Omelia (25-12-2022)
diac. Vito Calella
Segni luminosi di pace nel nome di Cristo, luce del mondo

Il segno più forte della natività di nostro Signore Gesù Cristo è la luce.
La profezia di Isaia è un grande annuncio di gioia per la luce che vince le tenebre: «Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; per coloro che abitavano nell'ombra della morte, una luce rifulse! Hai accresciuto la gioia e aumentato la letizia» (Is 9,1-2a). Poi il profeta svela il motivo della luce, fonte di gioia: «Un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio; porta sulle spalle i segni della regalità» (Is 9,5a).
Nel racconto della nascita di Gesù a Betlemme, scritto dall'evangelista Luca, c'è un evento di luce nel cuore della notte, associato all'annuncio di gioia, fatto dall'angelo del Signore ai pastori: «La gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l'angelo disse loro: "Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore!"» (Lc 2,9-11).
Nel giorno di Natale siamo invitati ad ascoltare il prologo del Vangelo di Giovanni. «Il Verbo di Dio si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1,14). Il mistero della venuta di Gesù in mezzo agli uomini è un evento di luce: «La luce splende nelle tenebre e le tenebre non possono vincerla» (Gv 1,5). Giovanni Battista «non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo» (Gv 1,7.8b-9). La luce è Gesù Cristo.
Accogliamo Gesù come luce della nostra vita, facendo eco a quanto Egli stesso ci dice, attraverso l'evangelista Giovanni «Io sono la luce del mondo. Chi segue me non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita» (Gv 8,12); «Finché sono nel mondo, sono la luce del mondo» (Gv 9,5); Nella prima lettera l'apostolo Giovanni proclama: «Dio è luce e in lui non ci sono tenebre» (cfr 1Gv 1,5).
Noi cristiani, chiamati ad essere «luce del mondo»
La luce della nascita di Gesù a Betlemme è vera solo perché confermata dalla risurrezione del suo corpo crocifisso. I titoli di «Cristo e Signore» con cui Gesù, Salvatore del mondo, è annunciato dall'angelo nel racconto della nascita di Gesù a Betlemme, è il modo con cui i cristiani annunciano Gesù, risorto dai morti.
Lo stesso Spirito Santo che lo ha risuscitato dai morti, per volontà di Dio Padre, ora abita in ciascuno di noi. Noi cristiani siamo chiamati ad essere riflesso della luce di Cristo risuscitato con la nostra luminosa testimonianza di vita e di santità, perché Gesù ci ha affidato questa missione: «Voi siete il sale della terra e la luce del mondo!» (Mt 5,13.14).
La luce di Cristo, nato a Betlemme, la cui missione terrena si è pienamente realizzata nell'evento della sua morte e risurrezione, è l'impegno missionario dei suoi discepoli, illuminati e guidati dallo Spirito Santo: siamo strumenti di Cristo "luce" per il mondo.
Chiamati ad essere segni luminosi di pace
Il modo migliore per vivere il Natale, divenendo «luce del mondo» nel nome del nostro «Salvatore, Cristo Gesù», è fare la scelta di diventare «artigiani di pace, perché tutti siamo chiamati "figli di Dio"» (cfr. Mt 5,9).
La presenza «dell'amore di Dio, riversato gratuitamente nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato» (Rm 5,5), garantisce la nostra comune dignità di figli amati del Padre, da scoprire e valorizzare, a partire i più poveri e sofferenti di questo mondo. L'anelito alla pace è nel cuore di ogni essere umano, specialmente di chi è umile e lotta per sopravvivere senza alcuna sicurezza materiale e culturale.
Ci sono ancora molte guerre in corso nel mondo. Le persone più semplici e vulnerabili subiscono le conseguenze dell'egoismo umano di pochi potenti, attaccati ai propri interessi economici e al demonio del potere politico, irrispettosi del bene comune e della biodiversità naturale.
