Omelia (21-04-2003)
padre Lino Pedron
Commento su Matteo 28, 8-15

Le donne eseguono l'incarico ricevuto dall'angelo. Alla paura è subentrata la gioia che vince la paura e caratterizza il sentimento pasquale. Il timore di Dio fulmina (Mt 28,4) o dà gioia (Mt 28,8) secondo il cuore in cui abita.

Le donne hanno colto il messaggio dell'angelo. Questa rivelazione le invia in missione: devono trasmettere la parola di vita che già le riempie di gioia. Esse hanno dato un ammirevole esempio di fedeltà, di dedizione e d'amore a Cristo nel tempo della sua vita pubblica come durante la sua passione; ora sono premiate da Gesù con un particolare gesto di attenzione e di predilezione. Il loro comportamento riassume l'atteggiamento del vero credente davanti a Cristo.

Gesù stesso viene loro incontro e dà loro il compito di essere le apostole degli apostoli: "Andate e annunziate ai miei fratelli..." (v.10). Esse sono inviate dal Risorto e hanno compreso, almeno confusamente, il senso della Pasqua, mentre le guardie vanno a riferire ai sommi sacerdoti l'accaduto, ma ne ignorano il senso.

Questo annuncio portato dalle guardie ai capi del popolo d'Israele è il segno di Giona che Gesù aveva promesso loro in Mt 12,38-40.

I sommi sacerdoti tengono un consiglio con gli anziani che stranamente assomiglia a quello che preludeva la passione (Mt 26,3); anche qui rispunta il denaro: come la morte di Gesù era stata valutata in denaro, così anche la sua risurrezione.

Al messaggio cristiano, che le donne comunicano, essi contrappongono un anti-messaggio, che i soldati sono incaricati di trasmettere: il messaggio cristiano della risurrezione è una menzogna messa in scena dai discepoli col furto del cadavere. Ma i testimoni che dormono al momento del fatto non hanno alcun valore.

Le guardie divulgano tra i giudei questa lezione appresa in fretta e pagata bene dai maestri. Così la morte e la risurrezione del Cristo continuano ad essere "fino ad oggi" la questione cruciale della storia, partendo dalla quale tutti gli uomini di ogni tempo devono fare una scelta libera e decisiva.