Omelia (06-01-2023) |
padre Gian Franco Scarpitta |
Epifania per la verità e per la vita L'epifania è la manifestazione di un evento o di un mistero, che è destinato ad essere reso manifesto agli uomini. Nella solennità presente, che anticamente formava un tutt'uno con la celebrazione della Nascita, essa riguarda la manifestazione immediata di Dio agli uomini una volta incarnatosi in un esile Bambino: appena concepito nella carne, il fanciullo divino si palesa e si manifesta mostrando la sua vera forza inequivocabile. Manifesta appunto quella che è la sua ver capacità di affermazione sul mondo, la sua reale incidenza. Non l'impeto e il vigore di chi prorompe con prepotenza, ma la "vera forza" caratterizzata da ciò che noi comunemente chiamiamo debolezza. Paolo per l'appunto scriverà: "ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini (1Cor 1, 25) e Dio facendosi bambino proprio in questo si mostrerà potente ed esaltante: nell'assumere questa semplicità e questa naturalezza, nel sottomettersi agli uomini, alle loro leggi e nel sottostare al loro tempo, nello sminuirsi omettendo ogni reazione di fronte alla furia di un prepotente come Erode che adopera tutti i mezzi per sopprimerlo, vedendo in lui un possibile cospiratore o un nemico. Tutto questo è Epifania, cioè manifestazione immediata di Dio. La rivelazione divina non sarebbe completa né esauriente se Dio, una volta incarnatosi nelle spoglie esili di un fanciullo, non si fosse manifestato all'uomo come Salvatore e Messia; non festeggeremmo nulla di straordinario nel tempo di Natale se il Signore non avesse mostrato se stesso come Dio fatto uomo sia pure nella piccolezza e nell'umiltà di Betlemme. Giacendo in un alloggio precario e inospitale, umile, esile e indifeso, pur senza proferir parola questo Bambino attira tutti a sé e irradia per ogni dove la sua piccola grandezza, la quale affascina e seduce primi fra tutti i pastori che vegliano nottetempo sul gregge nelle zone antistanti e poi i famosi Magi. Per il mondo antico, stelle, astri e corpi celesti erano luoghi di manifestazione (epifanie) delle varie divinità ed erano essi stessi elementi che condizionavano l'andamento della vita dell'uomo. Ratzinger lega quindi la stella apparsa a Betlemme a un elemento di automanifestazione del divino che però coinvolge in Gesù Cristo tutti gli uomini, pagani, ebrei o miscredenti e suscita la gioia del richiamo e del coinvolgimento medesimo. Non soltanto uomini illetterati e abietti come i pastori, ma che soggetti raffinati ed eruditi sono i destinatari del gioioso annuncio di salvezza che Dio nel Bambino reca a tutti gli uomini e per questo che il suo fascino viene esteso ai Magi, cioè ai sapienti eruditi astronomi. Essi ne vengono sedotti mentre svolgono le loro normali attività di scrutatori e ricercatori della volta celeste, essendo essi per l'appunto filosofi del cosmo, interpreti della realtà e degli eventi terreni secondo la posizione degli astri. Vedono una stella e provano una gioia immensa, concependo che quella stella è per loro di particolare importanza perché indica finalmente la manifestazione di quella verità che senza esito avevano cercato nella speculazione astratta. Attraverso la loro attività di routine, comprendono che la Verità non è un fatto generico e distaccato, ma è associata ad una Via ed è un fatto di Vita. Essa è un evento che si chiama Gesù Cristo fattosi uomo per rendere testimonianza appunto della verità. Nell'epifania avviene che mentre l'uomo inconsapevolmente cerca Dio, in realtà è Dio che viene a cercare l'uomo adoperando mezzi che l'uomo non immaginerebbe mai. Come quelli relativi alla sua stessa vita, alla sua esperienza comune e al suo quotidiano. Come il Fanciullo Divino è in grado di raccogliere attorno a sé pastori e magi ciascuno secondo la loro esperienza abituale, così lo stesso Fanciullo ci si rivela nell'esperienza di tutti i giorni e nella realtà contingente soggettiva di ciascuno. Perché ostinarsi a cercare verità e felicità per ogni dove, quando queste albergano in noi stessi e in ciò che ci circonda? Un racconto parla di due monaci che partono alla ricerca di Dio percorrendo strade e scalando montagne fino a raggiungere alte vette, si addentrano fra i folti boschi, salgono a fatica un monte dove trovano una vecchia porta. La aprono, fanno ingresso e... si trovano nella cella del loro monastero. Sempre Ratzinger, di cui in questi giorni tessiamo le lodi in occasione del suo transito al Padre, diceva che il cristianesimo non è un'ideologia o una serie di norme da accogliere e apprendere con profitto, ma una relazione personale con Gesù Cristo, il Figlio di Dio fatto uomo che ci ha salvati e redenti con la sua incarnazione e con la sua morte di croce. In questo sta la verità, che si associa alla via e alla vita. Il Bambino chiama tutti quanti a sé per mostrare di essere Via, Verità e Vita già nel silenzio ma soprattutto manifestando con la verità anche una gioia grande riservata a tutti e simboleggiata dalla luminosità di cui parla Isaia nella Prima Lettura: "Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce.", la luce che illumina ogni uomo diradando le tenebre tutt'intorno. |