Omelia (25-12-2005)
don Marco Pratesi
Ci è stato dato un Figlio

Per riflettere sul Natale ci mettiamo in ascolto del prologo della Lettera agli Ebrei (Eb 1,1-6, la seconda lettura), un testo molto denso di contenuti, che ci mostra chi è questo Gesù che oggi nasce, e ci invita a rivolgere il nostro sguardo a Cristo, cercando in lui la salvezza: la nostra fede ha in Cristo il suo centro, in lui abbiamo la vita.
Il Figlio è la Parola definitiva del Padre. Non c'è da cercare un'altra Parola, ma da penetrarla sempre più profondamente. Se cerchiamo altro, il Padre non ha altre parole da dirci. In Cristo abbiamo quello che ci serve per la salvezza. Il resto possiamo ricercarlo e usarlo, ma in dipendenza da Cristo.
Il Figlio è la Parola unica del Padre. Tutta la Scrittura dice un'unica Parola, che è Cristo. Il Verbo è unico e indivisibile: qualsiasi brano della Bibbia io legga, devo alla fine metterlo in relazione con Cristo, poiché egli ne è il cuore.
Il Figlio è stato fatto dal Padre erede di tutte le cose. L'erede è padrone dei beni, ma in quanto li riceve da un altro. Gesù, in quanto uomo, è diventato Signore nascendo, morendo, risuscitando; attraverso l'umiltà della nascita e l'umiliazione della croce è stato esaltato fino a diventare re dell'universo.
Mediante il Figlio il Padre ha creato i mondi. "Per mezzo di lui tutte le cose sono state create", diciamo nel Credo. La creazione porta in sé l'impronta del Figlio. Guardando al Figlio comprendiamo quindi il senso della creazione (compresi noi stessi). Dio crea attraverso la Parola. Se all'origine della creazione non ci fosse una Parola, non ci sarebbe un senso delle cose, un progetto, un'intenzione. Non di rado la mentalità "scientifica" lo afferma: non c'è bisogno di Dio per capire il mondo, il mondo c'è, punto e basta, si rinuncia a dargli un senso.
Il Figlio è lo splendore della gloria del Padre e l'impronta della sua sostanza. Il rapporto tra il Padre e il Figlio viene chiarito mediante due esempi. Il primo è una sorgente luminosa e la sua irradiazione, per esempio il sole e i suoi raggi: sono inseparabili, ma non sono la stessa cosa. Il secondo è una cosa materiale e la sua impronta, per esempio il piede e l'orma: anche qui c'è una profonda unità ma anche una distinzione.
Il Figlio sostiene tutte le cose con la parola della sua potenza. Il mondo continua a rimanere nell'esistenza attraverso il Figlio. L'azione creatrice del Padre attraverso il Figlio non è solo all'origine del mondo, ma è permanente, Dio sorregge continuamente il mondo. Egli non è come un orologiaio che fa un orologio, lo mette in moto e stop. Dio non sta solo a guardare il mondo e la storia, ma ci sta dentro, agisce al suo interno, li guida. Distaccarsi dal Figlio significa distaccarsi dalla vita e andare verso la morte.
Il Figlio ha realizzato la purificazione dei peccati. Cristo, morendo e risuscitando, ha liberato una volta per tutte e in modo perfetto l'uomo dal male, e quindi dalla morte. Egli è il "sacerdote della nuova alleanza", colui che ha offerto il sacrificio redentore, nel quale egli è al tempo stesso altare, vittima e sacerdote.
Il Figlio è alla destra della Maestà del Padre nei luoghi più alti, ed è superiore agli angeli. In cielo esercita il suo sacerdozio in permanenza. Egli sta "nei luoghi più alti": non esiste cioè niente e nessuno più in alto di lui. Qualunque creatura o realtà spirituale è sottomessa a Cristo. Questa è una Buona Notizia: "io son persuaso che né morte, né vita, né angeli, né principati, né cose presenti, né cose future, né potenze, né altezza, né profondità, né alcun'altra creatura potranno separarci dall'amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore" (Romani 8,38-39).
Oggi c'è anche una riscoperta degli angeli e del mondo spirituale in genere, ma che spesso lascia poi in ombra il primato di Cristo.
Questi, dunque, è colui che oggi è nato per noi, l'umile bambino di Betlemme. Celebrare il Natale significa rimetterlo al centro. Mettiamoci in ascolto di lui, mettiamo la nostra vita sotto la sua signoria, nelle sue mani, illuminiamo il senso della vita e del mondo alla luce della sua parola. Accostiamoci a Dio per mezzo di lui, rimaniamo in comunione con lui, lasciamoci purificare salvare da lui. Seguiamolo nella sua umiltà per essere con lui nella gloria. Così sia.

All'offertorio:
Pregate fratelli e sorelle perché questo sacrificio sia incontro vivo con Cristo, e sia gradito a Dio Padre Onnipotente.

Al Padre Nostro:
In sintonia con l'umiltà del Verbo fatto uomo, preghiamo come lui ci ha insegnato: