Omelia (22-02-2023) |
don Lucio D'Abbraccio |
Quaresima: tempo di discernimento e conversione! Con la benedizione e l'imposizione delle ceneri, oggi, nella chiesa, inizia la Quaresima, un tempo forte nel quale tutti siamo invitati a un cammino di conversione. Le parole del profeta Gioele: «Ritornate a me con tutto il cuore, con digiuni, con pianti e lamenti. Laceratevi il cuore e non le vesti», ci esortano a prendere coscienza di quanto il desiderio di ritornare al Signore è radicato nel nostro cuore, quanto siamo realmente decisi a impegnarci per realizzarlo. Questo cammino di conversione deve nascere veramente dall'intimo incontro con il Signore e non dalla ricerca delle lodi, dell'approvazione, del riconoscimento da parte della gente, perché «il Padre vede nel segreto». Oggi, purtroppo, se ascoltiamo e vediamo le trasmissioni televisive, se guardiamo le copertine delle riviste, se leggiamo le notizie dei giornali vediamo che si esalta principalmente la capacità di primeggiare, la notorietà, il gossip, l'estetica, il conto in banca. Tutto questo crea una mentalità e determina un modo di relazionarsi di molta gente suscitando, soprattutto nelle nuove generazioni, il desiderio di avere successo, di essere riconosciuti per strada, di puntare tutto su un minuto di gloria, disposti per questo anche a perdere di vista i valori. Gesù, abbiamo ascoltato nel Vangelo, indica una strada ben diversa da percorrere per vivere concretamente la fedeltà al Signore e per rendere un culto a lui gradito, dando importanza all'interiorità più che all'esteriorità. Gli elementi essenziali di questo cammino sono: l'«elemosina», la «preghiera» e il «digiuno». Fare elemosina è condividere la nostra vita, quello che siamo e abbiamo; è impegnarsi perché la giustizia di Dio regni nelle nostre realtà; è vivere il comandamento dell'amore, l'unico capace di superare tutte le barriere create dal peccato, dalla rivalità, dal potere, dalla guerra; è aprire gli occhi e il cuore per vedere e farsi carico di quanti vivono nel bisogno e donare aiuto, consapevoli di essere amministratori e non proprietari dei beni ricevuti, e di essere tutti fratelli. Questa consapevolezza nasce e si rafforza nella preghiera, luogo dove ognuno di noi entra in una relazione dialogica con Dio, risponde all'azione dello Spirito, scopre la grandezza del Padre, gioisce di essere amato e in questo amore riconosce di avere dei fratelli, di essere parte di una famiglia che supera i legami del sangue. Per entrare in questo dialogo, per scoprire e fare esperienza della paternità di Dio, della sua presenza amorevole nella nostra vita, siamo chiamati a compiere un primo passo molto importante: «digiunare», cioè lasciare sul ciglio del cammino quanto appesantisce il nostro cuore, fare spazio in noi stessi, rinunciando alle tante parole, fare silenzio per ascoltare la voce di Dio e riconoscere ciò che è essenziale nella vita: amare il Signore, vivere alla sua sequela, praticare la giustizia. Questo è il cammino di conversione che siamo invitati a percorrere in questo tempo di Quaresima. La Quaresima, allora, non è una raccolta di fioretti ma è discernere dove è orientato il cuore. Ebbene, dove è orientato il mio cuore? Proviamo a chiederci: dove mi porta il navigatore della mia vita, verso Dio o verso il mio io? Vivo per piacere al Signore, o per essere notato, lodato, preferito, al primo posto e così via? Ho un cuore «ballerino», che fa un passo avanti e uno indietro, ama un po' il Signore e un po' il mondo, oppure un cuore saldo in Dio? Sto bene con le mie ipocrisie, o lotto per liberare il cuore dalle doppiezze e dalle falsità che lo incarnano? La conversione del cuore, con i gesti e le pratiche che la esprimono, è possibile solo se parte dal primato dell'azione di Dio. A farci ritornare a Lui non sono le nostre capacità e i nostri meriti da ostentare, ma la sua grazia da accogliere, la relazione sincera con il Padre. Gesù ce l'ha detto chiaramente nel Vangelo: «state attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c'è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli». E allora, a che cosa potranno mai servire la pratica del digiuno, l'esercizio della preghiera e dell'elemosina se il nostro cuore non si trasforma, ossia non diventa tenero come quello del Signore? Lo stesso rito delle Ceneri, che invita alla conversione, a credere al Vangelo e sottolinea la precarietà dell'esistenza, resta esteriore se non tocca le corde del cuore che, nella Bibbia, è la sede della volontà e della ragione. Iniziamo fiduciosi e gioiosi l'itinerario quaresimale. Questo tempo «forte» dell'anno liturgico è un tempo propizio che ci è donato per attendere, con maggiore impegno, alla nostra conversione, per intensificare l'ascolto della Parola di Dio, la preghiera e la penitenza, aprendo il cuore alla docile accoglienza della volontà divina, per una pratica più generosa della mortificazione, grazie alla quale andare più largamente in aiuto del prossimo bisognoso: un itinerario spirituale che ci prepara a rivivere il mistero pasquale. Che il Signore, per mezzo dell'esercizio della penitenza quaresimale, ci ottenga il perdono dei peccati e ci doni un cuore nuovo. Amen! |