Omelia (25-12-2005)
padre Gian Franco Scarpitta
Il giorno della meraviglia

Solo pochi giorni fa' ci trovavamo a riflettere sulla grandezza del Mistero di Dio che, rimasto occulto nel corso dei secoli, ora viene svelato agli uomini nell'evento Gesù Cristo Figlio di Dio fatto uomo, nel quale si rivela la pienezza della divinità; ma adesso che Giovanni ce ne offre l'opportunità, di tale riflessione possiamo fare addirittura una contemplazione in forza di una visione più dettagliata e approfondita di tale Mistero che entra nella storia.
In quella che i teologi definiscono la "Cristologia dall'alto", il quarto evangelista infatti ci stupisce nel descrivere il Verbo Eterno di Dio, attraverso il quale era stata creata ogni cosa, Dio Egli stesso con il Padre e lo Spirito Santo, mentre discende nella nostra dimensione terrena per rendersi "carne", vale a dire uomo in tutto e per tutto, perfino nella più deprimente delle condizioni umane.
Il termine "carne" esprime infatti una situazione di assoluta appartenenza terrena che denota meschinità e peccaminosità, sicché il Dio Eterno in Cristo decide di abbracciare le condizioni di totale effimeratezza e fragilità proprie dell'uomo; l'espressione "abitare in mezzo a noi" nell'accezione greca esprime letteralmente il "porre la tenda", vale a dire il convivere in modo stabile con gli uomini per condividere con essi tutto l'esperibile, fatta eccezione per il peccato. Paolo affermerà in seguito che Cristo "spogliò se stesso" assumendo la condizione di servo, per rendersi in tutto simile a noi, e che da padrone si è fatto obbediente. Pietro negli Atti degli Apostoli affermerà che proprio Lui, l'autore della vita, verrà ucciso sempre in forza di un radicale e deliberato abbassamento. In Cristo Dio viene insomma a farsi uomo per vivere da uomo fino in fondo e assumere quanto di più penoso l'umanità possa sopportare.
Come affermavamo questo non può che infonderci stupore e meraviglia, giacché si tratta di un evento unico, irripetibile quanto singolare che intende modificare una volta per tutte al meglio la vita dell'uomo all'insegna di un Dio che entra nella storia anziché soffermarsi a guardarla da lontano o da essa prendere le distanze; ma è ancora più affascinante osservare che tale evento d'Incarnazione avviene nelle vestigia di un Bambino....
Dio Eterno, creatore e onnipotente che dischiude il suo Mistero in un Fanciullo!
Che Dio abbia creato il mondo e lo conservi, in fin dei conti è un dato scontato anche per altre religioni e perfino per chi non vive il Vangelo con radicalità; ma che Dio possa diventare Fanciullo è privilegio che solo a noi è dato di contemplare.
Tale avvenimento farà accorrere da ogni pare parecchia gente, affascinando i pastori che vegliavano sul gregge nelle zone ivi, e attirando dall'Oriente dei luminari dell'astronomia (i cosiddetti Magi) il cui intento sarà solo quello di prostrarsi in adorante contemplazione del Verbo che ha assunto tanta e tale semplicità; e anche adesso, in questa data di 25 Dicembre, trova del tutto ammirati ed entusiasti degli animi che si erano predisposti in quel lungo itinerario di conversione che è stato l'Avvento: non possiamo far altro che soffermarci anche noi in attitudine di meravigliata contemplazione di fronte alla nascita del Dio Bambino magari sostando di fronte al presepe di casa nostra (il presepe, non l'albero) per osservare sbalorditi l'icona piccola del bambinello sulla paglia concludendo la nostra immaginazione su come la nostra nullità di soggetti umani sia stata raggiunta dalla Perfezione di Dio, mentre al contempo la grandezza di Dio si è per noi svilita e annichilita ai fini di raggiungerci e prediligerci tutti perché peccatori e meschini nel nostro essere.

Ma questo non è ancora sufficiente.
Il Natale del Signore nella carne vuole anche che si abbandonino tristezze, ansie, angosce; che si dimentichino le avversità e le delusioni e tutto quanto metta a rischio la nostra letizia perché unica reazione da parte nostra sia quella della gioia e dell'esultanza proclamata dal Canto di Consolazione del Libro del Profeta Isaia (I Lettura) e esplicata dalla comunione che vivremo in famiglia nelle nostre tavole imbandite, attorno alle quali ci stringeremo tutti in unità e armonia, secondo il volere dello stesso Verbo fatto uomo (appunto) per armonizzare l'umanità
La gioia e la felicità del Natale vuole altresì che dimentichiamo eventuali dissapori, contese e discordie fra di noi, omettendo di rammentare quello che ci aveva divisi per trovare quello che con certezza sarà capace di unirci e di accrescere la serenità della pace e lo spirito di concordia che scaturisce sempre dall'unicità dell'avvenimento di Dio incarnato per la nostra salvezza.
Se il Verbo si è fatto carne per abitare in mezzo a noi è consequenziale che anche noi accettiamo di convivere assieme a Lui e assumere tutte le sue aspettative e se è vero che il suo presenziare ci ha coinvolti in modo da risvegliare stupore, gioia e sentimenti, certo la nostra vita non potrà restare la stessa, ma ci sentiremo spronati ad uscire dai vincoli della mediocrità e della superficialità che ci sono propri per aspirare alla novità del vivere in Cristo in tutte le forme e le dimensioni dell'esistere e pertanto nell'ottica della pace e dell'amore.