Omelia (06-04-2023)
don Alberto Brignoli
Quello che io faccio, ora non lo capisci...

Non è facile capire ciò che frulla nella mente di Dio, ovvero ciò che egli ci rivela e che noi siamo chiamati ad accettare come "la sua volontà". Più volte nella storia della salvezza Dio ha avuto non poche difficoltà a farsi comprendere dagli uomini: pensiamo anche solo al mistero incomprensibile del suo unigenito Figlio lasciato a morire in croce. Di fronte a questo, l'uomo deve affrontare un cammino verso la comprensione del mistero che richiede grandi sforzi, a volte anche a costo di rischiare di perdere la fede, la fiducia in lui. Quante volte, infatti, diciamo: "Ma perché, Dio? Perché succede questo? Perché permetti che capitino certe cose? Perché non ti fai comprendere apertamente? Perché non mi fai capire cosa vuoi da me?". Sono molti i gesti e le scelte di Dio che fatichiamo a capire, o che comunque riusciamo a capire solo dopo parecchio tempo.
Quella sera, durante la Cena, "quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda Iscariota di tradirlo" (anche qui, perché mai permettere a satana di metterci lo zampino?) Gesù compie un gesto molto strano, un gesto di fronte al quale nessuno fiata. L'unico che ha il coraggio di dire ciò che pensa è Simon Pietro, e a lui il Maestro si dirige inizialmente con un atteggiamento di compassione: "Quello che io faccio, tu ora non lo capisci, lo capirai dopo". Poi però, siccome Pietro si oppone in maniera quasi violenta, allora Gesù è costretto a passare alle "minacce": o come dico io, o fuori dal mio Regno!
Ma che cosa ha fatto Gesù di così incomprensibile? Ha fatto ciò che un Maestro non avrebbe mai dovuto fare con i suoi discepoli, men che meno, un Maestro che si è rivelato loro come il Messia, il Figlio di Dio: mettersi a lavare i piedi ai suoi discepoli come il più umile, il più basso, l'ultimo dei servi nei confronti del proprio padrone! Questo gesto non solo non è degno di un Dio, ma pare proprio di essere ai limiti dell'incomprensibile, della follia. E proprio per un incomprensibile disegno della volontà di Dio, ciò che è motivo di follia e di incomprensione diviene causa di salvezza. Come la croce.
Un catino e un grembiule, da oggetto di disprezzo degno di uno schiavo, in mano a Gesù Cristo diventano segno dell'amore di Dio che si fa servizio obbediente all'umanità, obbediente fino alla morte. Una coppa di vino e un pezzo di pane, umili segni della quotidianità offerti dal pio ebreo a Dio in segno di gratitudine per i frutti della terra, nelle mani del Figlio di Dio vengono restituiti all'umanità come sacramento universale di salvezza, la cui memoria è tramandata lungo i secoli, "finché egli venga".
E tutto questo incomprensibile scambio di grazia avvenne in una sola notte, "nella notte in cui fu tradito"; in quella notte in cui Gesù avrebbe desiderato vivere un momento di fraternità e di gioia, come faceva ogni rabbino con i suoi discepoli, e invece, sempre per lo stesso incomprensibile disegno della volontà di Dio, si vede abbandonato da tutti, anche da coloro che gli avevano giurato fedeltà assoluta.
Ma - come dice bene Giovanni - "è notte". È l'ora delle tenebre: e come tale, anche questa notte deve fare il suo corso. E l'incomprensibile volontà di Dio, che ora non possiamo capire, ma come Pietro capiremo solo più tardi, rimane dietro le quinte, in attesa, quasi in agguato, dietro le misere vicende umane.
E il mattino del primo giorno dopo il sabato uscirà finalmente allo scoperto: questa volta, però, senza più misteri.