Omelia (01-01-2023) |
don Michele Cerutti |
Commento su Luca 2,16-21 Come il popolo di Israele si avvia a proseguire il viaggio nel deserto, dopo un periodo di stanziamento alle pendici del Sinai e riceve la benedizione così anche noi oggi, all'inizio di un anno civile, necessitiamo della benedizione perché ogni attività abbia in lui il suo avvio e il suo compimento. La liturgia della Parola ci offre brevi espressioni belle e piene di attenzione con questi versetti tratto dal Libro dei Numeri. Oggi più che mai abbiamo bisogno di parole buone e di sguardi fatti da dolcezze nei tratti. Dopo anni di paure per un virus che ha piegato il mondo e ha smontato tutte le nostre piccole certezze di onnipotenza la paura e la diffidenza diventano difficili da vincere. Tutti sembriamo più impazienti. Leggevo su un quotidiano come molti infermieri denunciano aggressioni ad opera di scalmanati che per un piccolo imprevisto, un ritardo nelle prestazioni, ad esempio, utilizzano le mani. Quello che ci è chiesto forse oggi è proprio chiedere a Dio l'aiuto per vincere paure e donarci quella serenità d'animo nell'affrontare le situazioni che si presentano. Oggi la Chiesa, nel giorno mariano della Madre di Dio, prega per la pace e il Santo Padre ci offre ogni anno, sulla scia dei suoi predecessori, riflessioni importanti su questo tema. Penso che sia utile leggere queste suggestioni, ma ritengo importante che la pace occorre iniziarla a costruire laddove siamo cercando di viverla nella concretezza del quotidiano vincendo paure e diffidenze che ci abitano tutti quanti. Mi ha impressionato vedere nell'oratorio della parrocchia d'origine il murale dove vengono disegnati i loghi dei Grest degli anni trascorsi e vedere che da quello del 2019 al 2023 non ci fossero i due precedenti mi ha fatto comprendere che come se ci sia stato un salto nella storia e che questo abbia caratterizzato i bambini. Anni difficili abbiamo lasciato alle spalle e viviamo tempi cattivi caratterizzati da una guerra non lontana da noi. Se non possiamo partecipare ai tavoli delle grandi organizzazioni internazionali possiamo di certo tracciare dei percorsi di serenità tra di noi per essere espressione di quella pace che il Figlio di Dio è venuto a portare nel mondo. Questo non esclude che nella nostra preghiera possano esserci le necessità dell'umanità. La lista delle guerre sono diverse e focolai sembrano riaccendersi in alcune parti che sembravano essersi spenti. Doveroso ricordare anche le persecuzioni nei confronti dei cristiani. La festa di Santo Stefano e dei Martiri Innocenti in questa ottava di Natale ci ha ricordato la dimensione della testimonianza cruenta che ancora oggi non si è spenta anzi come ci ricorda Papa Francesco la persecuzione è più forte nel tempo attuale che in quella delle prime comunità. In questo quadro la Vergine ci viene in aiuto non con grandi discorsi come vorremmo forse, in questi tempi, attribuire alla Madonna, ma nella custodia premurosa che la Madre di Dio dimostra conservando tutte queste cose nel Suo Cuore. La Santa Famiglia è chiamata a custodire il Figlio dell'Altissimo e nello stesso tempo a custodire noi tutti che siamo creati a immagine e somiglianza di Dio e quindi chiamati a essere figli nel Figlio Gesù. Siamo posti ai piedi del bambinello di Nazareth dalla Madre stessa e tramite la sua intercessione chiediamo giorni in cui i fratelli non vivano divisi e separati, con volti tristi e cattivi nello stesso tempo. Iniziamo l'anno con questa richiesta perché il mondo possa ritrovare non una pace ideale, ma concreta quella donata da Gesù. Solo in questo modo il Natale non diventa un'esperienza di un tratto dell'anno civile e liturgico, ma una vera propria realtà del nostro quotidiano perché un Dio che si rivela ci aiuti nell'armonia tra noi quella stessa che si respira ogni volta volgiamo lo sguardo al presepe. |