Omelia (08-12-2005)
Antonio Pinizzotto
Eccomi, sono la serva del Signore

Celebriamo oggi, fratelli carissimi, l'inizio del mistero della Redenzione, contemplando l'Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria. Purtroppo, pur partecipando ogni anno a questa Liturgia, capita spesso di fraintendere il significato genuino di questa solennità.
Come ogni bambino viene generato nel grembo della madre 9 mesi prima del parto, così avvenne naturalmente anche per la Vergine Maria. Ma ci fu un particolare in quel concepimento: il Padre la preservò dalla macchia del peccato originale.
Mentre noi nasciamo alla vita di grazia nel Battesimo, Maria visse nello stato di grazia, perduto per il peccato dei nostri progenitori, fin dal suo concepimento, che noi ben definiamo "immacolato".
La chiave di lettura più precisa di questo mistero della Vergine ce la fornisce il Prefazio che tra poco canteremo: «Tu [o Padre] hai preservato la Vergine Maria da ogni macchia di peccato originale, perché, piena di grazia, diventasse degna Madre del tuo Figlio. In lei hai segnato l'inizio della Chiesa, sposa di Cristo senza macchia e senza ruga, splendente di bellezza. Da lei, vergine purissima, doveva nascere il Figlio, agnello innocente che toglie le nostre colpe; e tu sopra ogni altra creatura la predestinavi per il tuo popolo avvocata di grazia e modello di santità».
Colei che avrebbe dato al mondo il Figlio di Dio non poteva conoscere il peccato.
Ma anche noi abbiamo il privilegio da parte di Dio di dare, come Maria, seppur in modo diverso, il Figlio di Dio al mondo. Sì, il mondo ha bisogno del Figlio di Dio e noi, che qui lo incontriamo, mentre spezza per noi il Pane della Sua Parola e del Suo Corpo, dobbiamo portarlo al mondo senza sconti, senza riserve!

Noi, che ci definiamo molto spesso, grandi "devoti" di Maria, che la onoriamo come la Madre di Dio, ci fermiamo di solito a fare solo i grandi elogi di questa Donna, ma mai ci incamminiamo sulle sue orme per arrivare a Dio.
La Liturgia odierna è l'occasione opportuna per mettere in discussione il nostro "essere cristiani". La Sacra Scrittura non riporta alcun discorso di Maria; sentiamo le sue parole, essenziali e significative solo al momento dell'annunciazione, quando dice il suo "Sì a Dio!", quando canta la sua esultanza di lode al Dio Salvatore nel "Magnificat", e a Cana, quando chiede al Figlio suo di compiere la salvezza del mondo, attraverso il "vino nuovo" della grazia. Dunque, Maria, come diremmo noi oggi, è una "donna di poche parole", ma di molti fatti!
E noi? Non ci sentiamo spesso troppo confusi dalle tante parole che diciamo e ascoltiamo? Con le parole abbiamo sempre la soluzione a portata di mano per ogni caso. ma al momento di agire siamo i primi a tirarci indietro.

L'esperienza dei nostri progenitori, che abbiamo ascoltato nella Prima Lettura, rispecchia fedelmente il nostro atteggiamento di cristiani: preferiamo il peccato alla grazia ogni qualvolta il Signore ci mette alla prova e ci chiede la nostra disponibilità all'annuncio del suo Regno e/o la nostra autentica testimonianza di fede.

«Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno» (Gn 3,15).
La disobbedienza di Adamo ed Eva ha permesso l'ingresso del peccato nel mondo ed ha creato la separazione totale tra il regno delle tenebre ed il Regno della Luce a cui siamo chiamati. Ma, anche se il male è sempre lì a "insidiarci il calcagno", a tentarci e a tormentarci, con la nostra risposta di fede possiamo sempre essere in grado di schiacciare la "testa dell'antico tentatore", al peccato.
E' cio che ha fatto Maria: con il suo incondizionato "Eccomi!" ha rinunciato per sempre al male ed ha accolto e vissuto per tutta la sua esistenza terrena, ed ora in eterno nel cielo, il dono della grazia. Anzi, come per Eva è entrato nel mondo il peccato, così per Maria è entrata nel mondo la grazia, in Cristo nostro Salvatore.
Anche noi, fratelli carissimi, pur insidiati in ogni istante dalle tenebre di questo mondo sempre più lontano da Dio, che ci affascina e ci lusinga, ma che presto ci conduce alla morte, guardando alla Vergine Madre, possiamo incamminarci verso la via "nuova" della grazia, per fare l'esperienza di Dio, che è l'unica che può dare gioia vera al cuore.

«Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo. In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità» (Ef 1,3-4).
In questi primi versetti dell'inno Cristologico della lettera di Paolo alla Comunità di Efeso, vi è concentrato oggi il messaggio che Dio vuole rivolgerci: Egli ci chiama ad essere "santi e immacolati"!
Come Maria, diamo la nostra sincera adesione a Dio! Riscopriamo il nostro Battesimo, attraverso cui Dio ci rende "già" santi e immacolati! Non rinneghiamo mai più il nostro Battesimo, fosse anche per il motivo migliore di questo mondo. che, comunque, presto si rivelerebbe un'altra solita illusione!
Viviamo il nostro Battesimo, nel quale siamo morti al peccato e nati alla vita di grazia, alla santità.
Potremmo ben dire che la solennità dell'Immacolata Concezione di Maria è la festa del nostro Battesimo!

«Rallegrati, o piena di grazia, il Signore è con te» (Lc 1,28).
Il saluto dell'angelo a Maria è rivolto oggi a ciascuno di noi, all'intera Chiesa, all'umanità che geme e soffre le "doglie del parto" (cfr. Rm 8,22). A ciascuno egli dice: "Rallegrati, il Signore è con te!". Perché, allora, temere? Dio è "con-noi"!!! Qualunque cosa possa accaderci, Egli è "con-noi" sempre! E la solennità odierna ci ricorda, anche, che un'altra presenza non ci abbandona mai: Maria! Con il suo sguardo materno Ella sostiene il nostro cammino, intercede presso il suo Figlio e ci ottiene con il suo "Eccomi!" la salvezza eterna!

«Totus tuus».
In questo giorno non possiamo non fare memoria dall'amato Papa Giovanni Paolo II, innamorato della Vergine Maria. Scelse come suo motto episcopale l'espressione «Totus tuus», «Sono tutto tuo, Maria!». Ed anche negli ultimi giorni della sua vita terrena, quando la sua "passione" era ormai al vertice e la sua voce non permetteva più di essere ascoltata, scrisse: «Ma io sono sempre "Totus tuus", Maria!».
Guardando alla figura di Giovanni Paolo II, ricordando la sua puntuale presenza in questo giorno a Piazza di Spagna a Roma, per rendere omaggio all'immagine della Vergine Immacolata, sappiamo riconoscere la nostra immensa gratitudine a Maria per averci donato il Suo Figlio, il Salvatore. Con Giovanni Paolo II anche noi diciamo: siamo tutti tuoi, Maria! E vogliamo essere tuoi per sempre!

Oggi ricordiamo anche il 40° anniversario della conclusione del grande Concilio Ecumenico Vaticano II.
L'esperienza del Concilio fu l'occasione per riscoprire la novità, la giovinezza, l'attualità del Vangelo nella Chiesa e nel mondo contemporaneo. Il dolce soffio dello Spirito, che guidò i Padri conciliari ad affermare nell'oggi della storia la necessità e la centralità di Cristo, possa pervadere oggi e sempre tutti noi perché, rivalutando sempre più e sempre meglio l'insegnamento del Concilio, possiamo andare incontro a Cristo Signore.
La Vergine Immacolata, «inizio della Chiesa, sposa di Cristo senza macchia e senza ruga, splendente di bellezza», interceda presso il Suo Figlio per la Chiesa, i suoi pastori, i suoi figli. Ella, accompagni col suo amorevole sguardo materno il nostro cammino verso il Cielo, dove siede in trono, tra le sue braccia, la Grazia!

Amen.