Omelia (06-04-2023) |
don Lucio D'Abbraccio |
Gratitudine, amore, perdono! San Giovanni inizia il suo racconto sul come Gesù lavò i piedi ai suoi discepoli con un linguaggio particolarmente solenne, quasi liturgico. «Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine». È arrivata l'«ora» di Gesù, verso la quale il suo operare era diretto fin dall'inizio. Questo processo essenziale dell'ora di Gesù viene rappresentato nella lavanda dei piedi. Gesù depone le vesti della sua gloria, si cinge col «panno» dell'umanità e si fa schiavo. Lava i piedi sporchi dei discepoli e li rende così capaci di accedere al convito divino al quale Egli li invita. Al posto delle purificazioni cultuali ed esterne, che purificano l'uomo ritualmente, lasciandolo tuttavia così com'è, subentra il bagno nuovo: Egli ci rende puri mediante la sua parola e il suo amore, mediante il dono di se stesso. «Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato», dirà ai discepoli nel discorso sulla vite (cf Gv 15,3). Ebbene, Gesù ci lava con la sua parola. Se accogliamo le parole di Gesù in atteggiamento di meditazione, di preghiera e di fede, esse sviluppano in noi la loro forza purificatrice. Giorno dopo giorno siamo come ricoperti di sporcizia multiforme, di parole vuote, di pregiudizi; una molteplice semifalsità o falsità aperta s'infiltra continuamente nel nostro intimo. Tutto ciò offusca e contamina la nostra anima, ci minaccia con l'incapacità per la verità e per il bene. Se accogliamo le parole di Gesù col cuore attento, esse si rivelano veri lavaggi e purificazioni dell'anima. È questo ciò a cui ci invita il Vangelo della lavanda dei piedi: lasciarci sempre di nuovo lavare da quest'acqua pura, lasciarci rendere capaci della comunione conviviale con Dio e con i fratelli. Dal fianco di Gesù, dopo il colpo di lancia del soldato, uscì non solo acqua, bensì anche sangue cf (Gv 19,34; 1Gv 5,6.8). Gesù, dunque, non ha solo parlato, non ci ha lasciato solo parole. Egli dona se stesso. Ci lava con la potenza sacra del suo sangue, cioè con il suo donarsi «fino alla fine», ossia fino alla Croce. Nel Vangelo della lavanda dei piedi il colloquio di Gesù con Pietro presenta ancora un altro particolare della prassi di vita cristiana. In un primo momento, abbiamo ascoltato, Pietro non aveva voluto lasciarsi lavare i piedi dal Signore: questo capovolgimento dell'ordine, che cioè il maestro - Gesù - lavasse i piedi, che il padrone assumesse il servizio dello schiavo, contrastava totalmente con il suo timor riverenziale verso Gesù, con il suo concetto del rapporto tra maestro e discepolo. «Tu non mi laverai i piedi in eterno!», dice a Gesù con la sua consueta passionalità. Il suo concetto di Messia comportava un'immagine di maestà, di grandezza divina. Pietro, però, come anche gli altri apostoli e discepoli, non avevano ancora capito che la grandezza di Dio è diversa dalla nostra idea di grandezza. La grandezza divina consiste proprio nel discendere, nell'umiltà del servizio, nella radicalità dell'amore fino alla totale auto-spoliazione. E anche noi dobbiamo apprenderlo sempre di nuovo, perché sistematicamente desideriamo un Dio del successo e non della Passione; perché non siamo in grado di accorgerci che il Pastore viene come Agnello che si dona e così ci conduce al pascolo giusto. Orbene, quando il Signore dice a Pietro che senza la lavanda dei piedi egli non avrebbe potuto aver alcuna parte con Lui, Pietro subito chiede con impeto che gli siano lavati anche il capo e le mani: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». A ciò segue la parola misteriosa di Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi». Qui, con la distinzione tra bagno e lavanda dei piedi, tuttavia, si rende inoltre percepibile un'allusione alla vita nella comunità dei discepoli, alla vita nella comunità della Chiesa - un'allusione che Giovanni forse vuole consapevolmente trasmettere alle comunità del suo tempo. Allora sembra chiaro che il bagno che ci purifica definitivamente e non deve essere ripetuto è il Battesimo - l'essere immersi nella morte e risurrezione di Cristo, un fatto che cambia la nostra vita profondamente, dandoci come una nuova identità che rimane. Ma anche nella permanenza di questa nuova identità, per la comunione conviviale con Gesù abbiamo bisogno della «lavanda dei piedi». Di che cosa si tratta? Mi sembra che la Prima Lettera di san Giovanni ci dia la chiave per comprenderlo. Lì si legge: «Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi. Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto tanto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità» (cf 1Gv 1,8-9). Abbiamo, quindi, bisogno della «lavanda dei piedi», della lavanda dei peccati di ogni giorno, e per questo abbiamo bisogno della confessione dei peccati. La direzione indicata dalla parola di Gesù a Pietro è ovvia: per essere capaci a partecipare alla comunità conviviale con Gesù Cristo dobbiamo essere sinceri. Dobbiamo riconoscere che anche nella nostra nuova identità di battezzati pecchiamo. Abbiamo bisogno della confessione come essa ha preso forma nel Sacramento della riconciliazione. In esso il Signore lava a noi sempre di nuovo i piedi sporchi e noi possiamo sederci a tavola con Lui. Ed infine l'apostolo Giovanni scrive che Gesù «Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: "Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi"». Ciò significa che dobbiamo lavarci i piedi gli uni gli altri nel quotidiano servizio vicendevole dell'amore. Ma dobbiamo lavarci i piedi anche nel senso che dobbiamo sempre perdonarci gli uni gli altri. A questo ci esorta il Giovedì Santo: non lasciare che il rancore verso l'altro diventi nel profondo un avvelenamento dell'anima. Ci esorta a purificare continuamente la nostra memoria, perdonandoci a vicenda di cuore, lavando i piedi gli uni degli altri, per poterci così recare insieme al convito di Dio. Il Giovedì Santo è un giorno di gratitudine e di gioia per il grande dono dell'amore sino alla fine, che il Signore ci ha fatto. Vogliamo pregare il Signore in questa ora, affinché gratitudine e gioia diventino in noi la forza di amare insieme con il suo amore. Amen. |