Omelia (06-01-2023) |
don Alberto Brignoli |
Per un'altra strada... Quando ascoltiamo il meraviglioso testo di Matteo che descrive l'arrivo dei Magi da Oriente a Gerusalemme per adorare il Re che è nato, ci lasciamo coinvolgere dalla ricchezza dei particolari che pervadono questa narrazione: le figure affascinanti e misteriose di questi uomini saggi venuti da lontano, simbolo di tutti i popoli della terra che riconoscono in Gesù il Salvatore universale; la stella che hanno visto sorgere e che li guida nel loro cammino divenendo uno dei simboli più rappresentativi di tutto il Natale; la città di Gerusalemme che rimane turbata come il suo re per questo arrivo e per la rivelazione che porta con sé; Erode stesso che si interessa in maniera ossessiva di questo bambino che è nato perché teme la fine del proprio regno; tutti i capi dei sacerdoti che, rifacendosi alle profezie di Michea, concordano nell'identificare Betlemme come il luogo della nascita del Messia; la gioia grandissima che i Magi provano nel rivedere la stella che si posa sul luogo dove Gesù dimora con sua madre (Giuseppe sembra già scomparso, poveretto...); e poi, quei leggendari doni offerti al re, al Dio, all'uomo sposo dell'umanità nuova, che da quel momento in poi diventano parte integrante della nostra spiritualità e della nostra preghiera. Una ricchezza di particolari che necessiterebbe di giornate intere per poter essere sviscerata, analizzata, studiata e approfondita nella sua pienezza. Eppure, a me piace cogliere un altro particolare, che non ritengo insignificante, pur essendo parte dell'ultimo versetto ascoltato e che quindi rischia di passare inosservato. Matteo conclude la narrazione con queste parole: "Per un'altra strada fecero ritorno al loro paese". E quest'affermazione è preceduta da un sogno, come molti ce ne sono stati nelle narrazioni di Matteo: "Avvertiti in sogno di non tornare da Erode" il quale - lo sappiamo già bene anche se Matteo ce lo rivelerà solo con la strage degli innocenti - non aveva alcuna intenzione di adorare il bimbo-re appena nato. Le reali intenzioni del suo cuore vengono svelate e rivelate ai Magi attraverso un sogno, ovvero il modo più autorevole che Dio ha di comunicare con gli uomini, secondo il primo Vangelo. Ma quello che a me colpisce è questa "altra strada" percorsa dai Magi per fare ritorno al loro paese. Qual era stato lo scopo del loro viaggio? Quello di seguire una stella, potremmo dire la loro "buona stella", che li avrebbe condotti al Re dei Giudei, da loro visto come termine ultimo del loro cammino di ricerca. Un cammino di ricerca della verità e del sapere, come era tipico di uomini saggi che allo studio, alla meditazione e alla spiritualità avevano dedicato la loro vita, e lo avevano fatto "de-siderando" da sempre di incontrare, un giorno, ciò che avrebbe dato senso alla loro ricerca. "De-siderando", dicevo, nel senso letterale, etimologico del termine: mutuandolo "dalle stelle", chiedendo un segno agli astri del cielo perché potessero diventare per loro una guida sicura alla ricerca della verità. Raggiunto il loro scopo, ancora grazie a un intervento dall'alto che, nel sogno, li aiuta a comprendere le intenzioni del cuore di quegli uomini che cercano la verità solo in se stessi (come Erode), ritornano carichi di gioia alla loro terra, alla loro vita di ogni giorno, senza ripercorrere la strada sicura dalla quale erano venuti, ma passando "per un'altra strada". Nessuno di noi è in grado di dire se conoscessero bene quella strada "altra"... di certo, i sistemi di navigazione di allora non erano paragonabili a quelli di cui oggi tutti siamo dotati! L'unica cosa certa è che quella è una strada "altra", alternativa, diversa, come diversi sono stati visti e considerati loro stessi da tutta quella Gerusalemme che rimase turbata al loro arrivo. La strada diversa, alternativa a quella percorsa altro non è che una strada nuova, da scoprire, forse anche piena di incertezze, rispetto a quella sicura dalla quale erano venuti. E forse, è il simbolo di quella novità di vita alla quale l'incontro con la verità li ha spinti: se hai cercato la verità per tutta la vita e hai avuto la grazia di incontrarla, non puoi più rimanere lo stesso. Quell'incontro ti cambia la vita, e allora ritornerai alla tua vita diverso, nuovo, percorrendo vie "altre" e alternative senza la paura di sbagliare, perché nel cuore hai la gioia della verità incontrata. Solo chi non è "nuovo" nel cuore, solo chi non si lascia profondamente rinnovare dall'incontro con la verità, continuerà a percorrere la strada antica senza dare ascolto alla ricchezza dei sogni che parlano al suo cuore. Ed è quello che può succedere a ognuno di noi se l'incontro con Gesù non ci cambia la vita, se l'incontro con Gesù non diventa l'incontro decisivo che ti chiede di sperimentare nuovi cammini, nuove vie, nuove strade. Se il tuo incontro con Gesù diventa una cosa scontata e abitudinaria, come rischia di diventare spesso la nostra pratica cristiana, allora non riuscirai mai a percorrere strade nuove che ti permettano di sperimentare nuove vie. Ed è vera anche e soprattutto la riformulazione inversa di questa affermazione: se continui a percorrere, nella tua vita di fede e di testimonianza cristiana, le stesse strade e le stesse vie, vuol dire che l'incontro con Gesù non ti ha cambiato la vita, e che Gesù non è affatto la buona stella che guida la tua esistenza. Se continui a vivere la tua vita di fede facendo le stesse cose, reiterando gli stessi riti, ripetendo le stesse formule e compiendo le stesse attività di sempre, sorretto dal malsano e deleterio principio del "si è sempre fatto così", può sorgere anche la stella più brillante del firmamento, visibile dal più lontano Oriente, possono avvenire nella tua vita anche gli incontri più straordinari, con le esperienze più nuove e le persone più diverse che tu possa immaginare, ma tu resterai sempre lo stesso, non cambierai mai, e l'incontro con la verità della tua vita si sarà rivelato perfettamente inutile! Che il Signore, in questa Epifania, faccia a ciascuno di noi e alla sua Chiesa il dono più prezioso, quello di fronte al quale il nostro oro, il nostro incenso e la nostra mirra sfigurano, tanto grande è il suo valore: quello di ritornare alla nostra vita di ogni giorno, dopo questa pausa natalizia che volge al termine, profondamente rinnovati dall'incontro con Gesù, e capaci per questo di percorrere "un'altra strada", laddove i sogni di Dio sono capaci di condurci. |