Omelia (24-04-2003)
padre Lino Pedron
Commento su Luca 24, 35-48

In questo brano Luca collega direttamente il nostro conoscere il Risorto con l'esperienza di Simone e degli altri con lui. La differenza tra noi e loro sta nel fatto che essi contemplarono e toccarono la sua carne anche fisicamente; noi invece la contempliamo e la tocchiamo solo spiritualmente, attraverso la testimonianza della loro parola e la celebrazione dell'Eucaristia.

Luca insiste molto sulla corporeità del Signore risorto. E' una necessità nei confronti dell'ambiente ellenistico, che credeva all'immortalità dell'anima, ma non alla risurrezione dei corpi (cfr At 17,18.32; 26,8.24). Con la risurrezione della carne sta o cade sia la promessa di Dio che la speranza stessa dell'uomo di superare l'ultimo nemico, la morte (cfr 1Cor 15,26).

Chiave di lettura e sintesi delle Scritture è il Crocifisso, che offre la visione di un Dio che è amore e misericordia infinita. Ai piedi della croce cessa la nostra paura di Dio e la nostra fuga da lui, perché vediamo che egli è da sempre rivolto a noi e ci perdona. I discepoli saranno testimoni di questo (v.48): faranno conoscere a tutti i fratelli il Signore Gesù come nuovo volto di Dio e salvezza dell'uomo.

La forza di questa testimonianza è lo Spirito Santo, la potenza dall'alto (v.49). Come scese su Maria, scenderà su di loro (cfr Lc 1,35; At 1,8; 2,1ss). L'incarnazione di Dio nella storia continua e giunge al suo compimento definitivo. Dio ha reso perfetta la sua solidarietà con l'uomo: al tempo degli antichi fu "davanti a noi" come legge per condurci alla terra promessa; al tempo di Gesù fu "con noi" per aprirci e insegnarci la strada verso il Padre; ora, nel tempo della Chiesa, è "in noi" come vita nuova.

Gesù ha terminato la sua missione. Noi la continuiamo nello spazio e nel tempo. In lui e con lui, ci facciamo prossimi a tutti i fratelli, condividendo con loro la Parola e il Pane.