Omelia (08-12-2005)
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Commento Luca 1,26-38

* Oggi 8 dicembre è la festività dell'Immacolata Concezione.
Solennità istituita nel 1854 con dogma papale; il significato di questa festività è particolare: si fa memoria della Concezione, senza peccato originale, di Maria (che è cosa diversa dal fatto che Maria ha concepito Gesù in "modo immacolato"): il mistero che si celebra oggi riguarda Maria, in prima persona.
Maria santa ed immacolata è esempio per tutti noi che, come ci ricorda la seconda lettura, siamo stati "scelti" (da Dio ) "prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità, predestinandoci ad essere suoi figli addottivi per opera di Gesù Cristo, secondo il beneplacito della sua volontà".

* Il Vangelo proposto dalla liturgia è tratto dal Vangelo di Luca (Lc 1, 26-38).
All'inizio della versione liturgica abbiamo trovato "In quel tempo...", ma se andiamo al testo evangelico troviamo queste parole: "Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea...", il sesto mese si riferisce all'episodio che viene narrato subito prima, in cui l'angelo Gabriele era andato a portare l'annuncio del concepimento e della nascita di Giovanni Battista a Zaccaria, uomo giusto e osservante delle leggi, che tuttavia non aveva avuto abbastanza fede in Dio da accettare quanto gli veniva annunciato senza creare ostacoli alla volontà di Dio... Quindi dopo questi eventi inizia il racconto.
La scena dell'Annunciazione è delineata in maniera essenziale dall'Evangelista per quanto riguarda il tempo, il luogo e i protagonisti (è tutto in due versetti...): il luogo è un posto come tanti, una città chiamata Nazareth (non un posto noto né tanto meno importante). L'angelo è messaggero di Dio e va a trovare una vergine, una ragazza giovane che non appartiene ad una famiglia importante né ha nessuna particolare carica religiosa (a differenza di Zaccaria...), una ragazza come tante, salvo che per essere qualificata come una "vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe". Annotazione importante perché nella scrittura (Isaia 7) c'era la predizione: "Ecco una vergine partorirà", ed in Israele si sapeva che il Messia atteso sarebbe stato un discendente della casa di Davide; dopo queste premesse quasi incidentalmente l'evangelista annota: "La vergine si chiama Maria".
Ecco presentati i personaggi, ecco detto l'essenziale...

* Segue il saluto dell'angelo a Maria: "Ti saluto piena di grazia il Signore è con te..."
Numerosi pittori hanno rappresentato questa scena, perciò è facile visualizzarla... oppure possiamo concentrarci e lavorando con la nostra fantasia possiamo immaginarla: la giovane donna e l'angelo che dialogano... una di fronte all'altro... intorno silenzio... l'angelo che saluta (in latino: Ave!) e annuncia la benevolenza di Dio su Maria. Che significa? Anche Maria rimane turbata... Il testo non dice stranita, spaurita... dice turbata... come chi cerca di capire il significato di un tale saluto, in cui c'è una inversione dei ruoli, l'angelo messaggero di Dio per primo saluta e per primo parla: e quando Dio parla la prima cosa è ascoltare.... Maria ascolta in silenzio.
L'angelo prosegue annunciando l'evento che è segno della grazia che Dio concede: sarà lei che darà alla luce il Messia. "Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo. Il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà sempre sulla casa di Giacobbe ed il suo regno non avrà fine". "Figlio dell'Altissimo" e "figlio di Davide" erano due modi con cui i giudei indicavano il Messia che doveva venire. Ma non solo: il nome 'Gesù' vuol dire 'Dio è salvatore'.
Ma tutto ciò si verifica se Maria dà il suo consenso, infatti per questo è stato mandato l'angelo, per rendere partecipe Maria della scelta di Dio: Dio opera mediante lei con la sua adesione.
Maria non dubita, a differenza di Zaccaria, che la volontà di Dio avverrà: chiede solo chiarimenti su come accadrà questo (qui è imprecisa la traduzione della CEI, che invece lascia intendere un dubbio: "Come è possibile?"), visto che lei è vergine e non "conosce uomo" cioè non ha avuto nessun rapporto sessuale con un uomo. L'angelo risponde: avrai un figlio e ciò succederà in quanto "lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'altissimo".
Gesù, frutto dell'azione generante di Dio, sarà dunque santo.
E l'angelo, per rendere più comprensibile il discorso a Maria prosegue dandole un segno: le cita l'esempio di Elisabetta.
L'evento è familiare, noto, reale per Maria, prova concreta che "nulla è impossibile a Dio".
Jean Guitton, grande filosofo e pensatore cattolico del 1900, ha scritto queste bellissime parole:
"A questo punto noi supponiamo, anche se nessuno ne parla, una pausa di silenzio: (..) Nella loro eternità immutabile e vivente i Tre sono attenti a questa svolta dell'opera che hanno concepito dall'eternità. Qui sta la chiave di volta della nobile architettura del tempo: tutto dipende da quell'attimo, verso il quale anela la storia, cui sono legate le promesse divine, la liberazione delle nazioni e il riscatto dell'umanità. Milioni di esistenze sono interessate dall'evento che si verifica in quell'istante impercettibile.
Il Padre sta per rivelare la propria potenza mediante una creazione.
Il Figlio sta per nascere di nascita temporale, a immagine della sua generazione eterna.
Lo Spirito sta per fecondare, avvolgere nell'amore, portando così a compimento l'operazione del Padre e la presenza del Figlio.
Padre, Figlio e Spirito agiscono in maniera diversa, pur nella medesima azione. Un istante ancora, e questa azione si realizzerà, e sarà per sempre (...) Nella sfera umana Maria è sola: è perfettamente lucida e cosciente perché nel colloquio con l'angelo tutto è stato messo in chiaro. Che cosa dirà? Acconsentirà?
Si, senza dubbio, ma i Tre rispettano il suo consenso. Tutto è possibile all'Onnipotente, salvo coartare una libertà".
E quindi la conclusione di Maria non può essere che scarna e semplice:
"Eccomi sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto".
L'accettazione non ha bisogno di grandi commenti: che sia...
Non c'è più nulla da dire, inizia il Mistero.
L'angelo partì da lei.

