Omelia (06-01-2023)
diac. Vito Calella
Vivere come Maria, per Cristo, con Cristo e in Cristo

Opposizione tra oscurità e luce
In questo tempo natalizio, l'opposizione tra tenebre e luce continua ad essere presentata dalla parola di Dio. Questa opposizione coinvolge il mondo intero e condiziona la vita di tutti noi, implicando la necessità per ognuno di noi di compiere la libera scelta di porre la propria corporeità vivente o al servizio delle tenebre o al servizio della luce.
Diamo un nome all'oscurità che avvolge il mondo
Insieme al profeta Isaia, siamo invitati a guardare alla situazione della nostra casa comune, che è il pianeta Terra. Purtroppo, il dominio delle tenebre richiama maggiormente l'attenzione: «Ecco, la tenebra ricopre la terra, nebbia fitta avvolge i popoli» (Is 60,2).
Possiamo dare un nome a questa oscurità e a queste nuvole oscure: cinquantanove guerre sono in corso nel mondo in questo momento; 828 milioni di persone, nel 2021, soffrivano la fame e i dati, non ancora aggiornati al 2022, indicano un aumento della drammatica mancanza di cibo e acqua potabile, a causa delle guerre e dei fenomeni di cambiamento climatico.
Guardando il mondo della criminalità organizzata che vende armi e droga nel mondo, appare davanti a noi una folla di giovani che cammina in un tunnel senza uscita, perché il denaro facile e la felicità fugace, dipendente dal sesso, dall'alcool e dalla droga, hanno, come prezzo, la vita costantemente minacciato di morte violenta. Il sistema di potere e le regole commerciali della criminalità organizzata sono spietate per chi sbaglia e vuole uscire da questo tunnel oscuro.
Guardando a chi detiene il potere politico, economico e finanziario, appaiono le nubi oscure della corruzione generalizzata e dell'asservimento di tante persone all'idolatria del denaro.
Nel vangelo la situazione di tenebre è chiamata «turbamento». È impressionante immaginare che tutti gli abitanti di Gerusalemme, città piena di luce nella profezia di Isaia, da Erode in poi, siano tutti avvolti dalle tenebre del «turbamento»: quando furono informati dai Magi d'Oriente della nascita del Re di Giudei, «il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme» (Mt 2,3).
Possiamo dare un nome a questo «turbamento»: è la paura di perdere il potere politico ed economico, di chi ha responsabilità politica sugli altri e di chi si aggrappa alla sicurezza economica del possesso dei beni materiali. Questa paura innesca lo stress di uno stile di vita competitivo, per voler mantenersi a tutti i costi al primo posto dimostrando con aggressività di essere più forte degli altri; è la paura dell'altro, visto come un potenziale nemico da eliminare il più rapidamente possibile; è il turbamento della falsità e della menzogna del re Erode, nel voler manifestare esteriormente interesse e rispetto per il bambino, che sarebbe dovuto nascere a Betlemme, quando invece il suo cuore era come una bestia feroce pronta ad afferrare e divorare la sua preda. In altri termini, è il turbamento dell'egoismo umano, quando si decide di investire la propria vita solo per salvare se stessi e i propri interessi.
Saper contemplare più luce che tenebre
Oggi siamo invitati a non fissare lo sguardo sulle tenebre e sul turbamento, che ci condizionano e alimentano in noi lo sconforto, la rassegnazione, la depressione, la disperazione, il pessimismo.
Siamo invitati a guardare, a contemplare la luce che viene per vincere le tenebre del mondo e ha il potere di dominare i turbamenti del nostro egoismo, perché la radice del male risiede nel cuore di ogni essere umano.
La luce è Gesù, il Messia atteso
L'autore sacro del libro dei Numeri ha posto in bocca a Balaam, «l'uomo dagli occhi penetranti, che ascolta le parole di El (Dio)» (Nm 24,15b), la profezia della rivelazione o epifania di una stella, che indicherebbe la venuta di Dio nel mondo: «Io lo vedo, ma non ora, io lo contemplo, ma non da vicino: una stella spunta da Giacobbe e uno scettro sorge da Israele» (Nm 24,17a). Per noi cristiani è già arrivata l'ora di vedere. Una stella misteriosa è apparsa in Oriente. Non è apparsa a persone appartenenti al popolo di Israele, ma ai Magi venuti da lonano, ai pagani, cioè a persone che rappresentano tutti i popoli della terra, persone che ci rappresentano: «Abbiamo visto una stella nel Oriente e siamo venuti per adorare il re dei Giudei appena nato» (Mt 2,2).
