Omelia (02-12-2005)
Casa di Preghiera San Biagio FMA
Commento su Is 29,18

Dalla Parola del giorno
Liberati dall'oscurità e dalle tenebre, gli occhi dei ciechi vedranno.

Come vivere questa Parola?
E' ancora Isaia a profetizzare una grande liberazione. Non c'è nulla che crea più disagio dell'oscurità. Se hai gli occhi impossibilitati a vedere, le tenebre tendono a condizionarti, a schiavizzarti, in ordine a una vita fisica assai ridotta. Ma è assai peggio quando questa cecità è schiavitù spirituale. "Hanno gli occhi – dice il salmo - e non vedono". Questo è il peggio: presumere di vedere e sentenziare pseudo verità intorno a quello che uno si crede autorizzato a pensare e a fare con altezzosa autonomia da Dio e con protervia nei confronti del prossimo. Essere cieco e presumere di vedere è un grande guaio! Perché ti muovi in un mare di tenebre e la tua vita vi affonda senza che tu te ne accorga. Ma la liberazione è proprio il venire di Gesù, quando ha attribuito a sé, alla sua identità di Messia, ciò che lesse nel rotolo del profeta Isaia nella sinagoga di Nazareth, dicendo: "Lo Spirito del Signore è su di me (...).Egli mi ha mandato a guarire i contriti di cuore, ad annunciare la liberazione ai prigionieri e la vista ai ciechi" (Lc.4,18). Sì, il Signore viene a liberarci dalle tenebre. Chiede però da parte nostra quell'apertura di cuore di cui solo gli umili, i semplici, i distaccati sono capaci. Dice ancora Isaia: "Gli umili si rallegrino nel Signore, i più poveri gioiscano nel Santo d'Israele". Tempo di Avvento significa dunque lasciarsi catapultare in cuore da posizioni di orgoglio in serena e docile apertura di umiltà.

Allora nella mia pausa contemplativa entro nella vivificante atmosfera della Parola di oggi a cuore tutto spalancato. E mi lascerò dire ciò che Gesù chiede ai due ciechi nel Vangelo odierno: "Credete voi che io possa fare questo?... Certo, Signore! Io credo". Anzi sono qui a pregarti:

Tu sei mia LUCE e mia Salvezza, Gesù! Vieni dunque ancora nelle mie tenebre perché la notte del mio orgoglio e delle mie paure si trasformi nel giorno radioso della mia umile semplice e gioiosa fiducia in Te.

La voce di una grande mistica
Pacifica l'anima mia, Signore, fanne il tuo luminoso cielo, la tua dimora amata e il luogo del tuo riposo; che io ti veda e non ti lasci mai solo, ma che sia là tutta intera, tutta desta nella mia fede, tutta adorante, tutta abbandonata alla tua azione creatrice.
Beata Elisabetta della Trinità