. Il dono grande, immenso è il Natale: un dono da ricevere nella fede e da porgere con amore agli altri.