Omelia (29-01-2006)
don Remigio Menegatti
Fa' che ascoltiamo, Signore, la tua voce (232)

Per comprendere la Parola di Dio alcune sottolineature
La prima lettura (Dt 18,25) racconta un momento del cammino dell'Esodo. Il popolo appare spaventato dall'incontra diretto con Dio e chiede un intermediario, un uomo che parli a nome di Dio. Il Signore accoglie la richiesta e sottolinea l'autorità che conferisce al profeta: "gli porrò in bocca le mie parole ed egli dirà quanto io gli comanderò". Il profeta dal canto suo deve rimane umile strumento nelle mani di Dio, senza deviare dalle indicazioni che riceve o presentare parole che non siano del Signore.
Il vangelo (Mc 1, 21-28) mostra i gesti con cui Gesù conferma e rende autorevole l'annuncio del Regno di Dio: l'insegnamento proposto con autorità e la guarigione di un uomo posseduto da un demonio. Le persone presenti cominciano a chiedersi quale autorità manifesti Gesù e da dove provenga uno che presenta un potere così deciso. È lui il grande profeta che porta le parole di Dio all'umanità.

Salmo 94
Venite, applaudiamo al Signore,
acclamiamo alla roccia della nostra salvezza.
Accostiamoci a lui per rendergli grazie.

Venite, prostràti adoriamo,
in ginocchio davanti al Signore
che ci ha creati.
Egli è il nostro Dio,
e noi il popolo del suo pascolo,
il gregge che egli conduce.

Ascoltate oggi la sua voce:
«Non indurite il cuore,
come a Meriba, come nel giorno
di Massa nel deserto,
dove mi tentarono i vostri padri:
mi misero alla prova
pur avendo visto le mie opere.

Il salmo è un invito ad accostarsi al Signore per manifestargli il suo grazie, per dire la lode che nasce dalla scoperta del suo amore. Dio è presentato come "roccia della nostra salvezza", come il pastore che guida il popolo che ha scelto.
Dio continuamente parla al suo "gregge" per condurlo alla gioia e chiede di esser ascoltato, senza rendere ostinato il proprio cuore. Viene richiamato il fatto che a Meriba e Massa, nel deserto attraversato nel cammino dell'Esodo il popolo si era ribellato alla voce di Dio, non fidandosi delle sue proposte.
Il richiamo di questi avvenimenti aiuta il popolo a non confidare solo sulle proprie forse, rischiando ancora una volta di allontanarsi dalla sicurezza che solo Dio può conferire a chi è chiamato ad ascoltarlo.

Un commento per ragazzi
Camminare in montagna non è sempre facile. Affrontare percorsi impegnativi è anche motivo di gioia, ma comporta di solito una discreta fatica. A volte in queste situazioni ci viene spontaneo lamentarci e manifestare il nostro disagio, giungendo anche a contestare direttamente chi sta davanti e fa da guida.
Poi, quando si arriva alla meta e si assiste a spettacoli di vette immacolate, che appaiono rosa per lo spuntar del sole, subito si dimentica la fatica e si vorrebbe anche dimenticare le parole di protesta verso chi ci invitava a fidarsi, a non lamentarsi ricordandoci che la fatica sarà ampiamente ripagata.
Gesù si pone come guida: comincia la sua missione predicando, e invita le persone che chiama a seguirlo. Vuole condurre il popolo ebreo, come pure gli altri uomini, alla vetta dell'amore di Dio. Si presenta come il profeta capace di portare altri verso una terra promessa. Una meta che non si identifica in un luogo geografico particolare, quanto invece la scoperta piena dell'amore di Dio, e la condivisione.
Il cammino che Gesù ci indica non è certo facile; a volte ci può apparire anche troppo esigente, impegnativo, contrario alle nostre idee e disponibilità. Lui insegna con autorità, giocando la sua stessa vita per quello che propone agli altri, disposto a darsi da fare anche quando le cose appaiono troppo complicate.
La guarigione dell'indemoniato appare allora come un segnale che mostra di cosa è capace, qual è la sua missione: liberare l'uomo dal male, renderlo pienamente figlio di Dio. La reazione delle persone non è sempre facile: sono presi da timore, come quando il popolo in cammino verso la Terra promessa avvertiva come troppo forte la voce di Dio e chiedeva dei profeti che parlassero a nome suo.
Non nonostante questo timore, la gente diffonde nei dintorni della Galilea l'eco delle sue parole e il racconto dei suoi gesti. Il popolo si interroga sull'origine della sua autorità e si rende così disponibile a riconoscere il dono che Dio mette a disposizione di tutti. Dio dimostra di essere fedele alle sue promesse; ciò che conta è che l'uomo non indurisca il suo cuore, rendendosi difficile accogliere la vera proposta di Dio, il suo invito alla conversione, e rifiutare così la sua salvezza.

Chi sono i profeti che ora Dio manda per noi? Si tratta di genitori, catechisti, educatori Acr e capi Scout, animatori dei movimenti e dell'oratorio... Come pure dei preti e delle suore che animano le attività della comunità.
C'è il rischio di indurire il cuore, e chiudere la mente alle parole di Dio? Certo! Succede perché ci sentiamo "grandi" e pensiamo che le varie attività siano "da bambini". Vogliamo essere come certi amici più grandi che ci prendono in giro se andiamo ancora in parrocchia. Abbiamo tante cose che ci chiudono in noi stessi: a cominciare dal cellulare sempre in mano, ai videogiochi che ci fanno giocare, ma da soli. Abbiamo troppe ore davanti alla televisione e poi ci sentiamo troppo stanchi per pregare e ringraziare Dio, leggere la sua Parola che ci dona gioia.

Un suggerimento per la preghiera
Signore, abbiano scoperto che in Gesù "Cristo ci hai dato l'unico maestro di sapienza". Sappiamo che lui è "il liberatore dalle potenze del male". Vogliamo far fruttare questa nostra scoperta, per questo ti preghiamo: "rendici forti nel professare la vera fede, perché in parole e opere proclamiamo la verità e testimoniamo la beatitudine di coloro che a te si affidano".