Omelia (02-02-2023) |
don Lucio D'Abbraccio |
Lasciamoci guidare dallo Spirito Santo! La legge prescriveva che, quaranta giorni dopo la nascita del primo figlio, i genitori si recassero al tempio di Gerusalemme per offrire il loro primogenito al Signore per la purificazione della madre. Così fecero anche Maria e Giuseppe. Il rito serviva a consacrare il primogenito a Dio, in ricordo del fatto che Dio aveva, un tempo, salvato i primogeniti d'Israele in Egitto. Gesù, dunque, è stato portato al tempio; e nell'atto della sua «presentazione», o della sua «offerta» personale a Dio Padre, traspare chiaramente il tema del sacrificio e del sacerdozio. Il bambino Gesù, che viene presentato al tempio, è quello stesso che, una volta adulto, purificherà il tempio (cf Gv 2,13-22; Mc 11,15; 19 ss.) e soprattutto farà di se stesso il sacrificio e il sommo sacerdote della nuova Alleanza. La festa della Presentazione di Gesù al Tempio è chiamata anche la festa dell'«incontro»: nella liturgia, all'inizio si dice che Gesù va incontro al suo Popolo, è l'incontro tra Gesù e il suo popolo; quando Maria e Giuseppe portarono il loro bambino al Tempio di Gerusalemme, avvenne il primo incontro tra Gesù e il suo popolo, rappresentato dai due anziani Simeone e Anna. Quello fu anche un incontro all'interno della storia del popolo, un incontro tra i giovani e gli anziani: i giovani erano Maria e Giuseppe, con il loro neonato; e gli anziani erano Simeone e Anna, due personaggi che frequentavano sempre il Tempio. Osserviamo che cosa l'evangelista Luca ci dice di loro, come li descrive. Della Madonna e di san Giuseppe ripete per quattro volte che «volevano fare quello che era prescritto dalla Legge del Signore». Si coglie, quasi si percepisce, che i genitori di Gesù hanno la gioia di osservare i precetti di Dio, sì, la gioia di camminare nella Legge del Signore! Sono due sposi novelli, hanno appena avuto il loro bambino, e sono tutti animati dal desiderio di compiere quello che è prescritto. Questo non è un fatto esteriore, non è per sentirsi a posto, no! È un desiderio forte, profondo, pieno di gioia. È quello che dice il Salmo: «Nella via dei tuoi insegnamenti è la mia gioia... La tua legge è la mia delizia (119,14.77). E che cosa dice san Luca degli anziani? Sottolinea più di una volta che erano guidati dallo Spirito Santo. Di Simeone afferma che era «un uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione di Israele», e che «lo Spirito Santo era su di lui»; dice che «lo Spirito Santo gli aveva preannunciato» che prima di morire avrebbe visto il Cristo, il Messia; e infine che si recò al Tempio «mosso dallo Spirito». Di Anna poi dice che era una «profetessa», cioè ispirata da Dio; e che stava sempre nel Tempio «servendo Dio con digiuni e preghiere». Insomma, questi due anziani sono pieni di vita! Sono pieni di vita perché animati dallo Spirito Santo, docili alla sua azione, sensibili ai suoi richiami... Ed ecco l'incontro tra la santa Famiglia e questi due rappresentanti del popolo santo di Dio. Al centro c'è Gesù. È Lui che muove tutto, che attira gli uni e gli altri al Tempio, che è la casa di suo Padre. È un incontro tra i giovani pieni di gioia nell'osservare la Legge del Signore e gli anziani pieni di gioia per l'azione dello Spirito Santo. È un singolare incontro tra osservanza e profezia, dove i giovani sono gli osservanti e gli anziani sono i profetici! In realtà, se riflettiamo bene, l'osservanza della Legge è animata dallo stesso Spirito, e la profezia: - «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione - e anche a te una spada trafiggerà l'anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori» - si muove nella strada tracciata dalla Legge. Chi più di Maria è piena di Spirito Santo? Chi più di lei è docile alla sua azione? Ebbene, la «salvezza» che Gesù porta al suo popolo, e che incarna in se stesso, passa attraverso la croce, attraverso la morte violenta che egli vincerà e trasformerà con l'oblazione della vita per amore. Questa oblazione è già tutta preannunciata nel gesto della presentazione al Tempio, un gesto certamente mosso dalle tradizioni dell'antica Alleanza, ma intimamente animato dalla pienezza della fede e dell'amore che corrisponde alla pienezza dei tempi, alla presenza di Dio e del suo Santo Spirito in Gesù. Lo Spirito, in effetti, aleggia su tutta la scena della presentazione di Gesù al Tempio. È lo Spirito «Paraclito», che porta la «consolazione» di Israele e muove i passi e il cuore di coloro che la attendono. È lo Spirito che suggerisce le parole profetiche di Simeone - «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele» - e Anna, parole di benedizione, di lode a Dio, di fede nel suo Consacrato, di ringraziamento perché finalmente i nostri occhi possono vedere e le nostre braccia stringere «la sua salvezza». Alla luce di questa scena evangelica guardiamo alla vita consacrata come ad un incontro con Cristo: è Lui che viene a noi, portato da Maria e Giuseppe, e siamo noi che andiamo verso di Lui, guidati dallo Spirito Santo. Ma al centro c'è Lui. Lui muove tutto, Lui ci attira al Tempio, alla Chiesa, dove possiamo incontrarlo, riconoscerlo, accoglierlo, abbracciarlo. Gesù ci viene incontro nella Chiesa attraverso il carisma fondazionale di un Istituto. Il nostro incontro con Cristo ha preso la sua forma nella Chiesa mediante il carisma di un suo testimone, di una sua testimone. Questo sempre ci stupisce e ci fa rendere grazie a Dio Padre. La grazia di questo mistero, il mistero dell'incontro, ci illumini e ci conforti nel nostro cammino. Amen! |