Omelia (07-04-2023) |
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COMMENTO ALLE LETTURE Commento a cura delle Clarisse di Città della Pieve "Noi parliamo a maniera d'uomo. Forse sarebbe meglio tacere. Ma noi non parliamo per dire qualche cosa di proprio, ma per prestare un servizio. E ci conceda il Signore che quell'ora, di cui parliamo, non sia perduta per noi. In essa egli accolse la volontà del Padre, e la dette ai suoi (...)" (R. Guardini, Il Signore). Carissimi, il teologo ben esprime quello che ogni sacerdote e predicatore oggi prova davanti al racconto della Passione e morte di nostro Signore Gesù Cristo. Che cosa dire ai fedeli? Con quali parole umane tentare di descrivere l'amore di Dio per noi? Il silenzio, l'adorazione sostituiscono oggi ogni parola... E li faremo: ma ora lasciamo che lo Spirito, attraverso i suoi poveri ed eletti strumenti umani che siamo noi, ci conduca un poco nelle profondità della sua Parola. Dunque, che cosa ha spinto Giuda a tradire il Maestro? Perché l'istintivo Pietro che solo poche ore prima aveva giurato fedeltà eterna al suo Signore, ora cede e per ben tre volte lo rinnega? E questa innumerevole folla che ha visto Gesù fare miracoli, e farli su di essa e sui suoi figli, perché ora urla incattivita: «Crocifiggilo! Crocifiggilo!»? È Gesù stesso a risponderci: «Il mio regno non è di questo mondo». E se questa affermazione da una parte incuriosisce il pagano Pilato, per le pecore d'Israele essa è motivo di grande delusione. Così, nella loro debolezza si scatena l'impero delle tenebre... Ed è l'Ora di Gesù. «Ancora per poco tempo la luce è tra voi. Camminate mentre avete la luce, perché le tenebre non vi sorprendano; chi cammina nelle tenebre non sa dove va» (Gv 12,35), aveva detto loro Gesù appena pochi giorni prima. Ma non gli abbiamo obbedito! Giuda Iscariota, il traditore, apparteneva alla classe degli zeloti, i quali erano apertamente - e anche in modo violento - contrari all'invasione romana. Ecco che con Gesù, l'atteso Messia predetto dai profeti, il suo sogno di libertà sembra finalmente vicino a realizzarsi: ma stando con lui già da tre anni si accorge che le cose non vanno secondo i suoi piani. Questo divin liberatore non combatte, non usa armi e violenza, anzi ha tutt'altro stile, quello delle Beatitudini, che a Giuda proprio non piace: era ladro, ci dice di lui l'Evangelista Giovanni (cf 12,6). Ed ecco arrivare per lui l'ora propizia per tradire il Maestro. Scrive ancora il Guardini: "È buona cosa però, parlando di Giuda, non fermare lo sguardo soltanto sopra di lui. Cosa non ha fatto Pietro quando il pericolo prese corpo e si affacciò nella più miserevole delle forme attraverso la testimonianza dell'ostiaria... Era pure tradimento, e se egli non cadde vittima, ma trovò aperta la via al pentimento e alla conversione, questo fu dono esclusivamente della grazia di Dio. E Giovanni? Pure lui fuggì, e questa fuga quanto deve aver pesato sopra di lui che aveva posato il capo sul petto di Gesù! Certo, egli tornò e stette poi ai piedi della croce - ma l'esser potuto tornare che cosa fu se non dono? Tutti gli altri si dispersero come le pecore quando è percosso il pastore (...). In Giuda si è palesato con cieco orrore ciò che dappertutto stava in agguato intorno a Gesù come possibilità. In fondo nessuno ha molte ragioni per elevarsi sopra Giuda. Anche noi non ne abbiamo. Il tradimento di Dio è terribilmente vicino a ciascuno di noi..." (ivi). Ma quale è stata la differenza tra Giuda e tutti gli altri? L'Iscariota alla condanna di Gesù, preso da rimorso torna dai tutori della legge (cf Mt 27,3): ma la legge senza lo Spirito non perdona, Dio sì. Pietro invece cerca Gesù e incontra i suoi occhi misericordiosi ad attenderlo; Giovanni "vede" il cuore di Gesù in quell'ultima Cena e, oggi, sotto la Croce del Redentore. Ma se gli occhi sono lo specchio dell'anima, allora anche Pietro conosce finalmente il Cuore di Dio nello sguardo del Figlio: Padre follemente innamorato di tutti i suoi figli (anche di Giuda, il traditore). Padre che "ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna" (cf Gv 3,16). Questa è la Legge di Dio, l'Amore, che trionfa oggi e per sempre: "Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui" (cf Gv 3,17). Carissimi, tra poco adoreremo la santa Croce di Gesù Cristo: è l'Appuntamento al quale non possiamo mancare! Non sciupiamo questa occasione di grazia per chiedere al Signore perdono e per ringraziarlo perché oggi è morto per ciascuno di noi - è morto per me. Perché anch'io come Pietro, come Giovanni e tutti gli altri non vada perduto ma, proprio come loro, edifichi con Lui insieme ai fratelli e alle sorelle la sua santa Chiesa nell'oggi della storia e del mondo, mondo amato e salvato, nonostante - siamo realisti - sia l'impero delle tenebre: guerre, calamità, naufragi...Ed è l'"ora" di Gesù: «Donna, ecco tuo figlio!». «Ecco tua madre!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito. |