Omelia (25-12-2005)
Omelie.org - autori vari


* Quando uno cammina nelle tenebre e vede all'orizzonte spuntare una luce, sente la vita rinascere.
Nel cuore la speranza si riaccende, e la gioia, sì, la gioia scintilla negli occhi e rianima il volto.
"Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce" proclama il profeta Isaia alla gente oppressa e disperata.
Questa parola è anche per noi.
Per noi che ancora camminiamo nelle tenebre del dolore.
Per coloro che ancora percorrono i sentieri tristi della guerra, dell'odio e dell'ignoranza.
Per quanti sono ancora avvolti nel buio dell'ingiustizia e della sopraffazione.
Per tutti gli ottenebrati dalla povertà, dalla malattia, dalla nudità, dalla fame e dalla sete.
Per noi spaventati dalla notte della morte!
La luce viene!
E dove arriva, disperde le tenebre.

* "Io sono la luce del mondo chi segue me avrà la luce della vita!" proclama Gesù, il Salvatore, il figlio di Dio che questa notte vediamo, come i pastori di Betlemme, bambino avvolto in fasce che riposa in una mangiatoia.
La speranza attesa è questa notte compiuta.
Ogni uomo è chiamato a riconoscere e a contemplare l'amore di Dio!
"Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace agli uomini che egli ama" cantano gli angeli.
Sì, Dio ci ama!
Ci ama come solo Lui sa fare.
Davvero Dio ti ama!
Questa è la splendida notizia della notte santa.
È annuncio che scalda il cuore, e riempie la vita.
Questa notizia invita a rialzarci, a metterci nuovamente in cammino sulla strada della Luce.
Andare verso la Luce e rimanere nella Luce vuol dire accoglierla, vuol dire alimentarla per farla diventare sempre più forte, perché la notte scompaia.

* San Paolo nella lettera a Tito sottolinea gli atteggiamenti necessari che esprimono l'accoglienza della Luce.
Rinnegare ogni cattiveria, ogni pesantezza, ogni intralcio al cammino verso il bene. Trovare il coraggio per non assecondare i desideri mondani e per imparare a vivere con sobrietà, con giustizia e bontà in questo mondo.

* Dio che si fa bambino fragile e povero ci dice che questa è la strada necessaria da percorrere per essere Luce. E questa luce Divina va sostenuta, protetta, conservata perché splenda sempre di più e sempre più forte così che tutti, ma proprio tutti godano e vivano nella festa della luce.
Ecco la meraviglia, o il miracolo!
Ma per realizzarlo Dio vuole aver bisogno di noi, di me, di te come ha avuto bisogno di Maria, di Giuseppe dei pastori e di tutti gli uomini e donne di buona volontà.

* Tutti, ma proprio tutti possiamo essere piccola scintilla di Luce attraverso l'Amore che siamo chiamati a vivere e a donare.
Essere Luce vuol dire annunciare con la vita il Dio amore che viene a prendersi cura di noi, che viene a risollevarci dal dolore, che viene a distruggere la morte per donare a noi la vita per sempre.
Augurarci Buon Natale come cristiani vuol dire impegnarci a vivere così.

Allora BUON NATALE!

Commento a cura di Suor Piera Cori

1. La povertà e la debolezza di questo bambino non finiranno mai di stupire perché celano la forza di Dio. È voluto nascere per il beneficio della Redenzione e a noi ricorda che non gioverebbe nascere se non sentissimo la necessità di ringraziarlo per questo dono. Per questo possiamo cantare: "La Sua povertà è il mio patrimonio e la debolezza del Signore è la mia forza". E sempre per questo San Paolo annuncia che "è apparsa la grazia di Dio (...) che ci insegna a rinnegare l'empietà e i desideri mondani e a vivere con sobrietà, giustizia e pietà". Parole vuote per chi non ha fede, ma di significato inesauribile per chi la possiede. Preghiamo di fronte al mistero di questa nascita per accrescere la nostra fede.

2. L'evento non può essere una semplice ricorrenza o un gradito rituale. Dobbiamo farci sorprendere dall'accadimento come i pastori che, particolare non trascurabile, "vegliavano di notte". A questa notte si impone una grande luce, come per il gregge del Signore che brancolava nel buio. "Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce" ci ricorda Isaia che aggiunge, tra l'altro, che questo bambino sarà "Principe della pace, grande sarà il suo dominio e la pace non avrà fine sul trono di Davide e sul suo regno". La stessa cosa l'angelo annuncia ai pastori: "pace agli uomini che egli ama". Ma questo parlare di pace, in tutti i modi, quanto stride con ciò che è accaduto e accade attorno a noi.

3. Sembra essere un controsenso, eppure la parola di Dio è verità! Ma come può esserlo quando anche noi, appartenenti alla sua Chiesa e al suo Regno, non viviamo in pace col nostro prossimo? Quando quella pace promessa non è mai esistita? Ma chiediamoci dove è il Regno di Dio e capiremo il senso e il valore di queste affermazioni. Il Signore, infatti, ci ricorda che "il Regno di Dio è dentro di voi" (Lc 17,19). Solo qui, grazie al Salvatore, si costruisce quella pace che nessuno può intaccare. Solo qui si capisce e si ricambia l'amore di Dio che, poi, dobbiamo riversare, senza risparmio, a chi sta intorno a noi. Questo è l'invito e l'auspicio rivolto agli uomini di buona volontà, a quegli uomini che "Egli ama".

4. Il mistero di questa nascita ci evidenzia la fede di coloro che sono i primi testimoni della venuta al mondo del Messia. Fede che è piena accettazione della volontà, certo non comoda, di Dio. Costretti a fermarsi lontano da casa, e non in grado di ripartire immediatamente, ma felici di vivere dei doni della Provvidenza nelle cui mani avevano riposto, in silenziosa obbedienza, la loro vita presente e futura. Maria e Giuseppe sono la prima espressione di quella pace interiore che l'angelo annuncia a tutti gli uomini di buona volontà.

5. Forse un pensiero dovrebbe andare anche a quel gregge, spesso pecore senza pastore, per il quale il Signore non solo prega, ma dà la vita invitando tutti a non essere pastori mercenari, ma a cercare le pecore smarrite per presentare a tutti la gioia e la pace del Regno, che gli altri sapranno apprezzarle se sapremo mostrarle in modo vero e senza infingimenti, evidenziando che rappresentano, per noi, l'unico valore della nostra vita.

Commento a cura del Prof. Rocco Pezzimenti