Omelia (11-01-2002) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Dalla Parola del giorno Dio ci ha dato la vita eterna e questa vita è nel suo Figlio. Chi ha il Figlio ha la vita: chi non ha il Figlio di Dio, non ha la vita. Come vivere questa Parola? Lo stesso evangelista Giovanni, proprio al termine del suo Vangelo, scrive: "Questi segni (cioè tutto quello che Gesù ha operato) sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome. E' dunque inequivocabile per noi, per la nostra gioia che credere in Gesù vuol dire fidarsi di Lui che è la stessa Vita. Giovanni nella sua lettera dice infatti: "Vi ho scritto perché crediate che Gesù è il Cristo e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome". Del resto già nel prologo del suo vangelo dice: "In Lui era la vita". E sarà il Signore stesso a esprimersi in questi termini: "Sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in pienezza". Non solo, ma arriva a dire: "IO SONO LA VITA"! A questo punto ci può impressionare a fondo il gesto di Gesù, nel vangelo odierno, nei riguardi del lebbroso: "Stese la mano, lo toccò e il lebbroso fu risanato". Egli non teme il contagio e fa rifiorire la vita. Verrà però il giorno in cui prenderà su di sé, dentro la sua morte, la lebbra del nostro peccato, e proprio allora noi saremo rigenerati a vita! Oggi, nella mia pausa contemplativa, sosto dentro un esercizio di respirazione profonda e consapevole, possibilmente all'aperto. E passo del tempo a inspirare la percezione della presenza di Gesù-Vita del mio vivere, il suo essermi vita anche oltre la morte. Espirando abbandono a Lui tutto il peso di affanni, preoccupazioni e soprattutto il mio peccato. Verbalizzerò: Toccami, Gesù, o Vita dei miei giorni e oltre. Risanami, perché io sia un dono di vita lieta per gli altri. La voce di un vescovo Il cuore di Cristo: è lì la nostra vera origine, è lì la fonte del nostro vivere con gioia. Antonio Riboldi |