Omelia (25-12-2005)
padre Gian Franco Scarpitta
La notte è fatta per vivere l'Amore

"La notte è fatta per amare", diceva una vecchia canzone.
Per noi che a quest'ora insolita abbiamo abbandonato le comodità del nostro ambiente domestico, ivi compresi i termosifoni accesi, e abbiamo voluto sfidare le avversità del freddo che incalza pungente fin dentro le sciarpe per stringerci tutti attorno a questa mensa eucaristica, la notte è fatta per vivere l'amore. O meglio, per lasciarci coinvolgere dal mistero di Dio che vuole sedurci e avvolgerci del suo fascino nell'evento di un Bambino che è nato per noi, vale a dire del Figlio di Dio che è venuto a visitarci nella semplicità e nell'umiltà di una grotta dalla quale (appunto) ci chiama e ci seduce pur senza parlare. Si tratta in definitiva (appunto) dell'Amore di Dio che si rende esplicito a tutti gli uomini attraverso un linguaggio semplice, immediato e concreto che è quello di un Fanciullo pronto ad attraversare tutte le vicende umane dalla culla al sepolcro, per soffrire accanto a chi soffre, gioire accanto a chi è allegro, per piangere accanto a chi è nel lutto ed esultare accanto a chi ottiene il giusto premio della propria fatica... Tutto questo per poi condurci alla salvezza definitiva e alla realizzazione piena, in questa vita prima ancora che nell'altra.
In questo Bambino l'amore di Dio è stato reso quanto mai tangibile ed effettivo e noi siamo stati chiamati a lasciarci avvincere dalla sua portata e dalla bellezza di essere tutti fratelli attorno al Figlio di Dio nonché figli di un unico padre. In altre parole siamo stati catturati dall'evento dell'Amore.
Che cosa vuole suggerirci stanotte il Figlio d Dio bambino?
Innanzitutto la serenità, la pace e l'armonia: Dio che si fa Bambino almeno in questa circostanza così lieta ci chiama ad essere solidali fra di noi, ad abbandonare le eventuali inimicizie che costituivano finora motivo di contrasto e di dissenso, a rinunciare a propositi di ripicca e di avversione specialmente all'interno delle nostre famiglie, che mai come adesso si trovano unite prescindendo dalle distanze geografiche da cui proviene chi lavora fuori città o all'estero; affinché le nostre stesse famiglie possano gestire un clima di armonia e di accettazione reciproca che possa irradiarsi in tutto il mondo. Il che comporta superare le contese e le liti in famiglia, essendo pronti ad ammettere i propri torti da parte di chi sbaglia e a manifestare disponibilità al perdono da parte di chi ha ricevuto il torto, sorvolando sulle banalità e le meschinità ridicole per le quali molto spesso esplodono le lotte e le tensioni familiari. La famiglia è stata più volte considerata come la prima cellula della società, nonché la Chiesa domestica ed è proprio a partire dallo stato di pacificazione dei suoi membri che si pongono le condizioni per un quieto vivere con tutti e per la realizzazione delle giuste relazioni con gli altri elementi umani: nella misura in cui vi sarà armonia e dialogo nel vivaio delle nostre pareti domestiche, tanto più contribuiremo alla realizzazione dei criteri di convivenza in tutto il mondo e negli ambiti della nostra comunità ecclesiale. Un concreto riferimento lo abbiamo in Maria, Madre di Gesù che viene da Costei stretto fra le braccia, mentre si associa a Giuseppe concordando ogni particolare della difficile crescita di codesto Fanciullo soprattutto nelle vicende preoccupanti della fuga forzata in Egitto e della permanenze in siffatto paese intriso di avversioni e di ostilità.