Siamo chiamati a identificarci con quei Magi d'Oriente, a «inginocchiarci e adorare il Bambino con Maria sua madre» (Mt 2,11).
Colpisce il fatto che l'evangelista Matteo focalizzi la nostra attenzione su «Maria con il Bambino», senza nominare Giuseppe. Inginocchiarsi e adorare il bambino Gesù oggi significa assumere nella nostra vita quotidiana il rapporto luminoso tra Maria e Gesù. La nostra adorazione oggi assume la forma della scelta di vivere, come Maria, per Cristo, con Cristo e in Cristo.
Vivere, come Maria, per Cristo, con Cristo, in Cristo
Vivere per Cristo, come Maria, significa fare la scelta di uscire dall'atteggiamento di difesa del nostro egoismo, affidandoci solo alle nostre forze umane e alle nostre capacità, lasciando l'attaccamento ai beni materiali e al denaro, permettendo che Cristo, morto e risuscitato, diventi il centro della nostra vita, il Signore della nostra vita.
Allora vedremo «apparire su di noi la gloria del Signore, su ciascuno di noi si manifesterà la sua gloria» (cfr Is 60,1b.2b), perché Cristo risuscitato ha già effuso, fin dalla nostra nascita, la luce liberatrice e santificante della gratuità dell'amore divino: lo Spirito Santo. Lo Spirito Santo è quel punto di luce sempre presente in ognuno di noi, che garantisce la nostra dignità di figli amati del Padre. La gloria del Padre, venendo al mondo mediante la missione del Figlio, consiste nel risvegliare la consapevolezza che ogni essere umano è il suo figlio prediletto e ha la possibilità di fare della sua corporeità vivente la manifestazione, l'irradiazione della gratuità del suo amore, superando la tendenza a fare della sua corporeità vivente una manifestazione del proprio egoismo.
L'offerta dell'incenso, fatta dai Magi d'Oriente, può significare il profumo divino che ci avvolge, cioè il profumo dello Spirito Santo capace capovolgere tutte le situazioni di oscurità, causate anche dal nostro egoismo.
Vivere con Cristo, come Maria, significa prendersi cura della nostra comunione con Cristo, che è presente nel dono della Parola, dell'Eucaristia e nella carne dei più poveri e sofferenti.
L'offerta di mirra, fatta dai Magi d'Oriente, può significare la dignità prendersi cura l'uno dell'altro, la bellezza del rimanere uniti, il nostro coraggio di vivere la riconciliazione dopo ogni conflitto, a costo del sacrificio della nostra donazione, come Gesù, che mantenne la sua comunione con il Padre fino al suo ultimo respiro, quando fu inchiodato sulla croce e, da quel sangue versato, realizzò la comunione della nuova ed eterna alleanza divina con tutta l'umanità.
Vivere in Cristo, come Maria, significa far vivere Cristo in noi a tal punto che la nostra vita assume la diaconia come stile di vita, rendendoci disponibili a servire con gioia nella nostra comunità affinché il regno del Padre, di pace e di giustizia, avvenga nella storia, andando contro la cultura dominante del'esaltazione dell'egoismo, dell'edonismo e del materialismo.
L'offerta dell'oro, fatta dai magi d'Oriente, può significare la bellezza e il valore di chi si mette al servizio degli altri con umiltà, perché questa è la regalità di Gesù.
Faremo parte del luminoso popolo di Dio in mezzo alle tenebre di questo mondo.
Faremo allora parte di quel popolo di Gerusalemme che «accende le luci» (Is 60,1) della missione e della grazia battesimale, crismale ed eucaristica, rispondendo alla chiamata di diventare, di riflesso da Cristo, «luce del mondo» (Mt 5,14).
In un mondo ancora avvolto dalle tenebre dell''egoismo umano, faremo parte di quel popolo, di ogni razza e lingua, «chiamati, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo» (Ef 3, 6).