Omelia (25-12-2022) |
don Michele Cerutti |
C'è una frase che negli ultimi giorni mi risuona con forza nella mente e nel cuore e la troviamo nella pagina evangelica di questa notte: "Non c'era posto per loro in albergo". Come un bambino delle elementari mi rileggo la poesia di Gozzano che in rima riesce a mettere il travaglio di Maria e di Giuseppe, in maniera sdolcinata, ma che nello stesso tempo ci trasmette la magia di quello che viviamo: Un po' ci scalderanno quell'asino e quel bue... Maria già trascolora, divinamente affrante... il campanile scocca la Mezzanotte Santa. E' nato! Alleluja! Alleluja! Qualche giorno fa sono stato raggiunto dalla telefonata di un padre che chiedeva una benedizione per un feto di 8 mesi non nato e il dolore della famiglia era così forte che, giustamente, non sarebbero venuti i genitori e i 3 figli piccoli. Dopo aver contattato le pompe funebri e chiesto se era possibile portare il bimbo in cappella, per riuscire a dare in quella sede l'ultimo saluto, queste presentavano alcune perplessità dettate più da ragioni economiche non espresse (impiegare personale per spostare un feto ha un costo). Alla fine grazie a un gruppo di preghiera siamo riusciti a organizzare in maternità un momento di preghiera. Guardando quel feto mi è tornato in mente questa frase: "Non c'era posto per loro in albergo". Viviamo ore frenetiche per arricchire le nostre case e arredarle per la festa, comprare regali e mettiamo tutte le ragioni economiche davanti a una vita che non riesce a vedere la luce. Davanti a quel feto ho toccato con mano i due estremi che la liturgia ci fa vivere con la sua parola. Una corte che è in cerca di sicurezze da un lato contando i suoi sudditi e per questo organizza un grande censimento. Dall'altro lato abbiamo una stalla che accoglie il principe della Pace. Questa notte ci inseriamo in questo quadro. Il nostro olfatto è catturato dai profumi proveniente dai palazzi del potere e di contro dagli odori che si emanano dallo stabbiolo. In ogni Natale c'è un combattimento in noi o farsi prendere dal consumismo compulsivo a cui ormai la società odierna ci abitua e che prende sempre forme diverse e che utilizza strategie nuove per catturare la nostra attenzione oppure ritrovare quel raccoglimento interiore contemplando il presepe per poi riuscire a scorgere il Dio che nasce in ogni fratello che incontriamo allenandoci a fiutare anche con il nostro naso i drammi del mondo. A essere in gioco ancora una volta una fede che deve cercare in questa notte lo slancio per ripartire. La luce viene nel mondo, ma possiamo o spegnerla o custodirla nel cuore. Chiediamo a Maria e Giuseppe che vivono sullo sfondo di questa scena di donarci quei sentimenti che li hanno condotti a vivere quella notte per avere quella fede che ogni anno ci proponiamo di portare avanti, ma che poi facciamo scemare. Dobbiamo vincere la tiepidezza per chiedere maggiore coraggio e maggiore slancio. Guardando quel bambino che nasce chiediamo di essere sempre più ferventi. Questa notte la Santa Famiglia bussa alle porte di ciascuno di noi e ognuno può aprire o chiudere e in tutti può risuonare: "Non c'era posto per loro in albergo". A Maria, che abbiamo contemplato in Avvento come Tabernacolo dell'eterna gloria, chiediamo di custodire ancora una volta nel suo cuore tutti noi con i nostri slanci interiori perché siano non vaghe promesse, ma concrete scelte da vivere ogni giorno dell'anno. |