Il profeta Isaia annuncia il rogo di tutto ciò che ricorda la tragedia di una guerra: «Ogni calzatura di soldato che marciava rimbombando e ogni mantello intriso di sangue saranno bruciati, dati in pasto al fuoco» (Is 9,4). Nella notte della nascita di Gesù a Betlemme risuona l'inno di gloria degli angeli, che annuncia la pace: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama» (Lc 2,14). «Gesù Cristo è la nostra pace!» (Ef 2,14a). Lui ha bisogno di noi e noi abbiamo bisogno di lui perché si realizzi il regno del Padre, regno di pace e di giustizia.
La pace può avvenire se noi, esseri umani, riconosciamo Gesù Cristo come nostro «Consigliere ammirabile», cioè nostro maestro ed educatore, con i suoi insegnamenti, che ci rivelano il vero volto misericordioso e fedele di Dio Padre e il suo progetto di un regno di giustizia e pace.
La pace può avvenire se noi, esseri umani, riconosciamo solo Gesù Cristo, unito al Padre nello Spirito Santo, come l'unico vero «Dio potente», più forte della potenza dell'idolatria del denaro, più forte dell'immenso sapere tecnico-scientifico che l'umanità ha acquisito, più potente delle armi sofisticate che proliferano e sono vendute nel mondo.
La pace può avvenire se noi esseri umani riconosciamo Gesù Cristo, unito al Padre nello Spirito Santo come nostro «Padre per sempre», sapendo che la nostra vita terrena è un soffio fugace e Cristo risuscitato ci invita a guardare al nostro destino finale di eternità in comunione con il Padre e con tutti coloro che in questa vita terrena sono stati segno luminoso della gratuità dell'amore divino.
Diventiamo allora «artigiani di pace» nel nome del nostro «Salvatore, Gesù Cristo, Principe della pace».
Segni luminosi di pace, frutto della condivisione del pane
È interessante sapere che la città di Davide, Betlemme, dove nacque Gesù, significa "casa del pane".
Gesù, ci dice tre volte il Vangelo di Luca, «fu adagiato in una mangiatoia» (cfr. Lc 2,7.12.16). Gesù è nato a Betlemme, nella "casa del pane". Egli si è fatto pane di vita per tutti noi con il dono dei suoi insegnamenti e con il dono dell'Eucaristia, che rende attuale la nostra salvezza, compiuta una volta per tutte nell'ora della sua morte in croce e della sua risurrezione. Il pane è una delle immagini simboliche più belle di una vita dove si diventa artigiani di pace, imparando a condividere quel poco che abbiamo e che siamo. Non c'è vera pace senza la possibilità della condivisione, guardando Gesù che giace nella mangiatoia e imparando da lui a fare della condivisione la nostra scelta quotidiana, per vivere lo spirito del Natale tutti i giorni dell'anno.
Segni luminosi di pace, frutto dello Spirito Santo
Attraverso la lettera dell'apostolo Paolo a Tito, ricordiamo che la partecipazione di Gesù alla nostra salvezza è stata totale: «Egli ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formare per sé un popolo puro che gli appartenga, pieno di zelo per le opere buone» (Tt 2,14). Siamo peccatori già redenti, già perdonati grazie alla morte e risurrezione di Gesù. Quindi siamo chiamati ad essere artefici di pace «rinnegando l'empietà e i desideri mondani e vivendo in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà, nell'attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo» (Tt 2,12). .
La pace è il frutto dello Spirito Santo, presente e operante in noi. L'agire della nostra corporeità vivente, sia segno luminoso di «amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé» (Gal 5,22-23a).
Non c'è vera pace senza la scelta consapevole di invocare incessantemente lo Spirito Santo affinché possiamo dominare i nostri istinti egoistici e imparare a vivere i rapporti umani nel rispetto degli altri, avendo una vita equilibrata e sobria. Invochiamo lo Spirito Santo per praticare la giustizia in nome del bene comune di tutti, senza mettere al primo posto i nostri interessi egoistici. Invochiamo lo Spirito Santo per praticare la compassione e la misericordia con la nostra fedeltà a una vita intensa di ascolto orante della Parola di Dio. E allora sarà veramente un buon Natale di pace per tutti.