Omelia (25-12-2005) |
don Bruno Maggioni |
La meraviglia della semplicità Nella Messa di mezzanotte e del mattino la liturgia di Natale propone la narrazione della nascita di Gesù secondo Luca (2,1-20). L'immagine del «bambino avvolto in fasce e deposto nella mangiatoia» – che Luca ripete tre volte – colpisce per la sua totale semplicità. Il particolare che più meraviglia è l'assenza di ogni tratto meraviglioso. I pastori sono sì avvolti e intimoriti dalla gloria di Dio, ma il segno che ricevono è semplicemente: «Troverete un bambino avvolto in fasce e deposto nella mangiatoia». E quando giungono a Betlemme non vedono altro che «un bambino deposto nella mangiatoia». La meraviglia del Natale sta qui. Senza la rivelazione degli angeli non capiremmo che quel bambino deposto in una mangiatoia è il Signore. E senza il bambino deposto nella mangiatoia non capiremmo che la gloria del vero Dio è diversa dalla gloria dell'uomo. Che la lieta notizia della nascita del Salvatore sia annunciata ai pastori per primi non deve sorprendere: è semplicemente una chiara anticipazione del futuro comportamento di Gesù che, frequentando poveri, pubblicani e peccatori, tanto avrebbe irritato i benpensanti del suo tempo. La pace che il canto angelico pone in collegamento con l'avvento di Gesù è una pace che diverge dalla concezione romana e da quella ebraica. A Roma si era sviluppata una filosofia politica che sosteneva l'ascesa della città a potenza mondiale: Roma conduceva le sue guerre per imporre le leggi della pace ai vinti, per garantire loro in tal modo ordine, sicurezza e civiltà. Non è a questo concetto di pace che Paolo allude, ma non è neppure il concetto di pace che insegnavano i maestri della legge nell'ebraismo. Per loro la pace era concepita come un accordo fra le parti, che si riconoscono reciprocamente diritti e possibilità di vita, limitando ciascuno le proprie esigenze. Si tratta, senza dubbio, di una concezione di profonda saggezza, ma che resta pur sempre racchiusa entro la buona volontà degli uomini. Luca si colloca invece nella tradizione dei profeti, per i quali la pace è un dono di Dio, un miracolo del suo intervento salvatore, un dono per tutti gli uomini che Egli ama. E il suo amore non ha confini e non fa differenze. Con una precisazione: la pace fra gli uomini è la trascrizione terrestre di quanto avviene nel cielo. Nell'alto dei cieli la gloria, in terra fra gli uomini la pace. Se dunque si vuole dare gloria a Dio, occorre costruire la pace. |