Per una volta, dimentichiamo le contese, e mettiamo da parte anche i nostri assilli e le pene che il quotidiano ci propina: siamo stati raggiunti dall'Amore di Dio nel Fanciullo ed è a questo pargoletto che vanno affidate le ansie e le preoccupazioni, le sofferenze e i desiderata che coltiviamo in cuor nostro, nella certezza che qualsiasi obiettivo è possibile a raggiungersi se viene svolto nell'ottica della volontà di Dio, essendo Lui per primo a conoscere la reale finalità della nostra vita e sempre Lui ad orientarci al meglio. Affidiamoci al Bambino senza paura ma con spontanea apertura di cuore. Non deluderà le nostre attese.
Ma questa notte occorre ribadire l'appello di Giovanni Paolo II a quanti con ostinazione continuano a seminare sangue, terrore e distruzione seminando il panico e l'inquietitudine: fermatevi davanti al Bambino!
Nessuno di noi potrà festeggiare tranquillamente il Natale senza almeno considerare lo stato di miseria e di frustrazione in cui versano tanti bambini vittime della fame e delle penurie, accompagnato dalla contestuale scena della guerra e del fragore delle armi sotto le quali muoiono ogni giorno centinaia di uomini, donne e bambini e altrettante vite umane sono costrette a mancare dei generi alimentari di prima necessità...
Il Bambino ci suggerisce che né l'odio, né la conflittualità fredda o armata, né le tensioni e le ostilità reciproche serviranno mai a risolvere i problemi e a colmare le lacune di sorta, e neppure potranno mai contribuire a soddisfare le stesse ambizioni di chi è causa efficiente dei medesimi conflitti, ma è piuttosto a partire dal dialogo e dalla mutua valorizzazione che troveranno soluzione le nostre istanze e si otterranno emendamenti risolutivi a qualsiasi problematica; che le lotte e gli atti di sangue non faranno che accrescere lo stato di paura, fomentando il clima di tensione e di reciproco sospetto, togliendo la tranquillità a tutti e a ciascuno, mentre il rispetto per le altrui necessità e la considerazione dei fabbisogni in cui versano altri contribuisce a realizzare un clima di serenità nella migliore convivenza.
Quello che molto spesso si omette di considerare in ogni conflitto armato è la presa di coscienza della sua inutilità: si tratta in ogni caso di assurdo e immotivato spargimento di sangue che è ben lungi dal colmare le nostre lacune e risolvere le motivazioni dei conflitti e non apporterà mai la tranquillità dell'ordine e della convivenza civica che tutti quanti si auspica... Quando l'uomo imparerà a rinunciare alla violenza e all'illusione che il raggiungimento delle proprie mete risieda nell'impiego delle armi che intanto mettono in crisi la propria stabilità e addirittura la tutela della propria vita? Quando vi sarà piena coscienza che il raccapricciante esplodere delle bombe e il fragore delle armi da fuoco non fanno che accrescere la situazione di malessere da parte di tutti, e i problemi vanno affrontati e risolti nelle soluzioni pacifiche?
Come afferma anche il papa Benedetto XVI nel suo messaggio, la pace non può non connettersi con le prerogative della verità; ebbene, come non vedere la verità per intero a portata di mano, stanotte, sotto le forme di questo umile Fanciullo che ha voluto nascere per noi? Come non cogliere da lui il monito silenzioso al reciproco rispetto e alla solidarietà che sono elementi indispensabili per l'instaurazione della pace? In Cristo che entra nella dimensione terrena non può che vedersi l'esplicazione in essa della verità che ci sprona a considerare ogni cosa come un dono scaturente dal solo Dio, e soprattutto quello della pace ci viene offerto quale benefica elargizione da parte di Dio alla quale nessuno può volgere le spalle.
La pace è frutto della verità. E questa non altri che l'Amore di Dio che ci sta interessando nel Natale e che non cesserà mai di affascinarci così come ha affascinato il mondo antico nella figura dei pastori e dei Magi la cui vita è stata radicalmente trasformata nella pienezza comunicata loro dal Verbo fatto carne, il Dio fatto Bambino per la trasformazione radicale della storia. L'Amore vuole proposrsi come alternativa ai nostri conflitti, all'odio e alla violenza per la realizzazione del bene e della gioustizia, perché essere ostili all'Amore?