Omelia (01-01-2006) |
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Dio ci benedica ... Oggi inizia il nuovo anno civile e le attenzioni sono tutte concentrate sul vecchio anno che è passato e il nuovo che arriva. La tentazione che ci prende è quella di guardare per dimenticare e, parimenti, di tuffarsi in un gioco di desideri talvolta fatalisticamente pensati... La liturgia della Chiesa, invece, ci offre la possibilità di "saper guardare" bene alla vita che scorre, ponendoci davanti una figura così semplice e così umana, riempita dello spirito di Dio ma rimasta sempre con i piedi saggiamente piantati nelle cose della terra: Maria di Nazareth, Madre di Dio. La Colletta di oggi esalta la 'verginità feconda' della Vergine, chiedendo la sua intercessione. E' quasi uno schema di verifica la preghiera di oggi: la vita, il tempo, le cose che si vivono non valgono semplicemente per il puro accadere, ma acquistano valore vero solo se feconde, cioè capaci di generare bene, di seminare speranza, di stimolare ricerca. E chi più di Maria ha vissuto così! La benedizione di Dio. All'inizio di un anno, a conti fatti, si è capaci - se si vuole - di sapere distinguere ciò che conta e serve da ciò che, al contrario, non lo è. Gli Ebrei conoscevano l'arte della vita ed erano ben convinti che tutto viene da Dio e che niente può (o deve) essere sottratto dal suo sguardo e dalla sua protezione: è la benedizione di Dio! Benedire, nella mentalità ebraica, non è propiziazione di Dio, ma è invocazione di aiuto e di sostegno: è segno della fede di un popolo, convinto assertore del primato di Dio. Ed è proprio questo primato che, all'inizio dell'anno, occorre imparare ad affermare. Di primati, oggi, ne registriamo così tanti che non sempre è facile mettervi ordine e collocarli nella loro giusta scala. Mosè, Aronne, un popolo di pellegrini in cerca di salvezza ci ricordano che tutto - ma proprio tutto - è sotto la provvidenza di Dio. Invocarlo è doveroso, ma anche naturale... per quel senso di Dio che ci portiamo dentro (interior intimo meo, diceva sant'Agostino), più volte equivocato con bisogni parziali, ma pienamente appagante quando lo si coglie nella sincerità e nella verità del cuore. Nel tempo il frammento. Gesù è nato da una donna, la Vergine Maria, nella pienezza del tempo. E' come se stamani venissimo invitati a meditare sul senso delle cose che passano. La storia non è ciclica, ma è un cammino verso un compimento. Il senso di questa verità trova spiegazione in Gesù Cristo: Egli è venuto a rivelarci il 'destino' del nostro essere uomini, l'adozione a figli. Quante mode del pensiero ci hanno attratti e schiacciati! Quanti 'venti di dottrina' il tempo degli uomini ha visto soffiare sul palcoscenico della storia! Quanta boriosa insipienza ha segnato percorsi, grandi o piccoli, dell'intelligenza degli uomini! Il frammento di Dio - il Figlio nato da donna - ci rivela il senso del tempo degli uomini: siamo chiamati alla libertà, non alla schiavitù. Quale libertà? Quali sono le scelte per diventare liberi? Quale contemplazione occorre vivere per diventare uomini liberi? Quello che cerchiamo c'è già. Va solo riscoperto. E' quella 'verità' scritta nel libro della vita, nel cuore degli uomini, quella verità cioè che illumina la legge - ogni legge, naturale o positiva che sia - e che il Papa ci invita a scoprire nel suo Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace che si celebra proprio oggi. Imparare a meditare 'nel cuore'. Maria ci insegna la semplice e antica arte del vivere: è quella dell'attenzione, del gusto dell'interiorità, dell'amore alle cose 'invisibili, ma essenzialì, della custodia gelosa - non egoistica, però - dei doni ricevuti. La vita è un tuffo contemplativo nel mistero di Dio; la vita è partecipazione umile delle verità ricevute e assaporate. Maria è maestra di vita. Ricorda a noi, uomini e donne del Duemila, che tecnica e progresso ci stanno atrofizzando e che nessuno sviluppo, pubblico o privato che sia, è possibile senza impeti silenziosi ma sinceri di contemplazione. Ovviamente contemplazione della verità, di cui ciascuno deve essere umile cercatore. Ha saputo farlo Maria. Hanno saputo farlo i Pastori. Saremo noi capaci di vivere 'pensando'? Nessuno dubita sulla capacità del pensiero dell'uomo di oggi. Pascal, però, annotava, nel suo bel francese "Travaillons à bien penser" (sforziamo di pensare bene). Auguri di buon anno. Cioè auguri di pensieri buoni, desiderosi della verità. |