* Davanti un brano del Vangelo così denso, le sensazioni che si sviluppano in ognuno di noi sono diverse e scaturiscono senz'altro dal nostro cuore e dalla nostra mente, in maniera immediata.
Nel commento odierno, allora, vorrei dare solo qualche spunto di riflessione, su cui meditare.
Intanto il fatto che Dio ha scelto Maria. Perché proprio lei? Notava già S.Teresa di Lisieux che "presentare la Madre di Dio come colei che è stata colmata di privilegi e doni straordinari rischia di farcela sentire più lontana, anziché più vicina". Ma il privilegio del cristiano è la sequela... lo stare ai piedi della croce. Quando Dio ci chiama, ci chiama per partecipare della gioia che ci dà, ma ci offre anche di portare la croce con Lui... così è per Maria, chiamata ad essere Madre del Messia, chiamata ad assistere alla sua crocifissione... così è per noi... chiamati a credere in un Dio che prima di risorgere sceglie di morire in croce... umiliato e trattato come l'ultimo degli ultimi...

* Non solo Maria è una donna comune, non una regina, non una donna ricca.
Il Signore non guarda a quelli che sono i nostri valori: ricchezza, posizione sociale, cultura... Ai suoi occhi non sono nulla... ognuno di noi conta per quello che è, per la sua essenza: questo vede Dio (dice il salmista: "Signore tu mi scruti e mi conosci", Sal 139).
Quindi non conta la nostra apparenza, conta la sostanza: la Madre di Dio non vive fra lussi ed agi, è una donna capace di crescere nell'amore di Dio e nell'obbedienza...
Un altro aspetto che mi sembra fondamentale in questo Vangelo è il tema del progetto di Dio.
Quante volte abbiamo detto (o pensato):
"Io ho un progetto", "La mia vocazione è..." "In futuro farò questo e quest'altro..." "Io della mia vita voglio fare questo..."
Quante volte abbiamo detto o pensato frasi di questo tipo? La capacità di fare progetti è forse una delle caratteristiche che se ben usata nobilitano l'uomo (e anche la donna).
Pensare, credere in alti ideali, proiettarsi in un futuro immaginando quello che ci piace e che vogliamo fare, rende bella e gratificante la vita presente.
Nel costruire il futuro è fondamentale la visione di noi stessi che abbiamo al momento attuale: la nostra identità.
Come potremo definire l'identità? Ciò che ognuno di noi è.
L'identità è il nostro corpo fisico.
La nostra mente ed il nostro cuore.
La nostra progettualità.
Il coacervo di esperienze che ognuno di noi ha ricevuto (riceve) dal suo ambiente sociale (famiglia, amici...) o lavorativo (posizione sociale) o culturale (chi appartiene al nord del mondo ha una percezione della vita probabilmente diversa da chi cresce nel sud del mondo...)
Ognuno di noi è unico, non esiste nel tempo e nella storia una persona uguale ad un'altra.
Questo è un dato noto a tutti gli essere umani.
Ma il credente ha una certezza in più, egli sa che agli occhi di Dio è speciale: se vive in questo segmento spazio-temporale della storia umana è perché questa è la Volontà di Dio.
Davanti a Dio ognuno di noi ha un'identità precisa e proprio in questo nostro vivere si può realizzare un pezzetto del progetto di Dio.
Il credente è quello che come Maria è capace di ascoltare, di pensare a quello cha ha ascoltato, di rispondere "Sì" a quanto Dio gli chiede.
Ma quali sono gli strumenti dell'ascolto? Il silenzio davanti a Dio, la preghiera, la lettura e la meditazione della Parola, lo stare alla presenza del Signore (per esempio nell'Adorazione Eucaristica...).
Il pensiero si sviluppa mediante la riflessione, magari da soli, magari mediante il confronto con altri (in una comunità, in un gruppo, ma anche tramite il colloquio con un padre spirituale o mediante il sacramento della Riconciliazione...).
L'adesione al progetto di Dio è la maturazione delle fasi precedenti e la capacità di rispondere "sì".
A mio parere e per la mia esperienza personale il "problema " è che Dio non segue la nostra volontà o il nostro progetto: non si comporta come vorremo noi... Già il profeta Isaia scriveva (riferendosi a Dio): "Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie" (Is 55,8).
A volte le strade che sceglie il Signore ci possono sembrare assurde, dolorose, difficili.
Possono lasciarci sbigottiti.
Possono mettere a nudo tutta la nostra debolezza.
Possono farci toccare con mano quanto siamo piccoli, inadeguati, peccatori.
Possono ribaltare tutte le nostre certezze.
Possono farci evolvere e camminare verso di Lui, un Dio che si è incarnato, è vissuto ed è morto distendendo le braccia su una croce... un Dio che con l'effusione del Sangue ci ha resi tutti consanguinei...
Anche Maria aveva, prima dell'annunciazione, un suo progetto di vita.
Quello che le è stato proposto da Dio ha prevalso.
Chiediamo a Dio, per intercessione di Colei che ha saputo dire "eccomi sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto", la capacità di ascoltare, di pensare e di rispondere a Dio, quando ci interpella; "Eccomi".