Omelia (01-01-2006) |
Suor Giuseppina Pisano o.p. |
Commento a Lc 2,16-21 Sono trascorsi otto giorni dalla celebrazione del Natale e la liturgia eucaristica ci propone il medesimo passo del Vangelo; c'è un solo versetto in più: "Quando furono passati gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall'angelo prima di essere concepito nel grembo della madre ". Un versetto breve, ma determinante, perché svela l'identità di Maria: l'obbedienza a Dio. Il termine obbedienza può suonare sgradevole, dato che nella sua immediatezza viene associato ad una qualche costrizione e passività; ma considerando la sua etimologia, ob-audire, ascoltare-da, tutto cambia, soprattutto, se la Persona che si ascolta è Dio. In un monastero benedettino, c'è un'icona dell'obbedienza, è un affresco che ritrae una figura di donna con un grande orecchio bianco, simbolo dell'ascolto attento, purissimo, della voce di Dio. Da tempo Maria, come ogni altra donna di Israele, era in ascolto di questa Parola, contenuta nelle Scritture; poi, un giorno, ascoltò le sconvolgenti parole dell'Angelo, che recava il messaggio dell'Altissimo e parlava della sua elezione a madre del Salvatore; lei si interrogò e lo interrogò, poi si mise a disposizione del suo Signore e acconsentì: «si compia in me quel che tu hai detto». La maternità della Vergine incomincia dall'ascolto, come nota S. Agostino, il quale scrive che Maria "prima concepì nella mente e poi nella carne " Maria di Nazareth, Madre di Dio, è la donna dell'ascolto fiducioso e fedele della volontà di Dio, che è amore salvifico. Ed ecco il nome, rivelato dall'Angelo, che lei impose a suo figlio: Gesù, che significa Dio-salva. La giovane madre, conosceva bene la realtà del Mistero: il bambino era il Figlio dell'Altissimo ed era anche suo figlio, e perciò figlio dell'uomo; veniva a portare la redenzione per tutti, anche se agli occhi della gente, egli sarebbe stato solo, figlio di Maria e del carpentiere Giuseppe. Ora il canto degli angeli è finito; la Madre riprende la sua esistenza quotidiana, come quella di ogni madre d'Israele e, otto giorni dopo la nascita, secondo la legge del suo popolo, fa circoncidere il bambino e gli impone il nome che è, poi, la sua stessa realtà: Dio salvatore. Il nome Gesù, imposto al bambino,è come recita il libro dei Numeri, segno inequivocabile della benedizione di Dio sugli uomini, una benedizione che è protezione, manifestazione del volto di Dio, a lungo invocato e cercato, e, infine, dono di pace.( Num. 6,22-27 ) Paolo, scrivendo ai Galati sulla natività di Cristo, parlerà anche del riflesso che essa ha, sulla condizione dell'uomo: "Fratelli, quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, per riscattare coloro che erano sotto la legge, perché ricevessimo l'adozione a figli. E che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre! Quindi non sei più schiavo, ma figlio; se poi figlio, sei anche erede per volontà di Dio "(Gal 4, 4 7 ) Per la maternità di Maria di Nazareth, tutta la ricchezza di Cristo è stata offerta ad ogni uomo; e questo evento è Storia. La Madre, nella sua esistenza terrena non conobbe privilegi, né gloria; seguì quel figlio per trentatré anni, restando prevalentemente nell'ombra. Sapeva di vivere " la pienezza dei tempi " perché Dio stesso era sceso nel tempo, per mezzo suo, ma non sempre capiva, vicende, eventi, parole che si riferivano a Lui (48 50); ne faceva, tuttavia, oggetto di riflessione e le conservava nel cuore. L'enciclica Redemptoris Mater così recita :" La madre di quel Figlio, dunque, memore di quanto le è stato detto nell'annunciazione e negli avvenimenti successivi, porta in sé la radicale «novità» della fede: l'inizio della Nuova Alleanza. E' questo l'inizio del Vangelo, ossia della buona, lieta novella. Non è difficile, però, notare in questo inizio una particolare fatica del cuore, unita a una sorta di «notte della fede» per usare le parole di san Giovanni della Croce, quasi un «velo» attraverso il quale bisogna accostarsi all'Invisibile e vivere nell'intimità col mistero; infatti fu in questo modo che Maria, per molti anni, rimase nell'intimità col mistero del suo Figlio, e avanzava nel suo itinerario di fede, man mano che Gesù cresceva..."( R.M.n 14 ) Giunse poi il tempo del ministero pubblico di quel figlio, veramente unico, e giunse il dramma finale. Maria lo visse senza che a noi sia giunta una sua parola; ai piedi della croce, i Vangeli ci dicono che "stava", perfettamente unita a Lui, perfettamente obbediente al Padre, pienamente Madre, in una maternità "nuova" E' ancora la Redemptoris Mater a guidarci nella riflessione: " Ai piedi della Croce Maria partecipa mediante la fede allo sconvolgente mistero di questa spoliazione. .. la più profonda «kénosi» della fede nella storia dell'umanità...la madre partecipa alla morte del Figlio, alla sua morte redentrice...... Sul Golgota, Gesù mediante la Croce ha confermato definitivamente di essere il «segno di contraddizione», predetto da Simeone. Nello stesso tempo, là si sono adempiute le parole da lui rivolte a Maria: «E anche a te una spada trafiggerà l'anima» Sì, veramente «beata colei che ha creduto»! Dalla Croce, come a dire dal cuore stesso del mistero della redenzione, si estende il raggio e sì dilata la prospettiva di quella benedizione di fede. Essa risale «fino all'inizio» e, come partecipazione al sacrificio di Cristo, nuovo Adamo, diventa, in certo senso, il contrappeso della disobbedienza e dell'incredulità, presenti nel peccato dei progenitori....II nodo della disobbedienza di Eva ha avuto la sua soluzione con l'obbedienza di Maria...." ( ib.n.18 ) Maria è il bene smisurato lasciato in testamento a noi dal Redentore morente: «donna, ecco tuo figlio»; da allora, sino alla fine del tempo, la Madre di Dio è presente tra gli uomini, per guidarli, proteggerli e precederli nella gloria finale. Sr. Mariarita Pisano O.P. Monastero domenicano SS.mo Rosario Marino Laziale RM |