Omelia (13-04-2003)
padre Lino Pedron
Commento su Matteo 21,1-11

Per Matteo il centro dell'attività di Gesù è la Galilea. Gerusalemme è la città del rifiuto, il popolo che gli prepara la croce. L'ingresso in Gerusalemme va letto sotto questo aspetto. Il centro del brano è Gesù; i discepoli e le folle sono soltanto comparse.

Il monte degli Ulivi domina la città da oriente (Ez 11,23) e dista da Gerusalemme il cammino di un sabato (At 1,12), cinque stadi (= 952 metri). Al tempo di Gesù era considerato il luogo dal quale il Messia, con ogni probabilità, si sarebbe mostrato.

Il dettaglio dell'asina legata è comprensibile se ci si rifà a Gen 49,11 che descrive la benedizione di Giacobbe al figlio Giuda: "Egli lega il suo asino alla sua vite, a scelto vitigno il puledro della sua asina". Questo passo ha carattere messianico e il Messia è atteso dalla tribù di Giuda. Il versetto precedente, Gen 49,10 dice: "Non si allontana lo scettro da Giuda, né il bastone del comando dai suoi piedi, finché venga il suo dominatore, e a lui obbediscono i popoli". Con Gesù arriva il dominatore dei popoli preannunciato dal patriarca Giacobbe.

Il proprietario degli animali non può far altro che obbedire al Signore che ne ha bisogno. Una citazione dell'Antico Testamento chiarisce che tutto ciò accadde secondo le Scritture, cioè che è stato predisposto da Dio. Gesù agisce secondo la volontà di Dio.

Sia Is 62,11 sia Zc 9,9 annunciano per Gerusalemme il salvatore che viene e porta la pace, ed esortano Gerusalemme a salutarlo con gioia. L'appellativo "figlia di Sion" è rivolto alla popolazione della città. Ma Gerusalemme non reagisce con esultanza (v. 10).

Gesù viene nelle vesti del re mansueto, non come re che punisce e giudica. Egli offre a Gerusalemme la salvezza, e Gerusalemme è invitata ad accoglierla.

I due discepoli agiscono secondo la direttiva di Gesù senza trovare ostacoli. Essi pongono sulle due bestie dei mantelli come sella o come ornamento e Gesù siede sull'asina e sul suo puledro.

Non si può eliminare la difficoltà dell'espressione intendendo che Gesù sia seduto sui mantelli. In oriente gli asini si cavalcano in modo tale da tenere entrambe le gambe dalla stessa parte. Gesù, seduto sull'asina, ha usato il puledro, più basso dell'asina, per appoggiarvi i piedi. L'immagine dell'asina e del suo puledro era il segno dal quale Gerusalemme avrebbe dovuto riconoscere il suo re.

La folla enorme che accompagna Gesù è quella dei pellegrini, che arrivavano a Gerusalemme per la festa di Pasqua, non quella degli abitanti di Gerusalemme. In vista della città questi pellegrini stendono sulla strada i loro mantelli e rami recisi dagli alberi. Il primo gesto è parte costitutiva del rituale di intronizzazione (2Re 9,13); il secondo può essere considerato un atto di omaggio.

Il grido di saluto rivolto a Gesù "osanna!" significa letteralmente "soccorrici, dunque!". Qui è inteso nel senso di un grido di evviva. Esso è rivolto al Messia, il Figlio di Davide, che visita la sua città.

L'acclamazione "benedetto colui che viene nel nome del Signore" (Sal 118,26) – in origine un grido di saluto per i pellegrini alla porta del tempio - qui ha un significato escatologico: anche il Cristo della parusia sarà salutato così (Mt 23,39). L'osanna conclusivo invita gli angeli del cielo a unirsi all'esultanza.

Soltanto quando Gesù entra nella città, questa reagisce con eccitazione e panico. I suoi abitanti non gli sono andati incontro: è lo stesso atteggiamento tenuto all'annuncio della sua nascita (Mt 2,3-8).

Gesù è uno sconosciuto per gli abitanti di Gerusalemme. L'informazione può essere considerata anche con una punta di polemica rivolta contro di essa. Il profeta Gesù viene a lei da un angolo sconosciuto della Galilea, da Nazaret.

Gesù che entra in Gerusalemme è un'immagine del Dio misericordioso. Gesù si mostra re misericordioso proprio verso i peccatori. L'immagine del Dio misericordioso può essere colta soltanto nella fede, che è in grado di scorgere sotto la povertà la ricchezza, sotto la vergogna l'onore, sotto la morte la vita.

Un altro motivo importante è la pace che viene portata da questo re che disprezza la violenza. Il re senza spada e senza scudo diventa la vittima della sua città.