Omelia (25-12-2022) |
don Lucio D'Abbraccio |
Oggi è nato per voi il Salvatore! La luce assume particolare valore in questo tempo invernale quando, almeno alla nostra latitudine, le ore di luminosità sono più limitate. Nello sfavillio del Natale brilla un bagliore che si distingue dagli altri. Non ha colore, non è prodotto dall'elettricità, non abbaglia. Più che per gli occhi, è per il cuore. È dato a noi e a tutti gli uomini; aiuta non tanto a sapere dove siamo, quanto piuttosto a scoprire chi siamo. È il Dio fatto uomo a diventare luce, illuminando la notte della storia e riscaldando il cuore dell'umanità. Non c'è cristiano, per quanto indifferente e lontano dalla vita ecclesiale, che non abbia sentito parlare della nascita di Gesù a Betlemme e dei pastori che accorrono, sollecitati da un annuncio angelico, a rendergli omaggio. Ebbene, da questo momento, Dio è veramente un «Dio-con-noi». Non è più il Dio distante, che, attraverso la creazione e mediante la coscienza, si può in qualche modo intuire da lontano. Egli è entrato nel mondo. È il «Vicino». Ciò che l'angelo annunciò ai pastori: «oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore», Dio ora lo richiama a noi per mezzo del Vangelo e dei suoi messaggeri. È questa una notizia che non può lasciarci indifferenti! I pastori, dopo aver ascoltato il messaggio dell'angelo, si dissero l'un l'altro: «Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere. Andarono, senza indugio» (cf Lc 2,15-16). Si «affrettarono» dice letteralmente il testo greco. Ciò che era stato loro annunciato era così importante che dovevano andare immediatamente. Certo, li spingeva anche la curiosità, ma soprattutto l'agitazione per la grande cosa che era stata comunicata proprio a loro, i piccoli e uomini apparentemente irrilevanti. Nella nostra vita ordinaria le cose non stanno così. La maggioranza degli uomini non considera prioritarie le cose di Dio, esse non ci incalzano in modo immediato. E così noi, nella stragrande maggioranza, siamo ben disposti a rimandarle. Prima di tutto si fa ciò che qui ed ora appare urgente. Nell'elenco delle priorità Dio si trova spesso quasi all'ultimo posto. Questo - si pensa - si potrà fare sempre. Il Vangelo ci dice: Dio ha la massima priorità. Se qualcosa nella nostra vita merita fretta senza indugio, ciò è, allora, soltanto la causa di Dio. Dio è importante, la realtà più importante in assoluto nella nostra vita. Proprio questa priorità ci insegnano i pastori. Da loro vogliamo imparare a non lasciarci schiacciare da tutte le cose urgenti della vita quotidiana. Da loro vogliamo apprendere la libertà interiore di mettere in secondo piano altre occupazioni - per quanto importanti esse siano - per avviarci verso Dio, per lasciarlo entrare nella nostra vita e nel nostro tempo. Il tempo impegnato per Dio e, a partire da Lui, per il prossimo non è mai perso. È il tempo in cui viviamo veramente, in cui viviamo lo stesso essere persone umane. Inoltre, la prima lettura di questa santa Messa della notte di Natale, attraverso il simbolismo della luce e del bambino nato per noi, apre gli orizzonti del popolo d'Israele alla speranza: la salvezza è vicina, Dio viene a visitarci attraverso un re giusto, un consacrato, che vive secondo la legge del Signore. In questa profezia, noi cristiani ritroviamo l'annuncio messianico dell'Emmanuele, il Dio-con-noi, cioè la nascita del Cristo-Luce. La gioia cresce, si moltiplica, raddoppia, per questa luce che si espande sul mondo. Il profeta Isaia attinge al mondo agricolo, pastorizio e politico per spiegare il significato di questa letizia. Il popolo gioisce come quando si miete e allo stesso modo dei cacciatori che si dividono la preda. È la gioia degli stessi giusti e degli oppressi che venivano sopraffatti da governanti e re iniqui. Nel bambino che nasce è posto il segno della pace e della giustizia. Di fatti, il bambino è chiamato consigliere ammirabile, Dio potente, Padre per sempre, principe della pace. Uno dei titoli più antichi applicati a Gesù è proprio quello di principe della pace. Isaia mette in evidenza le capacità di governo e la sapienza, nonché la rettitudine, di questo re-bambino. Discendente del regno di Davide, il suo potere si diffonderà su tutta la terra, e al suo dominio sarà qualificato proprio dalla pace e dalla giustizia. Ebbene, il richiamo alla luce e ai pastori serve a contestualizzare l'evento stupendo che stiamo celebrando: «Dio si è fatto uomo, è venuto ad abitare in mezzo a noi e oggi è nato per noi!». Qui sta la grandezza del Natale! Far scaturire sentimenti di gratitudine e di riconoscenza, verso Dio prima di tutto, e poi verso gli uomini di buona volontà, che sono disposti ad accendere un lume di speranza per un mondo migliore. Concludo con una stupenda preghiera di santa Madre Teresa di Calcutta. È Natale! È Natale ogni volta che sorridi a un fratello e gli tendi la mano. È Natale ogni volta che rimani in silenzio per ascoltare l'altro. È Natale ogni volta che non accetti quei principi che relegano gli oppressi ai margini della società. È Natale ogni volta che speri con quelli che disperano nella povertà fisica e spirituale. È Natale ogni volta che riconosci con umiltà i tuoi limiti e la tua debolezza. È Natale ogni volta che permetti al Signore di rinascere per donarlo agli altri. Amen! |