Omelia (25-12-2022) |
don Lucio D'Abbraccio |
I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio! «Oggi la luce risplende su di noi ed è discesa sulla terra». La luce di Cristo è portatrice di pace. Anzi, solo la «grande» luce apparsa in Cristo può donare agli uomini la «vera» pace: ecco perché ogni generazione è chiamata ad accoglierla, ad accogliere il Dio che a Betlemme si è fatto uno di noi. Questo è il Natale! Evento storico e mistero di amore, che da oltre duemila anni interpella gli uomini e le donne di ogni epoca e di ogni luogo. È il giorno santo in cui rifulge la «grande luce» di Cristo portatrice di pace! Certo, per riconoscerla, per accoglierla, ci vuole fede, ci vuole umiltà. L'umiltà di Maria, che ha creduto all'amore del Signore, e ha adorato per prima, china sulla mangiatoia, il Frutto del suo grembo; l'umiltà di Giuseppe, uomo giusto, che ebbe il coraggio della fede e preferì obbedire a Dio piuttosto che tutelare la propria reputazione; l'umiltà dei pastori, dei poveri ed anonimi pastori, che accolsero l'annuncio del messaggero celeste e in fretta raggiunsero la grotta dove trovarono il bambino appena nato e, pieni di stupore, lo adorarono lodando Dio: «Appena gli angeli si furono allontanati da loro, verso il cielo, i pastori dicevano l'un l'altro: "Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere". Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro [...] I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto». I piccoli, i poveri in spirito: ecco i protagonisti del Natale, ieri come oggi; i protagonisti di sempre della storia di Dio, i costruttori infaticabili del suo Regno di giustizia, di amore e di pace. Nel silenzio della notte di Betlemme Gesù nacque e fu accolto da mani premurose. Ed ora, in questo nostro Natale, in cui continua a risuonare il lieto annuncio della sua nascita redentrice, chi è pronto ad aprirgli la porta del cuore? Uomini e donne di questa nostra epoca, anche a noi Cristo viene a portare la luce, anche a noi viene a donare la pace! Ma chi veglia, nella notte del dubbio e dell'incertezza, con il cuore desto e orante? Chi attende l'aurora del giorno nuovo tenendo accesa la fiammella della fede? Chi ha tempo per ascoltare la sua parola e lasciarsi avvolgere dal fascino del suo amore? Sì! È per tutti il suo messaggio di pace; è a tutti che il Verbo di Dio che si è fatto carne viene ad offrire se stesso come certa speranza di salvezza. Ebbene, in questo santo giorno una cosa ci resta ora da capire: che la speranza di pace e di giustizia che il santo Bambino reca ai poveri non è un tranquillante per nessuno; non è, cioè, un surrogato di quell'altra pace e di quell'altra giustizia che tanto tormentano gli uomini di oggi, ma ne è la premessa e il fondamento. Ora il nostro pensiero si volge all'Eucaristia che stiamo per celebrare. Il segno del Bambino nella mangiatoia si fa presente nel segno, non meno umile, del pane sull'altare. La liturgia bizantina ai vespri della Vigilia di Natale contiene una preghiera piena di santo orgoglio, che possiamo fare nostra davanti al presepe: «Che cosa possiamo offrirti in dono, o Cristo nostro Dio, per essere apparso sulla terra assumendo la nostra stessa umanità? Ognuna delle creature plasmate dalle tue mani ti offre qualcosa per renderti grazie: gli angeli ti offrono il loro canto, i cieli la stella, i magi i loro doni, i pastori il loro stupore, la terra una grotta, il deserto una mangiatoia. Ma noi, noi ti offriamo una Madre vergine». Amen! |