Omelia (08-12-2005)
don Luciano Sanvito
"Che peccato...!"

La festa dell'"essere senza peccato"...

* richiama l'attenzione sul peccato dell'uomo come occasione sprecata: 'che peccato...' esprime l'incapacità dell'uomo a causa della propria distrazione, a cogliere le possibilità insite in se stesso, negli altri e nel mondo.

* risveglia il cammino dell'attesa verso la realtà che ci si fa incontro, come proposta da cogliere: ciò che ci viene incontro - 'che peccato' - non sempre viene colto: dunque, stai in attenzione a cogliere l'occasione.

* riesprime il dogma dell'essere senza peccato non come fatto escludente e esclusivo di una persona irraggiungibile e di una situazione impossibile a vivere, ma come la possibilità dell'uomo a pesare sempre più il valore della grazia superando così il gravame del peccato, che sempre e comunque ci rimane accanto, ma perdendo peso e valore. 'Che peccato': non diamo ancora questo peso alla grazia!

* ridice il peccato e l'essere peccatore in modo nuovo, in chiave sopratutto positiva: "Là dove è abbondato il peccato, è sovrabbondata la grazia"; "O felice colpa, che ha meritato di avere un così grande redentore". Anche chi è senza peccato passa attraverso la realtà peccatrice e condivide il senso dell'essere alle prese con il peccato, senza mai esserne in schiavitù: e questo è possibile a ognuno.
'Che peccato!'...non lo abbiamo ancora compreso, questo potere.

* ridona la coscienza di poter essere sempre più immacolati, cioè incontaminati e disinquinati dalle superficialità, dalle impossibilità a vivere, dalle paure e desolazioni della tristezza delle luci che nascondono il falso natale, riportandoci alla superiorità sul sè istintivo, distratto, bistrattato e reso disgraziato dalla falsità del sè, degli altri e del mondo. 'Che peccato': questa autenticità è ancora un dono che attende di essere accolto!