Omelia (15-01-2006)
padre Gian Franco Scarpitta
Assenza che brucia ma presenza che riempie

Le pagine di oggi ci riguardano tutti. Interessano cioè la vita di tutti gli uomini in ogni dimensione storica e culturale, poiché interpellano sia coloro che si dimenano nella propria autosufficienza etica e nell'indifferentismo religioso, concezioni per cui ogni riferimento al divino è superfluo e banale, sia quelli che presumono di aver raggiunto traguardi soddisfacenti nel loro itinerario spirituale e nella familiarità con Dio. Così pure le stesse righe scritturali interessano anche quanti si pongono la domanda su Dio nel tentativo di ottenere una risposta circoscritta e definita in base alle potenzialità della ricerca umana del trascendente; che cercano Dio procedendo cioè a tentoni, fiduciosi nelle loro sole forze.
Il problema che oggi ci viene posto è insomma il seguente: Ma c'è davvero poi questo Dio? Dove posso incontrarlo? Come fare esperienza di Lui? Interrogativo di importanza esistenziale, visto che fondamentalmente quella di Dio è un'esigenza comune dell'esperienza umana e di Lui l'uomo di ogni tempo non ha mai potuto fare a meno, sia pure inconsapevolmente. Da parte di qualche scrittore, Dio è stato inteso come "un'assenza che brucia", un'entità sconosciuta per la quale tuttavia si spasima, anche sotto le mentite spoglie dell'indifferenza religiosa. Stiamo parlando non già del Dio metastorico e lontano, ma del Dio della nostra vita, che si vuole avere vicino in ogni minima dimensione della storia, delle famiglia, del gruppo, della società; quello che si vorrebbe perfino incontrare ai grandi magazzini o in metropolitana, come anche nelle case e negli ospedali... insomma, il Dio della vita che accompagni e sostenga l'uomo lasciandosi coinvolgere dal suo quotidiano.
In un certo qual modo abbozza una risposta il Vangelo di Giovanni: "Dio nessuno l'ha mai visto: proprio il Figlio Unigenito che nel seno del Padre, Lui l'ha rivelato." (Gv 1, 18); aggiunge Paolo: "Egli è immagine del Dio invisibile generato prima di ogni creatura", Dio medesimo annichilito fino ad entrare nella storia dell'uomo per viverla a fondo e pertanto capace di compatire e di lasciarsi condurre dalle vicende umane. Ecco allora la soluzione alla domanda continua dell'uomo: Gesù Cristo, Dio fattosi uomo, unico garante di verità perché unico in grado di mostrarci il Padre.
Attraverso Gesù Cristo non soltanto veniamo soddisfatti nelle nostre fondamentali esigenze di Dio, ma avviene che egli stesso viene a cercarci, spronandoci ad uscire da noi stessi per incontrare Lui ai fini di porci alla sua sequela e con lui perseverare; proprio perché Egli da Dio Uomo ha esperito ogni cosa del vivere umano nella gioia e nel dolore fisici e morali, certamente è davvero in grado di seguire le nostre vicende più intime e personali senza escludere quelle da noi ritenute meschine e banali.
Questa è la prima vocazione dell'uomo: incontrare Dio mentre questi si fa' trovare in Gesù Cristo, così come avviene ai due discepoli di Giovanni che divengono discepoli dello stesso Cristo per aver fatta esperienza personale di lui mentre si lascia trovare e raggiungere facilmente nel mostrare perfino dove abita: "Venite e vedrete". La sottigliezza dell'evangelista che sottolinea perfino l'ora in cui avviene questo incontro non è affatto casuale, poiché sottolinea che questo avviene nella profondità dell'esperienza personale, vale a dire nella vita dei due discepoli che vengono coinvolti e sedotti in una qualsiasi ora di un qualsiasi giorno dell'anno.
Se saremo sempre restii nel dare un'adesione alla primaria ed indispensabile vocazione all'incontro con Cristo, difficilmente avverrà che potremo rispondere ad ulteriori chiamate divine nella Chiesa e nella società, poiché non saremo in grado di accogliere il suo appello quando questi ci chiederà di modificare determinati nostri atteggiamenti e di abbandonare certe nostre consuetudini in vista di ministeri e scelte vocazionali specifici che lui vorrà indicarci, così come avviene a Simone che diventerà "cefa", ossia pietra dell'edificio spirituale della Chiesa. Se non avremo assimilato la presenza di Cristo nella nostra vita e non avremo acquisito la certezza della sua presenza continua fra noi in tutto e per tutto non potremo mai comprendere lo specifico vocazionale che riguarderà il nostro avvenire o che interesserà anche il presente immediato quanto al reale posto da occuparsi nella Chiesa e nella società, e sarà inevitabile che le scelte saranno sempre erronee e confuse, non prive di errori e di smarrimenti.
Nessu no è dipensato dal prestare attenzione a quando Cristo lo interpella, anche a proposito di una vocazione apparentemente già definita, poiché il Signore può determinare in ogni istante il senso della tua sequela nei suoi confronti, così come l'orientamento della tua scelta. A tal proposito è molto affascinante e singolare l'esperienza di un certo Mons. Gelmini, che si imbattè in un giovane tossicomane che gli chiese aiuto e assistenza. Da quell'incontro nacque una comunità terapeutica e l'altolocato Monsignore divenne il famoso Don Pierino Gelmini che tutti conoscono. Nelle vestigia di un tossicodipendente, Cristo orientò altrove la sua vita.