Omelia (08-01-2006)
don Remigio Menegatti
Attingeremo con gioia alle sorgenti della salvezza (229)

Per comprendere la Parola di Dio alcune sottolineature
La prima lettura (Is 55, 1-10) ricorda come Dio mette a disposizione gratuitamente del suo popolo acqua abbondante e cibo e gustoso. Si tratta di doni che richiamano l'Alleanza, il patto d'amore destinato a raggiungere e coinvolgere tutti i popoli. L'alleanza che il Signore offre diventa tesoro grande per aprirsi al dono e rispondere con amore alla chiamata di Dio. Per la vita dell'uomo la Parola di Dio è preziosa come la pioggia perché la terra porti frutto.
Il vangelo (Mc 1, 7-11) riprende un discorso di Giovanni, il Battezzatore: sottolinea che lui che non è il Messia atteso, ma solamente che si mette a servizio di chi è più forte di lui, e battezzerà non con acqua ma con lo Spirito santo. Gesù condivide il gesto penitenziale di tanta gente e accoglie la voce del Padre che gli rivela la sua origine divina e il suo compito: far conoscere il vero volto di Dio.

Isaia 12,2-6
Ecco, Dio è la mia salvezza;
io confiderò, non temerò mai,
perché mia forza e mio canto è il Signore;
egli è stato la mia salvezza.

Lodate il Signore, invocate il suo nome;
manifestate tra i popoli le sue meraviglie,
proclamate che il suo nome è sublime.

Cantate inni al Signore,
perché ha fatto opere grandi,
ciò sia noto in tutta la terra.
Gridate giulivi ed esultate, abitanti di Sion,
perché grande in mezzo a voi è il Santo di Israele.

Il cantico di Isaia che usiamo come risposta alla prima lettura è come una professione di fede.
Ogni uomo può sperimentare la fedeltà di Dio, verificare che lui mantiene le sue promesse (vedi prima lettura) e soprattutto si dimostra fedele alla sua Alleanza. Ogni uomo può quindi dire che la sua salvezza è Dio, in lui può confidare, senza temere alcun male. Il Signore che ha operato la salvezza di chi lo accoglie diventa motivo del canto di lode, forza in cui confidare. Il canto di lode sarà così potente e continuo da superare i confini della Terra santa, e giungere a tutti i paesi del mondo, perché ogni luogo che accoglie e riconosce Dio è santo, perché riceve la forza e la bellezza sa lui, "il Santo di Israele" e di ogni nazione, ugualmente suo popolo.

Un commento per ragazzi
Forse tra noi e i nostri genitori, oppure anche con i fratelli o qualche amico del cuore ci sono nomi che esprimono grande tenerezza, e che usiamo solo tra noi, ed esprimono quel legame che ci rende felici. Nomi così intensi che non usiamo in presenza di estranei; parole che sono come pietre preziose, da custodire gelosamente.
Ci sono mattoni per costruire la casa dell'amore e pietre che la rendono ancora più bella, unica, originale.
Gesù, come tutti gli Ebrei del suo tempo aveva imparato delle preghiere, e le usava quotidianamente; conosceva bene le scritture. Nella sinagoga di Nazaret ha letto e commentato un passo di Isaia; nella predicazione ha mostrato di conoscere bene i testi sacri. Era un buon ebreo; come tanti altri del suo tempo.
Ci sono però anche delle parole che solo lui conosce, parole che esprimono immensa confidenza e fiducia in Dio, che lui avverte come Padre suo. È proprio in un momento di preghiera, quando condivide un gesto penitenziale con tante altre persone, che avverte un dono unico, speciale, destinato solo a lui. Sente una voce, quella del Padre, che gli dice: "Tu sei mio figlio, in te mi sono compiaciuto". Ogni ebreo si sente amato da Dio; a causa dell'Alleanza vive un rapporto particolare con Dio, che lo distingue da altri popoli. Gesù, in maniera unica e irripetibile comprende che Dio lo ama da sempre e in maniera unica: è il Figlio unigenito, generato da Dio prima di tutti i secoli (come diciamo nel credo della messa).
Una chiamata che non si ferma a un sentimento forte; quasi da gustare nel segreto del suo cuore.
Una chiamata che, come tutte quelle vissute dai profeti, dai grandi personaggi della storia della salvezza, come anche Maria sua madre, chiede di impegnarsi, di mettersi a servizio, di partire per realizzare la missione che è contenuta nella proposta di Dio. Tu sei mio figlio...e ti mando a far conoscere a tutti che io sono non solo il Padre tuo, ma anche il loro. Ti mando a parlare di me e del mio amore per tutti, vai ad insegnare il "Padre nostro" perché pregandolo ogni giorno avvertano che anche a loro io dico continuamente "Tu sei mio figlio", il motivo della mia gioia, colui e colei che io ho chiamato perché gusti la gioia di stare con me e di vivere in sintonia con il mio amore.

"Tu sei mio figlio"... Dio lo dice anche a noi. Certo, non sentiamo voci dal cielo, non vediamo lo Spirito posarsi su di noi come una colomba. Eppure è capitato e succede anche a noi. Quando?
Nel giorno del Battesimo in maniera decisamente forte, quando celebriamo il perdono, quando partecipiamo alla pasqua settimanale (anche prima di fare la comunione viviamo la celebrazione!). Nella preghiera, nei gesti di amore e di solidarietà. In tutto questo Dio si rivolge a noi e ci ricorda che lui ci ama con tenerezza, ci chiama alla gioia, che nasce nel vivere la sua Alleanza.
Anche noi abbiamo scoperto le fonte della salvezza, la sorgente da cui sgorga l'acqua della vita; una sorgente che non si secca mai.

Un suggerimento per la preghiera
Signore, tu sei nostro Padre e ci doni il tuo Figlio che "hai consacrato con potenza di Spirito Santo". Lo "hai stabilito luce del mondo e alleanza di pace per tutti i popoli". Ci siamo riuniti per celebrare "il mistero del suo battesimo nel Giordano"; concedi anche a noi "di vivere come fedeli imitatori del tuo Figlio prediletto, in cui il tuo amore si compiace".